Uno degli effetti collaterali della pandemia è la rivoluzione del welfare, a beneficio di chi è in difficoltà. Opera meritoria. Resta da capire, alla lunga, chi pagherà il conto. L’assegno unico per i figli – del costo di 20 miliardi di euro – è il prodotto più importante del sostegno dello Stato alle famiglie. Potranno richiederlo tutti i lavoratori, sia autonomi che dipendenti ma anche disoccupati e incapienti, che abbiano figli a carico fino ai 21 anni di età. L’assegno – in vigore dal 1 luglio – sarà mensile e potrà valere fino a 250 euro per ogni figlio.
Tutto varierà in base all’età del soggetto a carico e al reddito del nucleo familiare. La cifra sarà più alta se il figlio è disabile, se la madre ha meno di 21 anni, o se ci sono a carico altri due figli. L’assegno universale sostituirà alcune delle misure previste a sostegno dei nuclei familiari che andranno a confluire all’interno di questa. La somma sarà calcolata per ogni figlio minorenne a carico a partire dal settimo mese di gravidanza. Ma nel caso di figli maggiorenni, occorrerà dimostrare che questi stiano frequentando un corso di formazione, che stiano studiando o impegnati in un tirocinio, o che siano disoccupati o a basso reddito.
“L’assegno unico e universale – ha spiegato la ministra per le Pari opportunità e la famiglia Elena Bonetti – è un provvedimento che fa parte del Family Act. È per tutti, e la quota dipenderà dal reddito, quindi le famiglie meno abbienti riceveranno di più, e le più ricche avranno solo una quota base”. Il provvedimento è stato accompagnato dalla massima condivisione e approvato all’unanimità alla Camera e al Senato.