I jeans possono essere prodotti usando vari tagli e stili. Uno dei più comuni consiste nell’utilizzare il denim, ovvero un tessuto formato da una tela di cotone molto robusta, dal colore azzurro, e dotata di una tessitura in diagonale. Questi pantaloni vanno ormai di moda pressoché ovunque, Italia compresa. Il loro mercato globale dovrebbe raggiungere i 76,1 miliardi di dollari entro il 2026 e i 114,6 milioni di dollari entro il 2030. La mecca dei denim? Si trova in Giappone, precisamente nella città di Kojima. Dove ha preso vita il denim giapponese. Diverso da tutti gli altri e ancora più iconico…
Ogni anno a livello globale vengono prodotti quasi 2,3 miliardi di jeans, circa 73 al secondo. I paia più iconici hanno tuttavia un nome ben preciso: denim jeans, dal nome del tessuto utilizzato per crearli.
Il denim è un tessuto formato da una tela di cotone molto robusta, dal colore azzurro, e dotata di una tessitura in diagonale. Rende i jeans diversi, più resistenti e particolari rispetto a quelli costituiti da altri materiali. E anche molto più apprezzati dai consumatori, visto che il loro mercato è sul punto di spiccare il volo.
Entro il 2026, infatti, il mercato mondiale dei denim dovrebbe toccare quota 76,1 miliardi di dollari per poi salire, ancora, a 114,6 miliardi prima del 2030. L’Italia, nel 2018 (ultimi dati disponibili), deteneva una quota di mercato del denim poco sotto i 2 miliardi di dollari.
Kojima , La Mecca del denim jeans
Il mercato dei jeans è stato però rivoluzionato dai denim giapponesi. Questi capi tendono a essere di alta, altissima, qualità. Rappresentano una piccola parte del mercato globale dei jeans, ma sono riusciti a ritagliarsi una nicchia in crescita e una reputazione eccellente. Merito della città di Kojima, definita la Mecca dei denim made in Japan. Questa località, situata nella prefettura di Okayama, ha dato vita a marchi popolari – come Big John e tanti altri – e fornisce marchi di moda internazionali, tra cui Gucci.
Esiste, quindi, una buona probabilità che stiate indossando proprio adesso denim jeans realizzati proprio a Kojima. Dove tutto rimanda, richiama o ricorda i jeans. Alcuni esempi? I distributori automatici di bibite alla stazione ferroviaria sono tappezzati di immagini di jeans. Le strade sono dipinte di blu, con le linee ai bordi rosa e bianche, il marchio di fabbrica delle cuciture dei jeans Kojima. Secondo l’Organizzazione nazionale del turismo giapponese, la zona ospita circa 40 produttori e negozi di jeans, tra cui bar a tema denim, e accoglie circa 100.000 visitatori all’anno.
Jeans Denim, la rivoluzione del settore
Perché mai il Giappone dovrebbe aver rivoluzionato il settore mondiale dei jeans? Semplice: l’industria nipponica ha adottato un approccio molto più orientato alla conoscenza e al collezionismo del denim, rispetto al marketing di massa sposato dall’Occidente. Ogni azienda di Kojima e dintorni è relativamente piccola, con circa 100 dipendenti. Gli addetti sono persone orgogliose del monozukuri (alla lettera “realizzazione di cose”), un concetto che denota un’attenzione devota e laboriosa ai minimi dettagli. Basti pensare che la tonalità indaco scuro del denim made in Japan è così distintiva che si è guadagnata il nome di “blu Giappone”.
I jeans realizzati qui non sono economici (hanno prezzi che vanno dai 230 ai 1.400 dollari) e sono realizzati da veri e propri “artigiani” del tessuto. Prendiamo i jeans del marchio locale Momotaro: sono dotati di garanzia a vita e strappi e altri problemi vengono aggiustati gratuitamente. Japan Blue Co., che gestisce Momotaro, ha fatto sapere di aver totalizzato circa 1,6 miliardi di yen (11 milioni di dollari) dalle vendite del 2023 (il 40% delle quali all’estero).
I grandi brand occidentali, compresi quelli del lusso, hanno dunque messo nel mirino l’artigianalità di Kojima. Per realizzare denim ancora più prestigiosi, più artistici e meno “oggetti di massa”.