Perché questo articolo potrebbe interessarti? Nel corso degli ultimi anni in Europa il prezzo di numerosi prodotti alimentari – dal cacao al caffè – è salito alle stelle. Colpa dell’inflazione, delle tensioni geopolitiche e dei cambiamenti climatici. Se queste sono le cause, le conseguenze coincidono con rincari spesso invisibili. Ma che colpiscono, eccome, le tasche dei cittadini europei. Italiani compresi.
Nel 2023, in Italia, bere un caffè al bar costava mediamente 1,10 euro al sud e 1,34 euro al nord. Nel 2024 il prezzo è salito rispettivamente a 1,15 e 1,36 euro. Aumenti irrisori, direte voi. Sì, ma che iniziano ad avere un peso rilevante se li sommiamo ad altri rincari analoghi.
Ad esempio, prendendo in considerazione la classica colazione, il costo del binomio cappuccino più cornetto è passato dai 2,95 euro del 2022 (nel 2021 era al di sotto dei 2,50) agli attuali 3,07.
Calcolatrice alla mano, chi volesse far colazione al bar cinque giorni a settimana all’anno, dovrebbe fronteggiare un aumento della spesa annua pari a 29,46 euro. È questo, in sostanza, lo scenario che emerge leggendo i dati raccolti dall’Osservatorio Nazionale Federconsumatori. E che si somma alle ultime fiammate riguardanti il cacao e tanti altri alimenti.
Colazione in Italia: quanto mi costi
Se paragoniamo l’attuale costo dei principali “prodotti da colazione”, spuntino o pausa caffè al bar, con quello registrato nel 2023, otteniamo un aumento medio del 3%. La zona più calda coincide con il centro Italia, dove i rincari hanno toccato il +4%.
Scendendo nel dettaglio, la spremuta d’arancia è andata incontro ad un aumento di prezzo quantificabile in un +8%. Il cornetto si è fermato ad un +6%, mentre il caffè, al sud e nelle isole, è andato incontro ad un +5%. Il tramezzino e la bottiglietta d’acqua da mezzo litro hanno subito un rincaro che va dall’1 al 2%, a seconda di prendere in esame un bar del Nord, Centro o Sud Italia.
Sia chiaro che i dati riportati riguardano la consumazione al banco. Il discorso cambia – e gli aumenti diventano più consistenti, dal 24 al 65% in più – nel caso in cui si volesse consumare al tavolo.
Cacao: rincaro da record
Il discorso cambia, ancora una volta, se concentriamo la nostra attenzione su alcuni prodotti specifici. Prendiamo il cacao. I suoi prezzi sono in costante aumento.
Il motivo? Principalmente due, combinati tra loro: scarsi raccolti e condizioni meteorologiche sempre più estreme nei Paesi produttori dell’Africa occidentale.
Lo scorso 26 marzo, i prezzi del cacao sono saliti ai massimi storici, toccando oltre 10.000 dollari (9.234,3 euro) per tonnellata, prima di stabilizzarsi a 9.622 dollari. “Colpa” dei raccolti deludenti in Ghana, Camerun e Costa d’Avorio.
Nell’ultimo anno, i prezzi del cacao sono aumentati di circa il 231%. Le conseguenze? Da non trascurare, visto che il cacao è utilizzato in numerosi prodotti di cioccolato e pasticceria (e non solo). E che l’aumento dei suoi prezzi ha alimentato le preoccupazioni per un conseguente aumento dei prezzi del cioccolato, nonché per una sua carenza.
Alcune fabbriche africane hanno ridotto, se non interrotto, le attività di lavorazione del cacao perché è diventato troppo costoso procurarsi i semi.
La situazione in Europa
La società di servizi per i consumatori Which? ha fatto sapere che alcuni marchi, come Toblerone e Lindt, hanno già aumentato i prezzi dei loro coniglietti e uova di cioccolato di circa il 50% rispetto al 2023.
Di pari passo, le dimensioni di alcuni dolci sono diminuite. Altri marchi, come Hersheys, stanno invece puntando sulla vendita di prodotti non a base di cacao – come biscotti e caramelle gommose – nel tentativo di compensare i prezzi più alti del cioccolato.
In ogni caso, secondo i dati Eurostat di novembre il prezzo dei generi alimentari basilari continua a crescere ad un ritmo di fino a sette volte più veloce dei salari. Il prezzo dell’olio d’oliva è superiore del 75% rispetto a gennaio 2021, mentre si sono registrati aumenti anche nel prezzo delle patate (53%), delle uova (37%) e del burro (27%). Al contrario, negli ultimi tre anni i salari nominali sono aumentati dell’11% nell’Ue e del 10% nell’Eurozona.
Secondo i dati della Banca Centrale Europea, inoltre, l’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari è avvenuto contemporaneamente ad un enorme aumento dei profitti nel settore agricolo.