E, alla fine, anche Netflix cede alla pubblicità. La piattaforma di streaming, che ha rivoluzionato il mercato dell’audiovisivo, non ce la fa più a contare solo sugli abbonati.
Un periodo difficile per Netflix
Il co-ceo della popolare piattaforma di video streaming, Ted Sarandos, ha confermato che la società prevede di introdurre un abbonamento più economico ma supportato dalla pubblicità nel suo servizio di streaming in un’intervista al festival pubblicitario dei Cannes Lions, come ha riportato The Hollywood Reporter. E’ soltanto la conferma di quanto il New York Times aveva anticipato nei mesi scorsi. Non è un periodo roseo per la società: le azioni sono crollate il mese scorso dopo che Netflix ha registrato la sua prima perdita di abbonati in più di un decennio. Non solo, il ceo Reed Hastings ha avvisato gli investitori che potrebbe perdere 2 milioni di abbonati nel secondo trimestre dell’anno.
Il crollo delle azioni ha portato al licenziamento di 300 dipendenti e, di conseguenza, a un cambio di strategia. Il modello subscription sta cedendo il passo a quello televisivo. Come una volta.
Paolo Giordano: “Netflix si sta comportando come la Rai”
“Netflix si sta comportando come la Rai – spiega a true-news.it Paolo Giordano, critico televisivo de Il Giornale – che, prima, non aveva la pubblicità, per il canone, ora la ha”. La conferma di un momento di crisi per Netflix che deve lottare con una concorrenza sfrenata: tra quelle attive in Italia, sullo stesso mercato, agiscono piattaforme come Amazon Prime Video, Disney Plus, Tim Vision, Now Tv, Infinity, Chili, Mubi e altre. “C’è una quantità di piattaforme con offerte diversificate per ogni esigenza del pubblico”, aggiunge Paolo Giordano.
E ciò significa che se un utente volesse abbonarsi a tutte le piattaforme si ritroverebbe a spendere circa 60 euro al mese. Così, in un mercato amplificato dalla presenza di numerosi concorrenti, il consumatore è costretto a una selezione. E Netflix sembra non essere più la priorità nella scelta di un abbonamento.
Giordano: “Le serie, dopo un po’ di stagioni, perdono l’effetto sorpresa”
La spiegazione del crollo è presto fatta: “Netflix ha portato elementi di novità, ha registrato fatturati altissimi ma ora l’effetto sorpresa è finito. La scelta di introdurre gli spot pubblicitati conferma che il modello televisivo è quello vincente”.
Allo stesso modo – secondo Giordano – la caduta dell’effetto sorpresa riguarda anche i contenuti: “Faccio un esempio. Quando esce un film e diventa un successo, poi è difficile che il secondo capitolo registri lo stesso seguito. Così accade con le serie Netflix. La prima fa il boom, poi si arriva alla seconda, alla terza, alla quarta stagione e l’effetto svanisce. Sto vedendo Peaky Blinders: affascinante la prima stagione, poi le successive non hanno lo stesso fascino“.
Anche le produzioni italiane, dirette dall’ex Rai Fiction Eleonora Andreatta, hanno elementi di qualità che rompono con la logica della tv tradizionale. Soprattutto nei confronti della tv di stato. “Una produzione come Sanpa – spiega Giordano – segna sicuramente un distacco rispetto alle fiction della Rai”. Insomma, la qualità – almeno secondo il critico de Il Giornale – resta alta. Ma anche la concorrenza. E così Netflix, da piattaforma innovativa, diventa come la cara, vecchia tv.