Perchè leggere questo articolo? Mentre l’Europa pensa di imitare gli Usa e istituire dazi nei confronti dell’elettrico cinese, Stellantis spalanca le porte alle auto a batteria totalmente Made in China. Per Andrea Taschini, advisor del settore automotive: “Il goffo tentativo del governo di attrarre produttori cinesi in Italia è quindi già fallito”. L’intervista
L’auto elettrica cinese, daziata in America e in ascesa in Europa, ha futuro nel Vecchio Continente? Dopo che Joe Biden ha portato al 102,5% i dazi sui veicoli elettrici Made in China in entrata negli Usa, suscitando l’ira di Pechino, in Europa da più parti si comincia a pensare al fatto di imitare mosse del genere. Un cortocircuito per chi, come Stellantis, è pronta a vendere e in prospettiva a produrre auto elettriche cinesi Leapmotor in Italia. Arrivando in quest’ottica dopo la sorprendente DR Automobiles della famiglia molisana Di Risio, che importa componenti e assemblea auto cinesi.
Insomma, stanno venendo al pettine i nodi della strategia europea sulla mobilità e la svolta elettrica? L’industria comunitaria sta iniziando a fare i conti con i rischi dell’eccessivo legame con la Repubblica Popolare? True-News ne discute con Andrea Taschini, advisor del settore automotive con un’esperienza pluridecennale nel campo.
Taschini, l’auto elettrica cinese daziata negli Usa apre la strada a mosse simili in Europa. Qual è la sua visione sul tema?
È per molti versi sorprendente come l’Europa debba sempre attendere che gli Stati Uniti aprano la via per decisioni fondamentali che riguardano anche la nostra economia. Lanciando “l’opzione dazi superiori al 100%” hanno avuto un inaspettato seguito nel vecchio continente tanto che i soliti “insospettabili” non si sono fatti attendere ad accodarsi nel chiedere ciò che da tempo era più che scontato e soprattutto inevitabile anche per Bruxelles.
Stiamo assistendo al contrappasso dei piani degli anni scorsi che prevedevano una transizione accelerata all’elettrico, campo ove prospera la Cina?
Il settore auto europeo e nello specifico italiano, è stato terremotato da assurde ed insostenibili quanto bugiarde politiche ambientaliste che di fatto hanno creato scompiglio ed incertezze in un settore portante come quello dell’automotive che conta 13 milioni di addetti in Europa e un gettito fiscale annuo di svariati miliardi di Euro. Da qui si sta assistendo a mosse scomposte di più di una casa auto tedesca che colte di sorpresa dalle nuove politiche daziarie, sarebbero messe fuori mercato considerando il fatto che fabbricano migliaia di auto elettriche in Cina.
Come commenta il caso Stellantis e le sue strategie sull’elettrico?
Il caso Stellantis è ancor più eclatante perché sembra che il produttore francese abbia già gettato la spugna proponendo la commercializzazione di auto a batteria totalmente Made in China. Il goffo tentativo del governo di attrarre produttori cinesi in Italia è quindi già fallito perché di fatto la sostenibilità economica della produzione nazionale di veicoli elettrici è totalmente insussistente.
Insomma, le aziende auto europee verso le cinesi saranno destinate a essere, al massimo, delle grandi Di Risio?
I produttori cinesi, come è già ben dimostrato dal caso DR, forniranno nel migliore dei casi, la componentistica necessaria per l’assemblaggio di auto in terra nazionale nel tentativo di aggirare gli imminenti dazi europei. Impensabile allo stato di fatto, investire in Gigafactory italiane (o europee) importando le materie prime dalla Cina che ne domina il mercato mondiale. Ricordiamo che il 50% del valore di una auto elettrica è composto da batterie, motori elettrici e software la cui produzione è indiscutibilmente nelle mani di Pechino e da ciò ne deriva la scarsa convenienza e logica economica di produrre veicoli elettrici in Europa.
Che giudizio lascia emergere questo discorso sulla politica europea riguardante l’automotive?
Sia il caso tedesco che quello Stellantis che quello DR, dimostrano il fallimento della politica europea sulla mobilità volendo a tutti i costi imporre soluzioni tecnologiche non adatte alla nostra economia e alle peculiarità industriali del nostro continente. Penso sia stata una leggerezza e una spericolatezza legislativa che, senza avere alcun risvolto positivo di carattere ambientale, ha di fatto danneggiato l’economia europea senza che ora ci sia una minima idea di come uscire da questo gigantesco impasse.
Che scenari prevede per il prossimo futuro?
Prevedo in assenza di cambiamenti sostanziali della legislazione di tutto il Green deal, anni molto difficili sia nel settore dell’automotive ma allargando gli orizzonti, anche in quello più ampio e strategico del sistema energetico del Vecchio continente.