Perché leggere questo articolo? L’Ocse porta in Italia i principi di corporate governance di ultima generazione e a mettere a terra il dibattito, nel nostro Paese, è l’asse tra Assonime e Borsa Italiana.
L’Ocse porta in Italia i principi di corporate governance di ultima generazione e a mettere a terra il dibattito, nel nostro Paese, è l’asse tra Assonime e Borsa Italiana. Da un lato, l’associazione delle aziende quotate nel mercato dei capitali. Dall’altro, l’ente regolatore della borsa stessa, inserita nel gruppo Euronext. Al centro, due donne: Patrizia Grieco, presidente di Assonime, già alla guida di Enel e Monte dei Paschi, da un lato. Claudia Parzani, da quasi due anni alla guida di Piazza Affari. Saranno loro, venerdì 19 gennaio, a inaugurare i lavori del convegno che Assonime e Ocse organizzano a Palazzo Mezzanotte, sede milanese di Borsa Italiana, a tema “The new G20/OECD principles of corporate governance“.
L’occasione, prima grande conferenza finanziaria milanese nell’anno della presidenza italiana del G7, sarà propizia per veder in campo la “mappa” del potere finanziario italiano. Fondato oggigiorno, essenzialmente, sulla saldatura tra le banche private sistemiche e le partecipate pubbliche, in parte riferibili a Cassa Depositi e Prestiti o al Ministero dell’Economia e delle Finanze.
I nuovi principi di corporate governance dell’OCSE e del G20, pubblicati il 11 settembre 2023, offrono una serie di modifiche rispetto ai precedenti. Alcune delle principali modifiche sono legate al rapporto tra gestione aziendale e detentori di diritti sulle aziende stesse. Principalmente, essi vanno a influenzare quattro sfere della gestione delle società quotate.
Cosa cambia per le società quotate
In primo luogo, i nuovi principi chiedono ai Paesi membri di Ocse e G20 il rafforzamento della responsabilità dei consigli di amministrazione: i consigli di amministrazione dovrebbero essere responsabili della definizione della strategia aziendale, della supervisione della gestione e della valutazione del rendimento dell’azienda. Inoltre, dovrebbero essere in grado di identificare e gestire i rischi aziendali.
Segue a ciò una spinta al miglioramento della trasparenza: le società dovrebbero fornire informazioni chiare e complete sui loro risultati finanziari, sulla loro struttura di governance e sui loro rischi aziendali. Inoltre, dovrebbero fornire informazioni sulle politiche di remunerazione dei dirigenti e sui loro obiettivi di sostenibilità.
Terzo punto su cui i principi agiscono è quello del rafforzamento dei diritti degli azionisti: gli azionisti dovrebbero avere il diritto di votare su questioni importanti come la nomina dei membri del consiglio di amministrazione e la politica di remunerazione dei dirigenti. Inoltre, dovrebbero avere il diritto di proporre risoluzioni e di partecipare alle assemblee generali. Questo è un precetto interiorizzato dai gestori “attivisti” che in Italia, con l’esempio di Assogestioni, spesso fanno cartello sbarcando nei cda con membri di minoranza in campo come guardiani dell’agire delle società.
Infine, Ocse e G20 chiedono un miglioramento della gestione dei rischi: le società dovrebbero identificare e gestire i rischi aziendali in modo efficace. Inoltre, dovrebbero sviluppare politiche di gestione dei rischi e fornire informazioni chiare e complete sui loro rischi aziendali.
La sfilata di big in Borsa
Parliamo di principi che valorizzeranno, nei cda, il ruolo dei presidenti come garanti dell’unità d’azione collegiale dei consigli stessi a fianco di quello, prettamente esecutivo, degli amministratori delegati. E rafforzeranno il peso degli organi associativi. Dunque ci saranno Parzani e Grieco a dare il calcio d’inizio. Ci sarà anche il presidente Carlo Trabattoni di Assogestioni. silenziosa e dinamica anticipatrice delle mosse consigliate da Ocse e G20. In campo, poi, i presidenti del gotha di Borsa Italiana: dal generale Giuseppe Zafarana, presidente di Eni, fino a Giuseppe Gros Pietro, presidente di Intesa, banca che tornerà centrale tramite l’asse Giuseppe Guzzetti-Acri-Cdp nella partita delle nomine primaverili.
Non mancherà l’ex titolare del Mef, Pier Carlo Padoan, nella veste di presidente di Unicredit, né le colleghe di Snam e Poste Italiane, Monica de Virgiliis e Silvia Maria Rovere. L’Ocse sarà presente con il suo presidente del Corporate Governance Committe, Masato Kanda.
Gli occhi di BlackRock su Piazza Affari
L’idea che la kermesse vuole trasmettere è quella di una “modernizzazione” della finanza italiana, al passo con Usa e UK. In tempi di svolta verso una finanza che si propone più umana e sociale, trasparenza e partecipazione vanno di pari passo come obiettivi. Non si vorrà dunque presentare all’Ocse un “salotto buono”, ma un’assemblea di vero mercato. A osservare i lavori, l’occhio attento di una partecipante d’eccezione Amra Balic, capa degli investimenti per l’Europa, il Medio Oriente e l’Africa del colosso della finanza mondiale, Blackrock. Che dalla modernizzazione del mercato italiano secondo gli standard Ocse/G20 potrebbe cogliere ben più di un’opportunità di business. E venerdì a Piazza Affari capiremo la vitalità dell’Italia di fronte ai venti nuovi della finanza mondiale che soffiano nella direzione di più strutturati e sistemici cambiamenti della governance delle società.