Perché leggere questo articolo? La Polstrada ha messo sotto sequestro centinaia di autovelox in tutta Italia. Si prevedono risarcimenti delle multe. E una vecchia storia italiana.
Automobilisti in festa. La Polstrada, su ordine della Procura di Cosenza, ha messo sotto sequestro centinaia di autovelox in tutta Italia. Molte multati diverrebbero dunque irregolari e gli autisti potrebbero chiedere di essere risarciti. Alla base della decisione della Procura di Cosenza ci sarebbe l’irregolarità di un modello dei dispositivi sequestrati – il T-exspeed v.2.0 – che non risulta omologato, ma soltanto autorizzato dal ministero dei Trasporti. Una vecchia questione legale che va avanti da anni, senza soluzione.
La novità sugli autovelox illegali è una vecchia storia
Autovelox di nuovo sotto inchiesta. La polizia stradale ha operato sequestri di dispositivi oggetto del contendere in tutto il Paese. Sono state infatti ritirate apparecchiature presenti in vari comuni e città quali Venezia, Vicenza, Modena, Reggio Emilia, Pomarico, Cerignola, Pianezza, Piadena, Formigine, Arcola, Carlentini, San Martino in Pensiliis.
E’ partita da Cosenza a distanza di un anno dall’emissione di un analogo provvedimento che poi però non ha avuto seguito, la disattivazione, da parte della Polstrada, delle strumentazioni di controllo della velocità ritenute illegali. Il rappresentante legale della società appaltatrice e che fornisce i dipositivi alle amministrazioni comunali è stato denunciato in stato di libertà per frode nella pubblica fornitura. Gli accertamenti hanno rivelato che questi misuratori di velocità, dislocati su diverse strade della provincia di Cosenza e in altre località italiane, non erano omologati e mancavano dei requisiti necessari per garantire la validità delle sanzioni emesse.
Il dispositivo oggetto del contendere
Il T-exspeed v.2.0 è un dispositivo con tre telecamere. Accerta l’infrazione del limite di velocità grazie a un’elaborazione di immagini ad alta definizione. Questo consente di leggere le targhe delle auto in transito. Gli amministratori delle aziende che forniscono questo modello ai comuni sono accusati di “frode nella pubblica fornitura” per “la mancata omologazione dell’autovelox e l’assenza del prototipo“.
L’omologazione degli autovelox sarebbe competenza del ministero per lo Sviluppo economico. La procedura prevede che l’autovelox venga testato in laboratorio per accertare la presenza di alcune caratteristiche fondamentali. La procedura di autorizzazione riguarda invece la verifica di elementi che non sono esplicitamente indicati nel regolamento. Mentre l’approvazione è sicuramente di competenza del ministero dei Trasporti, non è mai stato chiarito chi debba fare la procedura di omologazione.
Il rimpallo giuridico sugli autovelox
Nel 2015 però una sentenza della Corte Costituzionale stabilì che il decreto era incostituzionale. La procura di Cosenza sostiene che la mancata omologazione potrebbe causare un danno erariale, cioè una perdita economica per lo Stato. Non è la prima volta che la procura di Cosenza si interessa di questo specifico modello di autovelox. Un anno fa i magistrati disposero un sequestro identico a quello di ieri, con le stesse motivazioni. All’epoca la procura indagò sull’azienda LaBconsulenze, una delle ditte che forniscono questi dispositivi ai comuni. Nel settembre del 2023, in seguito al ricorso contro il sequestro presentato dagli avvocati della LaBconsulenze, il tribunale del Riesame ordinò il dissequestro degli autovelox che furono poi riaccesi dai comuni. Una vecchia storia che torna d’attualità.