In America lo hanno già battezzato “shipageddon”, l’Armageddon delle consegne, il complesso fenomeno che nel corso del 2020 ha rallentato – se non bloccato – la logistica dei beni, raggiungendo l’apice di confusione proprio con il Natale. I motivi sono facilmente immaginabili: pandemia e lockdown hanno sconvolto usi e consumi, mettendo a dura prova le aziende di logistica e i corrieri. Ma non solo: pandemia significa anche avere bisogno di un continuo approvvigionamento di beni e servizi essenziali, che sono andati ad appesantire l’infrastruttura in tutta Europa. Per i cittadini, le conseguenze peggiori del shipageddon sono state limitate ai giorni di Natale, con gli ordini di e-commerce che sono andati a sostituire buona parte dello shopping stagionale, causando ritardi e confusione. Solo negli USA, un milione di pacchi e pacchetti non hanno raggiunto la destinazione entro il 25 dicembre. Clienti insoddisfatti, addetti alla logistica sovraccaricati e magazzini strapieni di merci: lo shipageddon ha rovinato il Natale di molti e indica quanto il sistema della logistica sia stato messo sotto stress dai fatti del 2020.