Perché leggere questo articolo? Con un mese di ritardo, arriva il bonus mamme. Lo sgravio, introdotto con l’ultima legge di bilancio per sostenere la natalità, garantisce un aumento massimo di 250 euro lordi al mese. Ma solo alle lavoratrici madri con 2 o più figli, e per giunta assunte con contratto a tempo indeterminato. Considerata non inclusiva e discriminatoria, la misura ha suscitato non poche polemiche tra parti politiche, attiviste e donne italiane.
Sei mamma? Hai due o più figli? Lavori a contratto indeterminato? Allora, solo con questi requisiti, hai adempito al tuo dovere e lo Stato ti ringrazia. Questo sembrerebbe essere il sottotesto del Bonus mamme previsto dal governo Meloni per il 2024. Confermato dalle dichiarazioni della premier stessa durante la presentazione della misura. “Una donna che mette al mondo almeno due figli ha già offerto al Paese un grande contributo”.
Intoppi burocratici, il bonus in ritardo
Parole discutibili che hanno suscitato non poche polemiche, per un sostegno da molti già considerato non inclusivo e discriminatorio. Il bonus infatti è riservato esclusivamente alle donne lavoratrici con due o più figli, aventi contratti indeterminati. Taglia fuori chi è assunto a tempo determinato e chi non è madre. Il mondo femminile visto in funzione della natalità. Da cui la necessità di fare non uno ma ben due figli.
Parola d’ordine natalità. In questa direzione si inserisce il Bonus mamme introdotto dal Governo. La misura, prevista della legge di Bilancio 2024, garantisce una sostanziosa decontribuzione alle lavoratrici con almeno due figli. Si tratta di un esonero totale del versamento dei contributi sociali a carico delle lavoratrici, non superiore a 3000 euro lordi annui. Ma lo stipendio di gennaio è stato più leggero del previsto per le mamme italiane. Il bonus non c’è. O meglio, è in ritardo di un mese. Il sostegno infatti non è partito in tempo per intoppi burocratici. Perché fosse operativo era necessaria una circolare dell’Inps, arrivata solo il 31 gennaio. Lo sgravio però non salta, slitta soltanto. Il bonus arriverà nelle buste paga di febbraio, compreso degli arretrati del mese scorso.
Polemiche dal Pd: “Oltre al danno la beffa, solito pasticcio del governo Meloni”
Gli intoppi burocratici e la mancata erogazione del bonus a gennaio hanno sollevato polemiche tra l’opposizione. Il Partito Democratico accusa l’esecutivo di non essere in grado di gestire le misure che propone, e ha presentato un’interrogazione parlamentare. “A gennaio le donne con due figli dovevano ricevere 140 euro di sgravi fiscali in busta paga. Non ne vedranno l’ombra perché Meloni è sempre brava a fare annunci, molto meno capace di governare e far succedere le cose”. Così la deputata Lia Quartapelle che ha firmato l’atto insieme a Emiliano Fossi.
“Il solito pasticcio del governo Meloni – commenta la vicepresidente del gruppo dem al Senato, Beatrice Lorenzin – Oltre al danno di aver ridotto la platea a 700 mila donne nel privato e il beneficio a un solo anno per chi ha due figli, c’è anche la beffa di non trovarsi i 140 euro netti in busta paga. Meno male che l’aiuto alle madri era una priorità dell’esecutivo Meloni”.
Dura anche la replica della segretaria del Partito democratico, Elly Schlein: “Colpisce vedere la prima presidente del Consiglio donna che non ha a cuore di migliorare le condizioni materiali di tutte le altre donne. Anche nelle dichiarazioni dei giorni scorsi sembra dire che il modo per contribuire alla società delle donne si misuri nel numero di figli che fanno. Anche senza prole, tante danno un contributo straordinario al Paese, nell’impresa, nel lavoro, nel volontariato, nell’impegno civile, nelle istituzioni, a prescindere dal numero di figli che hanno”.
Le donne insorgono: “Contribuiamo al Paese anche senza essere madri”
Sulla stessa linea della segretaria Schlein anche l’avvocata e attivista per i diritti civili Cathy La Torre. “Qualcuno spieghi alla premier Meloni che tante donne hanno dato e danno un enorme contributo al Paese anche senza figli. Metterli al mondo non è un merito”, ha scritto La Torre sul suo profilo Twitter. Il comune sentimento di indignazione da parte delle donne nei confronti della manovra emerge a gran voce sui social. “Tutte le madri lavoratrici hanno diritto a sostegno indipendentemente dal numero di figli e dal contratto di lavoro”, scrive qualcuna. Il Bonus Mamme infatti sembra favorire solo una parte delle madri. Escludendo chi ha un solo figlio, le lavoratrici domestiche, le pensionate, le lavoratrici a tempo determinato, le libere professioniste, le disoccupate e le collaboratrici occasionali.
“Una manager con 2 figli che prende più di 100 mila euro ha più diritti di una mamma precaria che fa fatica ad arrivare a fine mese con un solo figlio?”, commentano altre donne sui social. La norma infatti non prevede un limite di reddito per ottenere il beneficio. Quindi potenzialmente possono farne richiesta anche le manager o le ereditiere, purché con un contratto di lavoro dipendente. Dal punto di vista economico, le simulazioni effettuate evidenziano che i benefici del bonus vanno principalmente a chi ha redditi più alti. Contraddicendo l’idea di sostenere le famiglie più disagiate.
Bonus mamme 2024, i dettagli
Il Bonus mamme non prevede un tetto, ma l’importo più massimo che si può incassare è di 250 euro lordi al mese, pari a 3mila euro l’anno. Il netto in busta paga, quindi, salirà al massimo di circa 140 euro al mese. Lo sgravio è riservato alle dipendenti assunte a tempo indeterminato, nel privato come nel pubblico, con la sola eccezione del lavoro domestico. Rientrano nella platea anche i part time, i contratti di somministrazione e quelli di apprendistato. Escluse, invece, le lavoratrici autonome e quelle a tempo determinato. Hanno diritto al bonus dal 2024 al 2026 le mamme con 3 o più figli, di cui almeno uno minorenne. Solo per quest’anno, invece, il beneficio è concesso anche a chi ha 2 o più figli, di cui almeno uno sotto i 10 anni. Per ottenere lo sgravio, è sufficiente comunicare al datore di lavoro o direttamente all’Inps il numero dei figli e il loro codice fiscale. Nel futuro, sarà invece predisposta una piattaforma apposita, sul sito dell’Inps, in cui le mamme potranno in autonomia comunicare i codici fiscali dei propri figli per vedersi riconosciuto il sostegno.