Com’era la storia dello stolto che si sofferma sul dito e non guarda la luna che quel dito sta indicando? Esempio più calzante non potremmo trovare per indicare il modo in cui quasi tutti i giornali hanno scelto di trattare le conclusioni dell’ultimo rapporto Censis, il 55esimo, sulla situazione sociale dell’Italia.
Ricerca Censis, tra terrapiattisti e complottari
Ora sappiamo tutto su quanti italiani non credono che l’uomo abbia mai messo piede sulla luna, su quanti nostri connazionali siano convinti che la terra sia piatta e su quanti non credono ai vaccini ma pensano a un complotto delle elite mondiali e guardano alle antenne 5G come lo strumento che di qui a breve ci controllerà tutti. Tutte “perle” che si prestavano indubbiamente per farci un titolo che catturasse il lettore. Non a caso l’irrazionalità degli italiani è stata evidenziata dallo stesso Censis in apertura del suo comunicato stampa. Dopotutto in molte redazioni di quello che arriva è già tanto se si leggono le prime quindici righe.
Ma la ricerca del Censis dice anche molto altro sugli italiani
L’aspetto triste della faccenda – a parte l’alta percentuale di negazionisti e fuori di testa – è un altro: per dare spazio alla curiosità (che un tempo avrebbe giusto potuto essere una notizia di spalla alla principale), è andata a finire che sono stati ignorati o sottaciuti altri conclusioni del lavoro di ricerca. Aspetti della società italiana che avrebbero meritato ben altra evidenza di quella che gli è stata effettivamente data.
Per otto italiani su dieci i giovani non hanno futuro
Interessava più sapere quanti italiani non credono ai vaccini o sarebbe stato più importante informare che l’81% degli italiani ritiene che oggi è molto difficile per un giovane vedersi riconosciuto nella vita l’investimento di tempo, energie e risorse profuso nello studio? O che il 35,5% è convinto che non conviene impegnarsi per laurearsi, conseguire master e specializzazioni, per poi ritrovarsi invariabilmente con guadagni minimi e rari attestati di riconoscimento?
Più che interessarci a quanti allocchi credono che la terra non sia rotonda ma piatta, dovremmo preoccuparci forse di più che che tra il 1990 e oggi, l’Italia è l’unico Paese Ocse in cui le retribuzioni medie lorde annue sono diminuite: -2,9% in termini reali rispetto al +276,3% della Lituania, il primo Paese in graduatoria, al +33,7% in Germania e al +31,1% in Francia.
Quasi un terzo degli occupati ha solo la licenza media
Invece di scandalizzarci di quanti pensano che i vaccinati siano cavie inconsapevoli (il Censis sostiene sia il 34,1% degli italiani, un dato che curiosamente stride con la percentuale di chi ha scelto di farsi vaccinare, che ormai sfiora il 90% della popolazione), preferiremmo porre maggiore attenzione su un dato preoccupante: alla voce lavoro, scopriamo che quasi un terzo degli occupati italiani possiede al massimo la licenza media. Sono 6,5 milioni nella classe di età 15-64 anni, di cui 500.000 non hanno titoli di studio o al massimo hanno conseguito la licenza elementare. Anche tra i poco meno di 5 milioni di occupati di 15-34 anni quasi un milione ha conseguito al massimo la licenza media (il 19,2% del totale), 2.659.000 hanno un diploma (54,2%) e 1.304.000 sono laureati (26,6%).
Troppi anziani nelle stanze del potere
Sarebbe anche il caso di soffermarsi sul capitolo della relazione del Censis che mette contro le diverse generazioni: il 74,1% dei giovani di 18-34 anni ritiene che ci siano troppi anziani a occupare posizioni di potere nell’economia, nella società e nei media, enfatizzando una opinione comunque ampiamente condivisa da tutta la popolazione (65,8%). Il 54,3% dei 18-34enni (a fronte del 32,8% della popolazione complessiva) ritiene che si spendano troppe risorse pubbliche per gli anziani, anziché per i giovani. Fate mente locale sull’età media della nostra classe politica, pensate al fatto che ci sono cantanti che ormai più che esibirsi a Sanremo, possono considerarsi parte integrante dell’architettura dell’Ariston, guardate i personaggi nelle cui mani sono i destini dei programmi tv: quella del Censis possiamo considerarla una presa d’atto. Se non una scoperta dell’acqua calda.
Quasi 5 milioni di italiani dichiarano di possedere un’arma da fuoco
Ma poi, a proposito di essere o meno razionali, non dovrebbe preoccuparci il dato che quasi 9 milioni di italiani, il 17,4% della popolazione adulta, hanno paura di stare da soli in casa di notte? E che il 9,6% degli italiani adulti, 4,8 milioni, dichiara di possedere un’arma da fuoco? Ricordiamocene la prossima volta che ci troveremo a leggere di far west quando qualcuno sparerà a un ladro al posto di allertare polizia o carabinieri.
Sono tanti gli spunti di riflessione che il rapporto Censis offre ai decisori politici ed economici. Se solo ci si prende la briga di approfondire. Ma è uno sforzo che, a quanto pare, sempre meno siamo disposti a compiere.