Alberto Nagel è l’amministratore delegato e la figura chiave di Mediobanca, istituto in cui ha costruito l’intera carriera professionale e che guida da quasi quindici anni. Alla transizione di Mediobanca da “salotto buono” a compiuto attore di mercato italiano ed internazionale. Nel 2023 è stato riconfermato come ad.
Un veterano di Mediobanca
Alberto Nagel è nato a Milano nel 1965 e nel capoluogo meneghino si è laureato in Economia e Commercio all’Università Bocconi nel 1990. L’anno successivo inizia la sua carriera nel polo finanziario più importante di Milano, in cui ancora si muoveva il decano Enrico Cuccia.
Nagel si è formato in una fase in cui Mediobanca da “cassaforte” delle partecipazioni dei grandi gruppi e da custode di un ampio capitale relazionale apriva gradualmente il suo business a quello tipico delle grandi banche d’affari internazionali. Membro del Servizio Finanziario di Mediobanca, nominato funzionario dal 1995 e Direttore Centrale del Servizio stesso nel 1998, è stato in particolare protagonista di operazioni di advisoring da parte di Mediobanca a grandi politiche di privatizzazione degli asset nazionali, in una fase in cui a guidare l’operato era il Tesoro del Direttore Generale Mario Draghi.
Tra le operazioni seguite, l’apertura a capitali di mercato per imprese pubbliche come Banca Nazionale del Lavoro (1998), Enel (1999) e Finmeccanica (2000), oltre a Opa come quella di Generali su Ina. Nagel si è fatto portavoce di una visione di mercato spiccatamente alternativa a quella consociativa delle ultime fasi della Prima Repubblica. Una sorta di applicazione della linea dettata da Cuccia dagli ultimi anni della sua vita, interpretata con una notevole freschezza.
Ai vertici di Piazzetta Cuccia
Nagel ha scalato le posizioni di quella che è diventata la banca di Piazzetta Cuccia in virtù dei successi ottenuti nelle operazioni in cui ha lavorato. Promosso Vice Direttore generale il 12 aprile 2002 e Direttore generale dal 14 aprile 2003, ha culminato la sua ascesa tra il 2007 e il 2008 venendo nominato consigliere delegato prima e amministratore delegato poi.
Inizialmente Nagel ha guidato Mediobanca consolidando la forza del gruppo nelle società partecipate, prima fra tutte Generali; dopo la Grande Recessione prima e la crisi dei debiti poi, ha però completamente rivoluzionato il modo di fare business dell’istituzione da lui guidata.
Nel 2013 ha presentato il piano industriale triennale 2014-2016 che ha inaugurato la svolta verso il ruolo di istituzione a tutto campo protagonista del mercato. Più banca meno holding: Mediobanca, determinata a realizzare 2 miliardi nel triennio dalle sue partecipazioni storiche, ha voluto definitivamente sfatare l’immagine tesa a considerare Piazzetta Cuccia più come un centro d’influenza che come la moderna banca d’affari con business diversificato nel retail e nel private banking che vuole diventare ed è uscita da Rcs e Telecom. Da Francoforte a Istanbul, da Londra a Madrid sono state aperte filiali ovunque in Europa per l’opera di advisory.
La rivoluzione di Nagel
Nagel ha rivoluzionato Mediobanca reinvestendo i proventi delle vendite delle partecipazioni in promozione del capitale umano, sviluppo delle competenze e nuove tecnologie per rafforzare quel core business bancario, che la Borsa a lungo si è ostinata a non considerare.
L’acquisto di attività retail di Barclays Italia e di una partecipazione di controllo di Cairn Capital si è sommata all’espansione del risparmio gestito da parte di Mediobanca, a sua volta in crescita nelle attività di sostegno ai processi di fusione e acquisizione (M&A), seguiti nell’era Nagel per un valore complessivo di 400 miliardi di euro.
