Prende ufficialmente il via domani “Il Secolo che cresce – Eredità e prospettive di una stagione che continua”, il ciclo di incontri organizzato da Fondazione Fiera Milano e Fondazione Giangiacomo Feltrinelli che metterà a confronto le due “ricostruzioni” – quella post prima guerra mondiale e post pandemia Spagnola, che coincide con la nascita di Fiera, e quella attuale – e dialogherà con i giovani imprenditori chiamati oggi, nel secolo successivo, a ricostruire in una situazione di oggettiva difficoltà, ma anche di opportunità.
Il percorso si svilupperà attraverso le voci di cinque testimoni del ‘900: oltre a Luigi Roth, sono stati invitati a partecipare Giovanni Bazoli, Diana Bracco, Giuseppe Guzzetti, Romano Prodi.
Domani alle ore 18.30, presso la sede della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli a Milano, si terrà l’incontro inaugurale “Ricostruzione e Salute”. Un momento per parlare della Fiera e della ricostruzione del settore dopo un anno oltre un anno di totale blocco, ma anche di salute, equità, solidarietà, visione e opportunità.
L’incontro sarà trasmesso in streaming su fondazionefeltrinelli.it/live e sulla pagina Facebook della stessa Fondazione. Saranno presenti sul palco: Luigi Roth, manager milanese che dal 2001 al 2009 è stato il primo Presidente di Fondazione Fiera Milano. Sotto la sua guida Fondazione ha costruito e inaugurato il quartiere di Fieramilano a Rho e ha avviato l’iter di riqualificazione dell’area che la Fiera ha occupato per oltre 80 anni nel centro di Milano, dove oggi è in fase di completamento il progetto CityLife. Alice Valsecchi, People & Culture Specialist di Bending Spoons.
A seguire prenderà la parola il “Mondo Fiera Milano” con Carlo Bonomi, Presidente di Fiera Milano SpA, ed Enrico Pazzali, Presidente di Fondazione Fiera Milano. Moderati da Roberto Arditti, Direttore editoriale di Formiche.net, i due presidenti dialogheranno sul passato, presente e futuro della Fiera di Milano cogliendo anche i tanti spunti offerti dal volume “La Fiera di Milano 1920/2020. Cento anni, infinite storie”
Edito da Skira, il volume doveva essere uno dei punti fermi delle celebrazioni per il secolo di vita dell’Ente espositivo milanese. Ma l’esplosione della pandemia ha costretto tutti a rivedere piani e progetti.
“Ricostruzione e salute – spiega Enrico Pazzali, Presidente Fondazione Fiera Milano – è un titolo che ben si addice al mondo Fiera in questo difficile periodo durante il quale i nostri padiglioni sono rimasti vuoti. Ricostruzione perché la Fiera, da sempre, ha accompagnato i momenti di rinascita dell’economia e della cultura milanese e lombarda. Nel 1920, quando dopo la Prima Guerra Mondiale e l’epidemia di Spagnola un gruppo di imprenditori decise di dare vita, sui Bastioni di Porta Venezia, alla Prima Fiera Campionaria. Nel 1946, quando il padiglione 3 della Fiera (oggi Palazzo delle Scintille, il più grande hub vaccinale d’Italia) ospitò con l’assenso di Arturo Toscanini buona parte della stagione del Teatro alla Scala, all’epoca devastato dai bombardamenti. Salute perché anche in questo anno di “non fiere” non siamo rimasti con le mani in mano e ci siamo messi immediatamente a disposizione della collettività permettendo, insieme alle istituzioni e grazie a migliaia di benefattori, la nascita nei nostri spazi di un importante ospedale dedicato alle terapie intensive al Portello che ha accolto ad oggi oltre 500 pazienti, e di due hub vaccinali, uno sempre al Portello, l’altro, come detto, a Palazzo delle Scintille. Strutture capaci di inoculare complessivamente 15mila vaccini al giorno e che complessivamente ad oggi hanno superato le 300mila vaccinazioni”.
“Parlare di ricostruzione è un modo un po’ “vecchio” di guardare a quello che sta accadendo – dichiara Luigi Roth. La crisi sanitaria globale è figlia di un lungo avvicinamento e di una serie di errori cui tutti abbiamo contribuito. Non dobbiamo ri-costruire, altrimenti potremmo rifare gli stessi errori di prima. Dobbiamo innovare, costruire da capo qualcosa di diverso perché quello di prima ci ha dimostrato che non era sostenibile. È una cosa che ho imparato nella mia storia: avrei sempre potuto, in ogni azienda, in ogni organizzazione di cui ho fatto parte, eseguire bene il mio “compitino e limitarmi a questo. Ma non era la mia storia: io ho sempre cercato di dare un contributo diverso, di guardare le cose da più punti di vista, di trovare ogni volta una strada che riflettesse un’epoca, o che magari la anticipasse, come è stato per la Fiera, per Terna, per la Fondazione sulle leucemie infantili”.
“Fiera Milano riveste un’importanza fondamentale per le imprese – dice Carlo Bonomi, presidente di Fiera Milano S.p.A. – Una fiera deve essere, prima di tutto, uno strumento attraverso il quale aggregare le esigenze e le proposte del tessuto industriale e che, oltre ad offrire un momento espositivo, sappia generare conoscenza e nuove idee alle imprese. Il settore fieristico sta attraversando una fase di rapida evoluzione che renderà la partecipazione ancor più ricca ed immersiva grazie anche allo sviluppo della tecnologia e ai nuovi servizi digitali. Noi, come Fiera Milano, abbiamo il dovere di sentire ancora più forte la responsabilità di essere una delle maggiori leve di slancio per il sistema produttivo italiano. Oggi siamo chiamati a riscrivere il futuro. E insieme a noi ci sono le tantissime aziende che ospitiamo e che, a loro volta, sono pronte ad affiancarci in questo nuovo cammino”.
In un momento storico in cui la maggior parte delle persone ha vissuto le medesime difficoltà, dichiara Alice Valsecchi l’attenzione si é inevitabilmente spostata sul benessere, sulla salute e sulla sicurezza, ma soprattutto su cosa un’azienda può fare, su quali ambiti ha la possibilità di intervenire e portare sollievo. Il lavoro è una parte consistente della nostra vita e ha un enorme impatto sulla sua qualità. La mia speranza è che non si perda quanto la pandemia ha costretto a comprendere: che è fondamentale ascoltare le persone, è un dovere capirne in modo approfondito i bisogni e agire rapidamente di conseguenza. E per ricostruire, sarà necessario continuare a farlo anche e soprattutto quando questi bisogni saranno più diversificati e non più accomunati dal comune denominatore della pandemia, facendo tesoro di quanto abbiamo appreso nell’ultimo anno. Quindi, quello che dobbiamo chiederci, quello su cui dobbiamo concentrarci, non sarà solo come permettere di lavorare in totale sicurezza. Ma anche cosa significa comfort per le persone con cui lavoriamo. Come adattare gli ambienti di lavoro a questo concetto. Come creare un ambiente dove gli spazi, i processi, la cultura e i colleghi stessi siano orientati a lavorare nel miglior modo possibile. “Salute” assume oggi, e finalmente, un significato più ampio.