Perché questo articolo potrebbe interessarti? China Communications Construction Company (CCCC), colosso cinese delle costruzioni, ha espresso interesse per il progetto della costruzione del ponte sullo Stretto dal valore di circa 10 miliardi di euro. Ecco chi sono i cinesi che potrebbero idealmente “completare” la Salerno-Reggio collegando Calabria e Sicilia.
Quattro C per indicare il terzo big mondiale delle costruzioni di infrastrutture. China Communications Construction Company potrebbe partecipare ai lavori di costruzione del ponte sullo Stretto di Messina. Il condizionale è d’obbligo ma, a giudicare dalle parole rilasciate al Sole 24 Ore da Pei Minshan, deputy general manager di CCCC, il colosso cinese monitora la situazione italiana.
Il progetto del ponte, stando ad un avviso emesso dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, dovrebbe utilizzare il piano tecnico del 2011. Il ponte sarà quindi sospeso con un’impalcatura retta da cavi ancorati a piloni di sostegno. Un particolare, questo, che ha attirato l’attenzione del conglomerato di Pechino.
“In qualità di più grande società di progettazione e costruzione di ponti al mondo, CCCC è sicuramente molto interessata all’implementazione del progetto. Speriamo di poter utilizzare la nostra tecnologia già collaudata nella costruzione di altri due ponti simili per contribuire a promuovere lo sviluppo economico e l’integrazione nel Sud e nel Nord dell’Italia”, ha dichiarato il signor Pei.
CCCC, il ponte e l’Italia
Non sappiamo, ovviamente, se CCCC entrerà o meno nella partita del ponte. Certo è che l’azienda, nata in seguito alla fusione di China Harbor Engineering Company (Chec) e China Road and Bridge Corporation (Crbc), conosce l’Italia. Nel 2017 ha fornito una consulenza progettuale per il progetto del porto offshore in acque profonde a Venezia. Due anni più tardi ha fornito gru di banchina e altre attrezzature per il cantiere per il porto di Vado, a Genova.
Sempre nel 2019, l’azienda ha firmato due accordi di cooperazione in concomitanza con l’adesione dell’Italia alla Via della Seta. Uno con l’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Orientale, con l’intenzione di avviare “una partnership per lo sviluppo di aree industriali sino-italiane in Cina, che saranno collegate al porto di Trieste e al sistema logistico italiano”.
L’altro con il Commissario straordinario per la ricostruzione di Genova e l’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale. “Con la finalità di cooperare all’attuazione del Programma Straordinario di investimenti urgenti per la ripresa e lo sviluppo del porto di Genova e delle relative infrastrutture di accessibilità”, si legge nel comunicato dell’epoca.
China Communications Construction Company ai raggi X
CCCC si descrive come un fornitore globale e leader di servizi completi di infrastrutture ultra-large. La società è principalmente impegnata nell’investimento, nella costruzione e nella gestione di infrastrutture di trasporto, produzione di attrezzature, immobili e sviluppo urbano globale. Vanta più di 60 filiali, interamente possedute o controllate, ed è quotata a Hong Kong e Shanghai. È un’impresa statale controllata dalla Commissione per la vigilanza e l’amministrazione dei beni demaniali del Consiglio di Stato (SASAC) cinese.
L’azienda è cresciuta rapidamente durante gli anni del boom dell’economia cinese, quando Pechino ha incrementato gli investimenti nelle infrastrutture. CCCC ha gestito diversi importanti progetti di sviluppo interni ma è attivissimo anche all’estero, dove ha partecipato o partecipa a numerosi progetti inseriti nella Via della Seta.
Ha costruito, ad esempio, un ormeggio per container in un porto sudanese, il porto in acque profonde di Gwadar in Pakistan e un’autostrada di cintura ad Addis Abeba, in Etiopia. In Africa, in particolare, CCCC ha partecipato a centinaia di progetti infrastrutturali. Nel 2018, per citare un caso curioso, il governo di Panama aveva affidato ad un consorzio cinese un contratto da 1,4 miliardi di dollari per costruire un ponte sul Canale di Panama. Ebbene, nel consorzio era presente anche CCCC.
In Europa, invece, l’azienda ha partecipato ai lavori per la costruzione dei ponti Zemun in Serbia e Peljesac in Croazia, oltre che per l’autostrada E763 in Montenegro. In quest’ultimo caso, per la cronaca, sono da segnalare diverse polemiche inerenti al grande debito accumulato da Belgrado per costruire un progetto così mastodontico. Nel portfolio di CCCC troviamo inoltre il ponte Hong Kong-Zhuhai-Macao, il ponte di attraversamento marittimo più lungo del mondo.
Nel mirino degli Usa
Il CCCC, tra le altre attività, partecipa a progetti di dragaggio in aree contese nel Mar Cinese Meridionale. E ancora: nella costruzione di autostrade nella provincia cinese dello Xinjiang e nella costruzione di installazioni logistiche navali nel porto di Gwadar. Nell’agosto 2020, il Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti ha così inserito diverse sussidiarie del CCCC nell’elenco delle entità del Bureau of Industry and Security.
Lo stesso mese, il Dipartimento della Difesa Usa ha rilasciato i nomi di ulteriori “compagnie militari cinesi comuniste” che operano direttamente o indirettamente negli Stati Uniti. CCCC era presente nell’elenco.
Nel novembre 2020, infine, Donald Trump ha emesso un ordine esecutivo che vieta a qualsiasi società o individuo americano di possedere azioni in società – inclusa CCCC – accusate di avere legami con l’esercito ciense.
Dal canto suo, il ministro italiano delle Infrastrutture, Matteo Salvini, ha chiarito la situazione CCCC-ponte sullo Stretto rispondendo ad una domanda specifica in conferenza stampa: “C’è già un consorzio che ha vinto la gara europea e non vedo la possibilità che altri possano mettere mano. Il nostro obiettivo è che una grande infrastruttura italiana sia portata avanti da italiani”.