Perché questo articolo potrebbe interessarti? Javier Milei è riuscito a ottenere un nuovo prestito dal Fondo Monetario Internazionale. Il presidente argentino potrebbe essere molto diverso dal bizzarro leader fin qui descritto dai media.
Javier Milei ha centrato un colpaccio dal valore di 4,7 miliardi di dollari. A tanto ammonta l’ultimo prestito erogato dal Fondo Monetario Internazionale (Fmi) all’Argentina. Una vera e propria iniezione di ossigeno per le disastrate casse di Buenos Aires. Arrivata nonostante il debito monstre di 44 miliardi di dollari che da tempo pende sulle spalle del governo argentino, e che quest’ultimo deve ancora saldare proprio con l’Fmi. Milei, dipinto dai media di tutto il mondo come una sorta di folle e pericoloso populista, è riuscito laddove molti dei suoi predecessori avevano fallito.
Il riscatto di Milei
Da un lato, infatti, il fresco leader latinoamericano è stato in grado di incassare denaro sonante in mezzo ad una tempesta perfetta. Dall’altro ha saputo convincere l’organizzazione con sede a Washington della validità della sua strategia economica: una ricetta ultraliberista sintetizzata dallo stesso Milei in una motosega. La stessa che dovrebbe rimettere l’Argentina in riga al termine di una cura durissima. Lo scorso 5 gennaio un team dell’Fmi era sbarcato a Buenos Aires con l’obiettivo di negoziare i debiti dell’Argentina e analizzare il riordinamento macroeconomico del governo.
Molti si aspettavano il pugno duro nei confronti di Milei, presidente tanto bizzarro quanto poco credibile. Al contrario, al termine di una tornata non facile di incontri, l’esecutivo argentino ha spuntato un accordo quasi insperato con lo staff del Fondo monetario internazionale. Sono state così gettate le basi per un nuovo prestito di 4,7 miliardi di dollari da parte dell’Fmi “destinati a sostenere gli sforzi politici” utili a “ripristinare la stabilità macroeconomica e aiutare l’Argentina a soddisfare le esigenze della bilancia dei pagamenti”.
L’intesa con il Fondo Monetario Internazionale
L’intesa raggiunta da governo e Fondo riguarda la settima revisione del Meccanismo di finanziamento esteso (Extended Fund Facility, Eff), lo strumento attivato dalla precedente amministrazione per ottenere nuove risorse utili a colmare il debito storico, in cambio del rispetto di determinati risultati macroeconomici.
L’Argentina ha promesso per fine 2024 un avanzo primario del 2% del prodotto interno lordo, grazie a maggior entrate che – almeno per il momento – dovranno essere sostenute da maggiori tasse sul commercio e dall’atteso miglioramento della produzione agricola.
Sul fronte della spesa, tra le varie voci, è prevista “una riduzione dei costi amministrativi”, in parte rappresentata dal taglio del numero dei ministeri, “dei sussidi per l’energia e i trasporti”, dalla sforbiciata netta ai trasferimenti “discrezionali” di risorse che il governo centrale gira alle province e alle imprese statali, e da minori esborsi per le infrastrutture “non prioritarie”.
Un leader sottovalutato?
In attesa di capire come procederanno i negoziati tra l’Argentina e l’Fmi vale la pena soffermarsi su Milei. Un presidente forse fin qui troppo sottovalutato, ma evidentemente dotato di qualità adombrate dalla sua immagine folkloristica. Milei già in campagna elettorale spiegava che le misure di austerità da lui proposte in caso di vittoria sarebbero state più drastiche di quelle richieste dall’Fmi. Aveva inoltre parlato di un ruspante piano economico per risanare l’economia argentina. La cosiddetta “terapia d’urto” è entrata in scena il mese scorso, includendo tagli alla spesa e aumenti delle tasse volti a raggiungere un avanzo di bilancio primario considerevole. I funzionari del Fondo monetario internazionale che hanno visitato Argentina nei giorni scorsi pare siano rimasti colpiti in positivo.
Gli inviati dell’organizzazione hanno sottolineato in una nota che il team di Milei si è mosso rapidamente e con decisione per sviluppare e iniziare ad attuare un solido pacchetto politico per ripristinare la stabilità macroeconomica. La scelta di rimuovere Buenos Aires dalla scia dei Brics e di ancorarla ai dollari e agli Stati Uniti. Le scuse offerte a distanza a Papa Francesco dopo averlo più volte insultato. La volontà di far voltare pagina all’Argentina. Tutto questo ha probabilmente convinto l’Fmi a concedere una prima e ultima chance a Milei.
Non è da escludere che il Fondo abbia voluto mettere alla prova il piano Milei – un piano ancora poco chiaro – per capire se la “terapia d’urto” proposta dal leader argentino sia socialmente e politicamente sostenibile. In ogni caso, aver riposto la “motosega” e indossato “giacca e cravatta” sembrerebbe aver ripagato alla grande il “loco” Milei.