Pierpaolo Di Stefano rimane alla guida di Cdp Industria e potrebbe essere prossimo alla riconferma anche in Cdp Equity. Il 52enne manager con alle spalle una carriera venticinquennale nel mondo dell’investment banking, giunto in Via Goito nel 2019, vede davanti a sé un nuovo mandato triennale. A riportarlo Milano Finanza, testata che spiega come “la sotto-holding di Via Goito che ha in pancia le quote delle grandi partecipate pubbliche Saipem e Fincantieri” è stata gestita da Dario Scannapieco e dal top management del gruppo all’insegna della continuità, e “manterranno quindi il proprio incarico anche Andrea Nuzzi come presidente e Francesca Fonzi come consigliere”.
Lo stesso discorso varrebbe per Cdp Equity, avente sotto di sé le partecipazioni in Euronext, Webuild, Open Fiber, Nexi, Ansaldo Energia, BF e Fsi Investimenti e alla cui testa resterebbe Di Stefano.
Via Goito vuole dunque mantenere nel quadro della continuità il suo top management laddove si gestiscono partite delicate. E la riconferma di Di Stefano ha valenza diversa. Sia che si guardi al tema del lato Cdp Industria sia che si guardi a quello Equity. Sul primo fronte, la presenza di Saipem e Fincantieri nel portafogli impone a Via Goito di gestire una grande complessità. Il quasi fallimento dell’azienda di reti energetiche e la svolta nel gruppo cantieristico. L’ascesa del duo Graziano-Forgione al posto di Giampiero Massolo (ex presidente) e del navigato ad Giuseppe Bono lascia a Cdp l’onere di gestire una strategia articolata. Che si sarebbe ulteriormente fatta più complessa se fossero cambiati nomi anche nella holding.
Sul fronte Equity, invece, si giocano partite appena aperte e sfide di prospettiva. Euronext e Nexi segnano il primo passo di una strategia di Cdp come “nodo strategico” della finanza nazionale. Bisognerà capire in che misura l’Italia saprà affermarsi nel quadro dei nuovi assetti di Piazza Affari e della costruzione di un sistema di pagamenti di taglia europea. Ansaldo Energia ha visto di recente annacquata la partecipazione cinese al suo interno. Nelle intenzioni di Cdp dovrebbe fornire una traccia per capire come si potrà modificare tale peso anche nella ben più pesante Cdp Reti. Con una quota di un terzo delle azioni in mano a State Grid of China, controllante di Snam, Terna e Italgas. Infine, Open Fiber è al centro dell’annoso dossier sulla possibile fusione con Tim.
Di Stefano ha avuto negli ultimi mesi peso importante in molte di queste partite. Precedente l’ingresso di Scannapieco in Cdp, la sua posizione di influenza nel gruppo si è consolidata mano a mano che l’era Draghi proseguiva a partire, soprattutto, dall’attenzione data al dossier Euronext. Infatti proprio Di Stefano ha giocato un ruolo nel sostenere la candidatura di Fabrizio Testa alla guida di Borsa Italiana.
La scelta avviene in stretto coordinamento tra Di Stefano, Scannapieco e il Tesoro. Ed è condivisa con il ceo di Euronext, Stéphane Boujnah, a capo di tutto il gruppo che comprende. Oltre a Borsa italiana, le Borse di Parigi, Amsterdam, Bruxelles, Lisbona, Dublino e Oslo. Una mossa che ha portato al vertice di Piazza Affari l’ex ceo del mercato telematico dei titoli di Stato (Mts), amministratore delegato di Borsa Italiana, head of fixed income trading del gruppo e membro del managing board di Euronext per legittimare il nuovo corso con una selezione interna.
Il capo di Cdp Industria e Equity si è conquistato la riconferma dando forma a partite sistemiche. Oltre a Borsa-Euronext, ha pesato la sua forte scelta di sostenere la fusione Nexi-Sia in ambito di pagamenti digitali. Occorrerà capire, in ottica Recovery Fund e nuovi progetti, il ruolo di Cdp in WeBuild. Una partecipata dall’elevato valore strategico nel cui cda Di Stefano siede come espressione di Via Goito assieme a Tommaso Sabato e Donato Iavocone (l’ex Ernst Young vicino a Massimo D’Alema divenuto presidente di Webuild).
Una posizione di prestigio in un gruppo importante. Ma che in futuro, come riporta Milano Finanza, potrebbe entrare nel radar di una norma promossa dalla stessa Cdp Industria. L’11 marzo scorso la subholding ha limitato a massimo due poltrone quelle che potranno avere fuori dal suo perimetro. E lo stesso Di Stefano è, dunque, al limite. Ad oggi per una Cdp che cerca una rotta per il futuro dopo l’inizio incerto dell’era Scannapieco e le titubanze sulle nomine. La sua professionalità è imprescindibile, questa limitazione può sicuramente pesare qualora nuovi incarichi nelle partecipate venissero prospettati in futuro.