“Se non hanno pane che mangino brioches”: avranno pensato alla famosa frase attribuita erroneamente a Maria Antonietta, regina consorte di Francia ai tempi della rivoluzione francese, i responsabili dell’azienda di Lomazzo (Como) che l’altro giorno hanno pubblicato un annuncio di lavoro su Indeed.com. Non si spiega diversamente il tono entusiasta con il quale hanno hanno dato risalto, nel paragrafo “Cosa offriamo”, a un (per loro) allettante: “Bibite, caffè e biscotti illimitati”. Il miraggio di potersi ingozzare liberamente al distributore automatico dovrebbe fare indorare al futuro Seo copywriter (la figura ricercata) il “periodo di formazione iniziale di 2-3 mesi presso la nostra sede”, tanto che gli “snack illimitati” sono riportati qualche rigo più sotto anche tra i benefit.
Una selva di offerte assurde
Sono sempre più numerosi, spulciando siti e giornali, le offerte di lavoro involontariamente comiche. Di una comicità, però, che lascia l’amaro in bocca, visto il labile confine con la tragedia: quella di chi cerca disperatamente un’occupazione e si imbatte in tali bestialità. Tanto che sui social sono perfino nati dei gruppi dove chi cerca lavoro segnala gli annunci più assurdi e mette in guardia gli altri follower perché evitino determinate “occasioni” di lavoro.
A Cagliari un bar cercava una ragazza, compenso di 600 euro mensili, per turno pomeridiano dalle 14,30 alle 22 (in pratica paga da part-time, orario giornaliero di otto ore), purché la candidata fosse di “bella presenza, formosa, gentile con i clienti, automunita”. Strideva, subito sotto, la dicitura che l’annuncio era rivolto a entrambi i sessi, come prevede la legge.
Lavoro solo se “libere da impegni familiari”
A Poggiardo, nel Leccese, in questi giorni, un ristorante cerca un “addetto alla sala” tra giovani con o senza esperienza, “ma con tanta voglia di fare” che dovrebbe scegliere di lavorare da loro per i seguenti motivi: “Ambiente giovanile, possibilità di lavoro tutto l’anno o anche solo il weekend, nessun capo che ti comanda, contratto a tempo indeterminato”. Curioso non avere “nessun capo” che ti dica cosa fare, su un luogo di lavoro. Ad Asiago sta facendo discutere un cartello: “Cercansi commesse diciottenni libere da impegni familiari”. L’annuncio fa mostra di sé nella vetrina del negozio Magazzini Dal Sasso.
Lavoro pagato? “Vedremo”
A Bologna la gelataia Barbara Poggi, 51 anni, titolare della Cremeria San Francesco nell’omonima piazza, ha deciso di scrivere un post su Facebook per cercare una persona per il servizio al banco. Con un consiglio agli aspiranti addetti: “Ricordate, ai miei tempi prima di chiedere ’quanto prendo?’, si faceva una prova e poi si discuteva di soldi”. Ha dovuto cancellare il post e chiudre la pagina Fb, sommersa di polemiche.
Essere pagati per lavorare sembra di questi tempi una pretesa assurda: quella di Alessandro Borghese e di Flavio Briatore (“i giovani non vogliono fare la gavetta”) è una presa di posizione abbastanza comune. Non si rendono conto che l’affitto non può essere pagato in biscotti – o in “visibilità”, moneta di scambio questa proposta sempre più spesso offerta negli annunci di lavoro in ambito editoriale. Sia pure “illimitati”.