Giuseppe Bono è morto l’8 novembre 2022 poco dopo aver lasciato il ponte di comando di Fincantieri dopo ben venti anni. A pochi mesi dall’ultima partita per le nomine che ha coinvolto il governo Draghi e segnato il cambio della guardia per il colosso italiano della cantieristica navale.
A Fincantieri Bono ha guidato dal 2002 al 2022 un ciclo ventennale che non ha eguali nel quadro della galassia delle principali partecipate pubbliche italiane in età contemporanea. E complessivamente è stato il veterano dell’industria pubblica italiana, nella quale è entrato poco meno che ventenne, nel 1963, ed è rimasto fino all’aprile 2022
Chi era Giuseppe Bono: una lunga carriera in Fincantieri
Governi di ogni colore e orientamento, dagli esecutivi guidati da Silvio Berlusconi al governo gialloverde passando per quelli di Mario Monti e Matteo Renzi hanno confermato al suo posto il manager calabrese classe 1944, dominus di Fincantieri, un gruppo che Bono ha contribuito a strutturare su più fronti.
Da un lato, aggiungendo alla tradizionale ripartizione delle attività tra cantieristica navale civile e cantieristica militare un’attenzione gradualmente crescente per le infrastrutture nazionali. Dall’altro, fornendo un’avanzata proiezione al gruppo attraverso la costituzione di joint ventures con gruppi nazionali (Leonardo, attraverso Orizzonte Sistemi Navali) e esteri (Naviris, il consorzio costruito con la francese Naval Group è un esempio) e ponendo Fincantieri al centro tanto delle partite industriali sull’asse transatlantico che guarda agli Usa quanto nelle aggregazioni per la Difesa comune europea.
Giuseppe Bono: formazione e carriera
L’attenzione di Bono per il mondo dell’impresa pubblica e della pianificazione strategica ha attraversato l’intera sua carriera inaugurata nel 1963, prima del conseguimento della laurea in Economia e Commercio ottenuta nel 1970 con una tesi dedicata al tema dei “Budget e piani pluriennali in una grande azienda”. Dal 1963 al 1971 ha lavorato in Omeca, società fino al 1968 sotto il controllo congiunto di Fiat e Finmeccanica e in seguito parte del gruppo Efim, una delle principali finanziarie del sistema delle partecipazioni statali.
Il grande salto in Finmeccanica nel 1993
Assegnato nel 1971 alla Direzione Ispettorato e Controllo di Gestione dell’Efim, Bono ha predisposto un sistema di centralizzazione della contabilità delle industrie del gruppo, in cui si è fatto strada per oltre vent’anni fino al grande salto in Finmeccanica nel 1993. Nell’attuale Leonardo Bono è stato uno dei protagonisti del traghettamento delle operazioni nei complessi Anni Novanta segnati dalla fine dell’era delle partecipazioni statali e dalla transizione in società per azioni dell’apparato di economia mista controllato da Roma. Nominato nel 1993 Direttore Centrale Pianificazione e Controllo Amministrazione e Finanza, nel 1997 ha assunto la responsabilità di Alenia Difesa e Ansaldo prima di coronare la sua ascesa tre anni dopo venendo nominato amministratore delegato e direttore generale del gruppo.
Nel 2002 il passaggio in Fincantieri
Nel 2002, nel quadro della complessa e decisiva partita di nomine che condusse, tra le altre cose, Paolo Scaroni dall’Enel all’Eni Bono scambiò la sua posizione con quella di Pier Francesco Guarguaglini, amministratore delegato di Fincantieri. Ai tempi diverse voci mediatico-politiche sottolineavano che per Guarguaglini questo avesse significato l’ottenimento di una “promozione” da parte del governo di centro-destra presieduto da Silvio Berlusconi, a scapito dello stesso Bono. Due decenni dopo, possiamo vedere in quella decisiva tornata di nomine l’inizio di diverse partite fondamentali per le partecipate pubbliche nel XXI secolo: Guarguaglini ha traghettato l’attuale Leonardo verso una focalizzazione crescente sulle nuove tecnologie e la Difesa, Bono invece ha potuto utilizzare la sua capacità organizzativa per rimettere in carreggiata nel migliore dei modi un colosso che nel bilanciamento di militare e civile ha promosso, nel corso degli anni la sua attività di sviluppo.