La crescita di Mediobanca
Il processo di crescita della Mediobanca targata Nagel è andato avanti in forma intensiva consolidandosi dopo lo tsunami pandemico. Mediobanca, centro della finanza e centro del sistema-Paese: non più salotto buono, ma dinamico attore di mercato. Non più centro di convergenza degli interessi di una ristretta cerchia di potere ma istituzione capace di un suo irradiamento. Non più solo milanese, ma anche pienamente nazionale. La “dottrina Nagel” è in pieno dispiegamento e questi sono i suoi capisaldi, quattordici anni dopo la sua ascesa al ruolo di ad.
Figure apicali di Piazzetta Cuccia che abbiamo avuto modo di contattare dopo la vittoria della lista gradita a Mediobanca all’assemblea di Generali nell’aprile scorso rivendicavano la soddisfazione di aver “vinto una battaglia di mercato”. E questo è forse l’obiettivo principale a cui tendeva la gestione Nagel, che nonostante pandemia e crisi finanziarie che covano sotto le braci a maggio ha dichiarato che Mediobanca è in linea per raggiungere l’obiettivo dichiarato nel piano industriale 2019-2023: 3 miliardi di euro di fatturato, +33% in dieici anni, aumento della gestione del wealth management, aumento delle fusioni e acquisizioni, incremento della proiezione nazionale.
Verso il futuro
Mediobanca vincendo nel 2022 la battaglia di mercato contro la lista Caltagirone in cda di Generali ha consolidato l’ascesa degli ultimi anni; subito dopo non ha avuto timori a fare sponda con uno dei suoi rivali, la famiglia Benetton, per operare da advisor per il delisting di Atlantia assieme a Blackstone; Piazzetta Cuccia analizza da vicino tutte le principali banche italiane garantendosi il potere informativo decisivo per consigliarle sull’incremento dimensionale e le fusioni sponsorizzate dalla Bce; Nagel ha a caldo organizzato la Ceo Conference andando oltre il “Salotto Buono”, trasformandolo in agorà di mercato.
E, soprattutto, pensando al futuro. Tornando alle origini dell’era Cuccia, quando Mediobanca era polmone di sviluppo nazionale e non solo. Andando oltre le rigidità della fase terminale del secolo scorso, quando l’arroccamento su sé stessa aveva portato Mediobanca a essere custode del presente. Nagel alla CEO Conference del 21 giugno 2022, parlando nella sessione inaugurale, ha parlato molto di crescita e di temi globali, ma poco i media si sono concentrati sulla portata sistemica del discorso laddove è arrivato a toccare i temi caldi dello sviluppo nazionale, indicando un’agenda programmatica.
““La forza dell’Italia sta nel suo sistema manifatturiero e nelle sue 3.000 nicchie di mercato in cui eccelle a livello globale, grazie al dinamismo e all’iniziativa del tessuto manageriale e imprenditoriale italiano”, ha sottolineato, aggiungendo poi dove si trova la chiave per il rilancio della nazione. “Il Sud Italia ha bisogno di una nuova visione del futuro; per individuare proposte alternative volte a migliorare il contesto imprenditoriale in quelle regioni”.
Mediobanca, un vero attore di sistema
Per Nagel “un nuovo punto di partenza potrebbe essere quello di cogliere l’opportunità offerta da alcuni fattori che favoriscono l’Italia. Ad esempio, il Paese ha un ruolo di primo piano nell’economia marittima; e – in quanto hub logistico del Mediterraneo – dispone di molteplici fonti di energia rinnovabile e una posizione geografica che gli consente di trasformarsi in un hub del gas naturale oggi e dell’idrogeno domani per il Nord Europa, base ideale per i business e le start-up innovative”.
Famiglia e stipendio
Nagel è sposato con Roberta Furcolo, ex dirigente di Banca Intesa; che lavora oggi nel gruppo assicurativo Aon e si è trasferita a Londra con i due figli. Nel 2021, secondo Il Sole 24 Ore, l’ad di Mediobanca ha percepito compensi complessivi pari a 3,79 milioni di euro lordi. Per il 2022 La Stampa ha segnalato un aumento della retribuzione a 4,17 milioni.