Da Sombreno, un’anonima frazione di Paladina, a una manciata di chilometri da Bergamo, alla conquista del mondo. La storia di Brembo, società per azioni leader internazionale nella progettazione, sviluppo e produzione di sistemi frenanti per veicoli, è l’emblema dell’Italia che ce l’ha fatta. Di quel made in Italy che, sfruttando i favorevolissimi venti economici degli anni ’60, è riuscito prima a creare eccellenze nazionali, poi ad affermarsi oltre confine.
Brembo, l’ascesa da una piccola officina meccanica
Anche perché Brembo, fondata nel 1961 da Emilio Bombassei, padre dell’attuale Presidente, nasce come piccola officina meccanica. Grazie all’esperienza maturata, questa piccola realtà inizia a lavorare con clienti prestigiosi tra cui Alfa Romeo. Nel 1964 assistiamo a una vera e propria svolta: Brembo inizia a produrre i primi dischi a freno italiano destinati al mercato del ricambio. Ben presto, la produzione si allarga ad altri componenti del sistema frenante, e l’eco della piccola azienda bergamasca risuona in campo europeo.
Ferrari sceglie Brembo: la consacrazione nel 1975
Nel 1975 arriviamo probabilmente alla definitiva consacrazione: Enzo Ferrari affida all’azienda la monoposto impegnata in Formula 1. Negli anni ’80 Brembo avvia un minuzioso processo di crescita per espandersi ancora di più in aree specializzate di mercato, toccando autovetture, racing, motociclette e pure veicoli industriali.
Dal 1993 Brembo torna interamente italiana
Altre tappe fondamentali della sua storia: nel 1983 Brembo concorda l’ingresso nel capitale sociale del gruppo multinazionale statunitense Kelsey-Hayes, attivo nella produzione di impianti frenanti. La collaborazione consente all’azienda italiana di crescere, ma nel 1993 gli americani cambiano strategia e cedono la propria partecipazione. Brembo torna così interamente italiana e, dopo due anni, viene quotata alla Borsa Valori di Milano.
L’inizio della internazionalizzazione di Brembo negli anni Duemila
È il preludio alla vera internazionalizzazione di Brembo, che negli anni Duemila acquista la brasiliana Alfa Real Minas per la lavorazione di dischi a freno per auto e assemblaggio di volani motore. Poco dopo dobbiamo segnalare l’acquisizione degli inglesi di AP Racing Limited, specializzati in impianti frenanti e sistemi frizione per mezzi da competizione e vetture sportive ad alte prestazioni, e il 70% di Marchesini, operazione dedicata a rafforzare l’area legata alle motociclette.
L’espansione di Brembo in Cina e India
Il momento è propizio per espandersi in Cina e India, due mercati tanto vasti quanto ancora sostanzialmente sconosciuti. Brembo penetra oltre la Muraglia puntando sulla joint venture siglata con Yuejin Motor Group e alla costituzione della Società Nanjing Yuejin Automotive Brake System, per la produzione di sistemi frenanti per auto e veicoli commerciali. Nel 2010, la piattaforma Brembo acquisisce una fonderia di ghisa da Donghua Automotive Industral Co. Ltd., società del gruppo Saic, il primo produttore cinese di auto e veicoli commerciali.
Questa mossa rafforza la presenza dell’azienda italiana in Cina attraverso la progressiva realizzazione di un polo produttivo integrato a Nanchino, comprensivo di fonderia e stabilimento di lavorazione per pinze e dischi freno per auto e veicoli commerciali. Per quanto riguarda l’India, nel 2005 nasce KBX Motorbike Products Private Ltd., una joint venture tra Brembo e la controllata indiana di Bosch, Kalyani Brakes Ltd. L’obiettivo è uno: produrre e vendere sistemi frenanti per motocicli.
Brembo, investimento nell’est Europa e negli Stati Uniti
Tornando in Europa, la società italiana decide di investire sulla Polonia (nel 2006 viene inaugurata a Dabrowa Gornicza la terza fonderia del gruppo) e sulla Repubblica Ceca (nel 2010 viene aperto un nuovo stabilimento di sistemi frenanti per auto per 35 milioni di euro). Dall’altra parte dell’Oceano, segnaliamo l’acquisto negli Stati Uniti della Divisione Freni di Hayes Lemmerz International. Al termine di un percorso pressoché perfetto Brembo pianta la sua bandierina anche nel cosiddetto mercato mid premium (berline di media e alta gamma), iniziando a collaborare con clienti come Land Rover, BMW, GM e Audi.
Brembo, nel 2021 la pandemia è già lasciata alle spalle
Nel 2021 Brembo ha riassorbito rapidamente le ferite della pandemia e i previsionali di bilancio lasciano presagire che il fatturato possa esser tornato sugli oltre 2,5 miliardi di euro realizzati nel 2019. Si segnala la capacità del gruppo bergamasco di aver saputo fare di una potenziale garanzia di instabilità di mercato, l’essere di fatto membro di una catena di subfornitura, un punto di forza: innovare, rendersi indispensabili, presidiare segmenti di mercato con forza sono state scelte lungimiranti.
Brembo guarda al settore dei sensori in fibra ottica
Del resto, nulla è lasciato al caso: ogni anno in Brembo si totalizzano circa 350.000 ore/uomo di testing al banco e circa 200.000 ore/uomo in prove su strada. Per aumentare la capacità di integrazione della filiera, nel futuro dovrà essere valorizzato il possesso, effettivo dal 2020, del 20% di Infibra Technologies, attiva nel settore di sistemi di sensori in fibra ottica e sottosistemi fotonici per sensoristica e comunicazioni, e l’analoga quota detenuta in Petroceramics, attiva, fra le altre cose, in ricerca e sviluppo di tecnologie innovative per la produzione di materiali ceramici tecnici e avanzati.
La nuova sfida di Brembo: l’ibrido e l’elettrico
L’obiettivo? Consolidare una filiera nella filiera per prepararsi alla partita globale delle auto ibride ed elettriche non perdendo la centralità. Tra le “multinazionali tascabili” Brembo si conferma una delle più dinamiche e flessibili: al gruppo oggi appoggiato sul Chilometro Rosso di Stezzano il compito di fare dell’innovazione il motore del futuro e di saper restare competitiva anche di fronte alla destrutturazione globale del mondo dell’auto. Impresa non da poco viste le difficoltà affrontate oggi anche dalle regine delle case madri del motore.