Dalla Marina Militare Italiana alle navi da crociera
Dalla portaerei Cavour e dal sommergibile Sciré (ultimati nel 2004) alle Fremm (Fregate Europee Multi Missione) classe Bergamin (sei unità consegnate tra il 2011 e il 2015) e all’avveniristica nave multiruolo Trieste i lavori per la cui realizzazione sono iniziati nel 2019 Fincantieri nell’era Bono è stata la punta di lancia del rilancio strategico della Marina Militare Italiana. In parallelo, il rapporto a viso aperto con la francese Naval Group ha portato a definire un terreno di collaborazione (i bandi europei) e uno di competizione (i mercati globali) anticipando la gestione della sfida francese che il Trattato del Quirinale ha provato a istituzionalizzare: dall’Egitto all’Algeria, in più casi Fincantieri è riuscita a strappare commesse laddove la Francia era principale esportatore di navi militari. Oltre Atlantico, nel 2020 l’appalto dal valore di 5,58 miliardi di dollari per la costruzione di 10 nuove fregate per la Marina degli Stati Uniti è stato vinto dalla Marinette Marine Corporation, società appartentente al Fincantieri Marine Group. Per la sua abilità di destreggiarsi tra i vari contesti della Difesa, Bono è stato premiato sia con la Legion d’Onore francese (2018) che di un’importante onorificenza a stelle e strisce, il Premio National Italian American Foundation (NIAF) consegnato all’ultimo “boiardo di Stato” vecchio stampo nell’ottobre scorso.
Nel campo civile, Fincantieri ha “armato”, principalmente grazie ai cantieri di Monfalcone, diverse navi da crociera Carnival, Princess, Msc, gruppo per il quale è stata costruita la nave da crociera MSC Seashore, punta di lancia della classe Seaside Evo, versione ampliata della pluripremiata classe Seaside di MSC, inaugurata il 25 luglio scorso. Le unità della Seaside Evo saranno le più grandi navi mai costruite in Italia.
Fincantieri Infrastructure S.p.A.
Bono ha completato un’altra transizione da lui fortemente voluta quando nel 2017 è stata inaugurata Fincantieri Infrastructure S.p.A., società con sede a Verona, costituita con l’intenzione di progettare, realizzare e montare strutture in acciaio, su progetti di grande dimensione quali ponti, stadi, porti ed altre infrastrutture: assieme a Salini-Impregilo (oggi WeBuild) e Italferr, il gruppo di Bono ha realizzato negli scorsi anni il Viadotto San Giorgio di Genova, eretto in sostituzione del Ponte Morandi crollato nell’agosto 2018.
L’era di Giuseppe Bono in Fincantieri
Il ventennio di amministrazione Bono ha visto il gruppo guidato dal manager calabrese partire da un fatturato di poco superiore ai 2 miliardi di euro e arrivare a 7,21 miliardi nel 2020, secondo gli ultimi dati disponibili.
Bono ha portato risultati ed è stato premiato in funzione dei successi con uno stipendio da top manager: nel 2019 a lui sono andati 2,57 milioni di azioni pari a 2,38 milioni di euro lordi, che si aggiungono alla retribuzione fissa di 950 mila euro e al variabile di breve termine di 617.500 euro, per un totale che nel 2019 ha sfiorato i 4 milioni lordi.
Negli ultimi mesi della gestione Bono due nomi erano emersi per sostituirlo come ad in caso di passaggio del manager a una poltrona di presidente. Giuseppe Giordo, responsabile della divisione navi militari di Fincantieri, con trascorsi in Finmeccanica, e Luigi Matarazzo, anche lui già nel gruppo a capo della divisione crociere, sono stati indicati come i nomi che potrebbero sostituirlo in caso di balzo di Bono alla presidenza. Entrambi sono, sotto il profilo manageriale, sue dirette creature.
Ma il gruppo cantieristico, con pochi emuli su scala globale per diversificazione del portafoglio ordini e affidabilità tecnologica, ha visto imposta da Mario Draghi una svolta completa: il 21 aprile è stato annunciato il cambio della guardia con Bono e che al suo posto come ad sarebbe andato Pierroberto Folgiero, alla guida di Maire Technimont, mentre presidente è stato designato il generale Claudio Graziano. Il supermanager della cantieristica è morto pochi mesi dopo aver terminato una carriera di ben 59 anni nelle imprese pubbliche. Un record di longevità senza precedenti per una figura di peso dell’industria pubblica che ha attraversato, con successo, tre Repubbliche.
Giuseppe Bono, vita privata: chi è la figlia Emanuela Bono
Giuseppe Bono era sposato ed aveva due figli. In particolare, la figlia Emanuela Bono, classe 1982, è entrata in Cdp nello staff dell’ex Ad Fabio Gallia. In precedenza, è stata nel Ceo staff di Bnl Bnp Paribas, analista di Merril Lynch International, associato della divisione investment banking di Nomura Italia Sim Spa, responsabile pianificazione finanziaria e tesoreria di Ntv.
Foto da Topmanagers.it