Perché leggere questo articolo? Il tanto annunciato Bonus Mamme, misura bandiera del governo Meloni, parte piano. L’Istat quantifica quasi 500mila assegni, ma il 40% delle mamme italiane non lo hanno neanche richiesto.
Tempo di bilanci per una delle misure bandiera del governo Meloni. Il Bonus Mamme cresce, ma lentamente. Da gennaio a oggi, rileva l’Inps, hanno avanzato la richiesta 484.730 madri lavoratrici: 362.726 lavoratrici madri di due figli e 122.004 madri di tre figli. Un numero apparentemente incoraggiante, ma che nasconde un non detto. Quello della percentuale di lavoratrici che non ha presentato domanda per il Bonus Mamme: ben il 40%. Quasi una donna su due non ha fatto richiesta di questo incentivo che può arrivare a 1700 euro netti l’anno.
Il Bonus Mamme non decolla
Sulle quasi 800mila lavoratrici con figli del settore pubblico e privato, solo 485mila hanno richiesto il Bonus Mamme. Una platea non così ampia per un bonus a pioggia, una tantum e senza particolari requisiti. Una misura salutata con favore dall’Associazione delle famiglie numerose in Italia, Anfm, i cui i presidenti Alfredo e Claudia Caltabiano avevano parlato ad Avvenire di “un riconoscimento agli sforzi titanici di quelle donne che decidono di generare più figli (offrendo un contributo al ricambio generazionale in un tempo segnato dall’inverno demografico) e, nel contempo, di mettere a disposizione del sistema-Paese le loro skill“.
Cosa ha impedito di estendere la platea di beneficiarie alla totalità delle madri lavoratrici del nostro Paese? Una serie di fattori. Per cominciare il Bonus Mamme presenta dei limiti strutturali. L’agevolazione non fa distinzioni per reddito, ma non è universale. Sono escluse dal bonus le lavoratrici a tempo determinato e le lavoratrici domestiche. Almeno un figlio deve avere meno di 10 anni.
Mancata comunicazione della misura
Il problema principale sembrerebbe essere il fatto che non tutte le donne hanno capito come si fa ad averlo. In questo c’entra anche una cattiva campagna informativa. La maggior parte delle lavoratrici ha scoperto che per averlo bisognava richiederlo esplicitamente al datore di lavoro. Nessun automatismo nel riconoscimento. Proprio per questo il 40% delle aventi diritto non ha fatto nulla per richiedere il bonus al proprio datore di lavoro.
A complicare il quadro, poi, c’è stata la confusione tra i due diversi bonus mamme. Il bonus destinato alle mamme con tre o più figli, di cui almeno uno minorenne, è valido fino al 2026, mentre quello per le lavoratrici con due figli, uno dei quali sotto i dieci anni, scade il 31 dicembre 2024. Questo ha creato incertezza tra le lavoratrici, alimentata anche dalla necessità di presentare una domanda esplicita, contrariamente a quanto molti pensavano inizialmente.
Bonus mamme 2024, i dettagli
Il Bonus mamme non prevede un tetto, ma l’importo più massimo che si può incassare è di 250 euro lordi al mese, pari a 3mila euro l’anno. Il netto in busta paga, quindi, salirà al massimo di circa 140 euro al mese. Lo sgravio è riservato alle dipendenti assunte a tempo indeterminato, nel privato come nel pubblico, con la sola eccezione del lavoro domestico. Rientrano nella platea anche i part time, i contratti di somministrazione e quelli di apprendistato. Escluse, invece, le lavoratrici autonome e quelle a tempo determinato. Hanno diritto al bonus dal 2024 al 2026 le mamme con 3 o più figli, di cui almeno uno minorenne. Solo per quest’anno, invece, il beneficio è concesso anche a chi ha 2 o più figli, di cui almeno uno sotto i 10 anni. Per ottenere lo sgravio, è sufficiente comunicare al datore di lavoro o direttamente all’Inps il numero dei figli e il loro codice fiscale. Nel futuro, sarà invece predisposta una piattaforma apposita, sul sito dell’Inps, in cui le mamme potranno in autonomia comunicare i codici fiscali dei propri figli per vedersi riconosciuto il sostegno.