Perché leggere questo articolo? I tassi d’interesse sono sempre più alti. Questo conferma che la recessione è verosimile, ma che potrebbe essere superabile secondo gli esperti. Mario Seminerio, investitore e divulgatore economico, spiega quali conseguenze avranno le politiche monetarie nel prossimo inverno che si preannuncia particolarmente freddo.
La Federal Reserve ha deciso di mantenere i tassi d’interesse al 5,25%-5,50%, il livello più alto da 22 anni. Una decisione in linea con l’annuncio dell’undicesimo rialzo dei tassi, voluto dalla Bce settimana scorsa. Che cosa comportano nel concreto i rialzi decisi dalle Banche centrali del mondo occidentale? Mario Seminerio, esperto d’investimenti e divulgatore economico col podcast Phastidio, analizza lo stato di salute dell’economia mondiale. E fa delle previsioni sulla recessione che è più di una semplice ipotesi e sulla politiche per gestire il prossimo inverno che si preannuncia particolarmente “freddo”.
Dottor Seminerio, cosa comporta l’ennesimo rialzo dei tassi deciso dalle Banche centrali di Europa e Usa?
Le conseguenze sono quelle tradizionali quando si aumentano i tassi. Un rallentamento dell’attività economica in Europa è già molto vistoso sulla manifattura. Anche i servizi mostrano segnali di difficoltà nel Vecchio Continente. Gli Stati Uniti sembrano mostrare più vigore, ma anche lì è previsto un rallentamento.
Eppure anche la Fed ieri ha scelto per un rialzo dei tassi: siamo al punto più alto dal 2001.
Sono le conseguenze ampiamente attese di una stretta monetaria. La Fed ieri ha scelto di fermarsi, ma mercati sono ancora di cattivo umore, con un vistoso aumento dei rendimenti. Le previsioni aggiornate della Fed ci mostrano che nel 2024 i tassi scenderanno di mezzo, e non di un punto. Oggi i mercati si stanno adeguando all’aspettativa dei tassi. Lo scenario è quello di rendimenti in rialzo e borsa in calo.
Questo lascia presagire una recessione?
La recessione è uno scenario verosimile. Ce lo mostra l’andamento debole della manifattura in Europa, soprattutto quella tedesca. La Germania sta vivendo una crisi esistenziale. Questo in virtù del rapporto problematico con la Cina, che sta provando a sbarcare in Europa con l’auto elettrica, aumentando così la quota di mercato nazionale dei marchi cinesi. Questo va a danno dell’economia tedesca. Escono dati molto deboli sui nuovi prestiti per le banche. Ragionevolmente dobbiamo aspettare un rallentamento. Lo confermano anche le previsioni aggiornate Ocse. La crescita, anche in Italia, subirà un ulteriore rallentamento nell’ultimo trimestre del 2023: un ulteriore taglio dello 0,4. Le aspettative ora sono dell’0,8% per il prossimo anno. Ma possiamo immaginare che la stretta di tassi, mercato ed economia reale porteranno a un ulteriore ribasso.
Il prezzo del greggio invece è tornato a salire: sarà un autunno freddo?
Sì, sarà un altro “autunno freddo”. L’aumento del greggio è frutto della decisione politica di sauditi e russi di tagliare la produzione. Il livello di scorte basso sta portando il greggio a 95 dollari al barile. Potrebbe arrivare anche a cento. Un ulteriore impulso inflazionistico potrebbe ulteriormente contribuire a sottrarre crescita. Ma l’aumento dei prezzi del greggio porta anche un effetto depressivo. Se l’economia entra in recessione, i prezzi cominceranno a scendere.
Come si scioglie il dilemma dei tassi: meglio inflazione o rallentamento?
Lo scenario da scongiurare è quello della stagflazione, coi prezzi che salgono e l’economia in recessione. Questo è il principale problema dell’Europa. Temo che se le relazioni economiche hanno ancora senso, questa inflazione si possa curare solo con una recessione. Anche se, l’aumento di tassi così importante e concentrato, per il momento non ha ancora comportato una contrazione dell’economia. Bisogna vedere come sarà quando arriverà. Di solito, le fasi di recessione durano meno di quelle di espansione. Sicuramente la recessione implicherà una perdita di occupazione, ma potrebbe essere governabile. Va affrontata con supporto al welfare, e questo, mi rendo conto, per l’Italia può essere un problema. Quello che sicuramente va fatto è evitare il protezionismo: senza misure autolesionistiche la recessione può passare più velocemente.