Il 30 aprile sono scoccati i 100 giorni della presidenza Biden. Un’inezia se confrontati con gli oltre 1300 che ha di fronte a sé; un’enormità dopo quattro anni di tempesta trumpiana; significativi se ci atteniamo all’analisi di quanto ha concretamente proposto il neo-inquilino della Casa Bianca.
In questo primo spaccato sembrano già delinearsi orientamento e priorità dell’agenda della nuova amministrazione, perfettamente tratteggiati da una vignetta dell’Economist in cui la Statua della libertà in chiede a un passante: “Non senti questo strano rumore dalla Casa Bianca?”, “Non sento nulla”, “E non ti sembra strano?”.
Biden e l’economia Usa, la svolta rispetto a Trump
Multilaterale nell’approccio e più conciliante nello stile, a livello pratico Biden sembra essersi mosso nel solco di una inevitabile continuità con il quadriennio Trump in politica estera – confronto con la Cina e ritiro dal Medio oriente – e di una prevedibile prosecuzione di quanto proposto in campagna elettorale per la politica interna – inclusione sociale, clima e lotta alla pandemia. Ecco che il vero segnale di cambio di passo sembra arrivare dall’economia.
“Questo non è il tempo per ricostruire le cose com’erano. Questo è il momento di reinventare e costruire una nuova economia” è l’attacco del American Jobs Plan, il piano d’investimenti sul lavoro proposto dal governo lo scorso 31 marzo. Retorica in stile Sylicon Valley e proposte d’intervento che ricordano il New Deal tra le due guerre mondiali. Ma Biden è di Scranton, cittadina della Pennsylvania in cui è ambientata la serie tv The Office, e ci ha voluto mettere del suo definendo il progetto un “bazooka”.
A onor del vero, l’American Jobs Plan è il secondo colpo che l’amministrazione ha sparato nel giro di due mesi: a febbraio aveva approvato l’America Rescue Plan, un intervento “per salvare l’America” con un maxi stimolo di 1900 miliardi di dollari. Ecco adesso un piano ricostruire il paese con oltre 2mila miliardi per le infrastrutture. E non finisce qui, la presidenza ha promesso un terzo colpo di Bazooka col Family Plan, altri 2miliardi di iniezione per la sicurezza sociale, dai servizi all’istruzione, passando per assistenza sanitaria e riforma della polizia. Il mastodontico piano d’investimento da gennaio (con i ristori versati sui conti correnti delle famiglie bisognose) ha messo in campo 10mila miliardi di dollari, da finanziare – almeno in parte – tramite la revoca degli sconti fiscali di Trump e aumentando le tasse per i più ricchi e per le grandi aziende.
Biden e l’economia Usa, i suoi primi 100 giorni
È la prima impressione quella che conta, lo sanno bene i presidenti americani che a partire da Franklin Delano Roosevelt concentrano il fuoco delle proposte della loro amministrazione nei primi 100 giorni. Lo start di Obama, di cui Biden era vicepresidente, fu contraddistinto dal piano anticrisi del 2009. I cento giorni di Trump sono partiti all’insegna di decisioni ideologiche (Muslim Ban, muro col Messico e unilateralismo internazionale). Rispetto al 2009 e al 2017, Biden ha preso le mosse da un contesto estremamente più complesso: governa gli Usa nella peggiore crisi globale dell’ultimo secolo, con una risicata maggioranza e in un momento critico per le divisioni interne al paese.
La posta in palio è altissima – spaccatura sociale, fuoriuscita dalla crisi e primato mondiale – e Sleepy Joe ha deciso di scommettere il tutto per tutto alla prima mano. Il suo American Jobs Plan è un intervento spalmato che punta su modernizzazione delle infrastrutture e delle abitazioni, su questioni urgenti come i cambiamenti climatici, la competizione con la Cina, l’assistenza sociale, la produttività e, soprattutto, l’occupazione. Oltre 600 miliardi per i trasporti e per il rinnovamento di 20mila miglia di strade e autostrade e 10mila ponti; 500 miliardi di dollari per il settore manifatturiero ‘avanzato’ e la produzione sanitaria d’avanguardia; 100 miliardi di dollari per la banda larga e interventi nel sociale; 200 miliardi per l’edilizia popolare, 100 per le scuole, 400 per il sostegno ad anziani e disabili.
Economia Usa, Biden nel segno di Roosevelt e Johnson
“Non è un piano che resta ai margini, è un investimento irripetibile per l’America, di quelli che si vedono una volta in una generazione”. Biden è in linea con i grandi progetti di trasformazione progressista del Novecento, il New Deal di Roosevelt e la Great Society di Johnson.
Uno dei più grandi interventi del governo centrale sull’economia federale dal secondo dopoguerra quasi certamente incontrerà la resistenza della (risicata) minoranza repubblicana al Congresso, ma il favore della maggioranza del paese. Con oltre 200milioni di persone vaccinate, il Covid sta per essere posto sotto controllo, le aziende riprendono la produzione e la disoccupazione è in calo. Stando ai sondaggi, la popolarità del presidente è in media coi suoi predecessori (eccetto Trump, già nei primi mesi) e con picchi di gradimento relativi ad alcuni temi, come la gestione della pandemia. È di questo capitale politico che Biden vuole servirsi per portare avanti i cambiamenti che ha in mente: dalla politica interna a quella estera, dal coronavirus alle infrastrutture.