Perchè questo articolo potrebbe interessarti? Da poco è stato pubblicato il rapporto del Cor-Renam (il Registro nazionale dei mesoteliomi) dell’Emilia-Romagna. Il report segnala per la regione un aspetto allarmante. I casi di mesoteliomi da esposizione pregressa all’amianto sono i più alti di sempre.
Il Registro mesoteliomi, istituito presso l’Ausl di Reggio Emilia e il cui responsabile scientifico è il dottor Antonio Romanelli, rileva incidenza/esposizione ad amianto. Dal questo materiale in disuso si genera una patologia neoplastica ad alta frazione eziologica professionale. Dagli anni Novantau tutto il territorio della Regione Emilia-Romagna ormai dal 1996. Nel report “Il mesotelioma maligno in Emilia-Romagna: incidenza ed esposizione ad amianto aggiornata al 30 giugno 2022”, curato dallo stesso Romanelli, Cinzia Storchi e Lucia Mangone, si rilevano 161 nuovi casi nel 2021, mentre dal 2017 al 2020 si era osservato un calo progressivo.
Amianto record
Il dato però conferma la tendenza alla crescita. Dal momento che le medie quinquennali hanno fatto registrare poco meno di 82 casi all’anno tra il 1997 e il 2001, una media di 113 dal 2002 al 2006, quasi 131 casi tra il 2007 e il 2011, oltre 150 dal 2012 al 2016, poco oltre 151 all’anno dal 2017 e al 2021. Dal primo anno di attivazione del registro, il 1996, i casi rilevati sono stati 3274.
“Il trend è in aumento dai 73 casi del 1996 fino ai 160 del 2016, negli anni successivi subisce un lento ma costante calo sino a raggiungere i 137 casi nel 2019, ultimo anno ad incidenza completa. Nel 2021 si registra invece un “rimbalzo” (161 persone), simile al dato registrato nel 2016, che potrebbe essere, almeno in parte, correlato con la fluttuazione in evidente ribasso rilevata nel 2019 e 2020 (145 e 137 soggetti)”, si legge nel report.
L’allarme di Afeva
La punta massima di 161 nuovi casi registrata nel 2021 (con il dato record di 41 a Bologna), secondo uno studio specifico del Cor-Renam, non avrebbe risentito dell’impatto della pandemia sulle strutture sanitarie: l’ipotesi di un rallentamento delle segnalazioni e delle diagnosi, ma saranno condotte ulteriori ricerche su questo aspetto.
Afeva Emilia-Romagna, l’Associazione familiari e vittime amianto, sottolinea che «bisognerà aspettare qualche anno per capire se l’incremento dei casi ci sta portando al cosiddetto “picco” dei casi di mesotelioma, al momento ci pare che la situazione sia ancora critica, assestata su valori molto alti, la decrescita dei casi che stiamo aspettando si fa attendere, e potrebbe essere molto lenta», evidenziando come «in considerazione della sua pressoché totale letalità, questa malattia assume ancora rilevanza sociale con impatto superiore a quello degli infortuni mortali» sul lavoro.
Le zone a rischio dell’Emilia-Romagna
E, in effetti, l’Emilia-Romagna storicamente ha pagato e sta pagando un prezzo piuttosto alto per quanto concerne l’esposizione professionale all’amianto. A Rubiera, in provincia di Reggio Emilia, sino al 1992, era attivo lo stabilimento della Eternit. Qui i casi di 47 ex lavoratori vittime da amianto riconosciute confluirono nel primo processo Eternit che iniziò nel 2004 a Torino; ma più in generale sono diverse le aziende che, nel corso degli anni, hanno esposto i propri dipendenti all’asbesto.
Tra le altre è il caso delle Officine grandi riparazioni (Ogr) di Bologna. Nei capannoni dell’azienda, ancora ben visibili, venivano coibentate le carrozze dei treni utilizzando significative quantità di amianto. Sino alla messa al bando di trent’anni fa. Gli ex lavoratori vittime di amianto alla Ogr sono oltre 400, una strage proseguita nel tempo. Ma i casi, sparsi per la regione, sono in realtà molto più numerosi. Tra vittime per esposizione professionale e altre in cui l’esposizione è più difficile da definire. Ed è per questo che la sensibilità alle bonifiche delle aree in cui le coperture in amianto sono ancora presenti e non bonificate è elevata.
La petizione dei cittadini contro l’amianto
Dal 2004 la Regione ha avviato un progetto di mappatura delle zone del territorio regionale interessate dalla presenza di amianto (ma l’ultimo aggiornamento su mappatura e bonifica pubblicato online da Arpae si ferma al 31 dicembre 2018), tuttavia la presenza censita è inevitabilmente per difetto, al punto che di frequente sono proprio i cittadini a segnalare e a chiedere, attraverso i metodi che hanno a disposizione. Come in questo caso, a Gatteo, in provincia di Forlì-Cesena, dove le richieste di bonifica di una tettoia in amianto degradato a ridosso del castello malatestiano hanno avuto soddisfazione dopo una petizione lanciata su Change.org e rilanciata dalle testate locali.