Pensate ai comuni salvadanai rosa a forma di maialino che da bambini utilizzavate per conservare la paghetta ricevuta da nonni e genitori. Un fondo di investimento, sia esso privato o sovrano, ha la stessa funzione di quel tipo di salvadanaio, con l’eccezione che al suo interno confluiscono ingenti risorse derivanti da piccoli e grandi risparmiatori, oppure dalle riserve valutarie o surplus fiscali di un governo. La gestione del forziere, e cioè quanto, dove e come spendere i denari, è inoltre affidata a una società ad hoc incaricata di far fruttare gli investimenti.
I gestori dei fondi investono in molteplici campi: dagli immobili a squadre di calcio, da obbligazioni ad azioni, da aziende a infrastrutture. L’intento primario non è sempre quello di ottenere succulenti ritorni economici capaci di ripagare la somma investita. In alcuni casi, specialmente se parliamo di fondi sovrani, ci sono altri obiettivi, tra cui quello di espandere il soft power di un Paese in rampa di lancio, pulire l’immagine di una nazione non democratica, ma intenzionata a partecipare all’economia globale e, last but not least, consentire a un soggetto di incrementare il peso specifico su scala internazionale.
Fondi sovrani: quando a investire sono i Governi
I fondi sovrani, dunque, possono essere considerati strumenti di investimento pubblico nelle mani dei governi dei rispettivi Paesi. Sono nati per lo più in Stati esportatori di petrolio (Norvegia, Qatar, Emirati Arabi Uniti), ma anche in quei contesti dove sussiste un rilevante surplus fiscale: pensiamo, ad esempio, a Singapore e, soprattutto, alla Cina.
L’ascesa del China Investment Corporation
A proposito di Cina, oltre la Muraglia opera uno dei fondi sovrani più potenti e influenti del mondo. Si chiama China Investment Corporation (CIC), ed è una società statale formata nel 2007 che gestisce un fondo d’investimento con una dotazione finanziaria che sfonda il tetto dei 400 miliardi di dollari e un patrimonio in gestione che supera gli 800 miliardi. La Cina, del resto, è in possesso di enormi riserve di valuta estera grazie a un surplus commerciale accumulato nei decenni della sua ascesa.
Come hanno fatto i cinesi a ritrovarsi tra le mani così tanti soldi? Basta tornare indietro nel tempo, precisamente a quando il Dragone era considerata ancora la “fabbrica del mondo”, a cavallo tra gli anni ’80 e ’90; a quando Pechino esportava paccottaglia made in China a basso costo in tutto il pianeta; e, ancora, a quando il gigante asiatico accoglieva le delocalizzazioni delle aziende occidentali. Accumula oggi, accumula domani, la Cina non è solo riuscita a modernizzare gran parte del suo territorio; ha saputo anche espandere la propria influenza al di fuori dei confini nazionali, arrivando a influenzare direttamente gran parte dei processi economici globali. Da questo punto di vista, CIC è soltanto una delle bocche di fuoco a disposizione del colosso cinese.
CIC, partecipazioni azionarie di lusso
La Cina voleva entrare nel business che conta a gamba tesa, e ci è riuscita alla grande. Tanto è vero che i primi due investimenti del fondo hanno subito lasciato il segno: il 10% del gestore di private equity Blackstone Group, seguito da 5 miliardi di dollari dirottati nella banca Morgan Stanley. Ma CIC può sfoggiare altre partecipazioni azionarie di lusso, come quella nelle azioni dell’aeroporto londinese di Heathrow e nel 49% del Rockefeller Center di New York. Il sito ufficiale del fondo definisce sé stesso come un “veicolo di investimento dei mercati valutari, e cerca il massimo ritorno per gli azionisti con una tolleranza di rischio accettabile”.
CIC ha tre sussidiarie: CIC International Co., Ltd. (CIC International), CIC Capital Corporation (CIC Capital) e Central Huijin Investment Ltd. (Central Huijin), e due filiali estere, CIC International (Hong Kong) Co., Ltd. e CIC Representative Office a New York. Le attività di investimento e gestione all’estero di CIC sono intraprese da CIC International e CIC Capital; Central Huijin, si occupa di investimenti azionari nelle principali istituzioni finanziarie statali in Cina. CIC International è nata nel 2011. Conduce investimenti in azioni e obbligazioni pubbliche; hedge fund, multi-asset e investimenti immobiliari; investimenti in fondi di private equity a livello di settore, tra cui il credito privato) e partecipazioni di minoranza come investitore finanziario. CIC Capital è stata invece formata nel 2015 con l’intento di perfezionare la gestione complessiva del portafoglio di CIC. Effettua quindi investimenti diretti, fondi di investimento e coinvestimenti, tra gli altri, nei settori delle infrastrutture, risorse ed energia, produzione, assistenza sanitaria e agricoltura.
I migliori affari conclusi da CIC
CIC ha concluso diversi affari, e di seguito riassumiamo i più importanti. Secondo un rapporto presentato alla Securities and Exchange Commission (SEC), ente federale statunitense preposto alla vigilanza della borsa valori, a febbraio 2010 la CIC aveva partecipazioni in 82 diverse entità statunitensi per un valore di 9,627 miliardi di dollari, in aggiunta a quelle sparse in altre grandi società, tra cui Apple, Bank of America, Burlington, Northern Santa Fe, Chesapeake Energy, Citigroup, Coca Cola, Eli Lilly, Hartford Financial Servizi, Ingersoll-Rand, Johnson & Johnson, Merck, Metlife, Motorola, News Corp, Pfizer, Sprint Nextel, Terex e Wells Fargo. Focalizzando l’attenzione su alcune operazioni, nel 2013 il fondo preleva il 12,5% di Uralkali, una società russa di fertilizzante di potassio. Spesa totale: circa 2 miliardi di dollari. Un anno più tardi il fondo utilizza 40 milioni di dollari per entrare in iKang Health Group, uno dei maggiori fornitori cinesi nel settore della prevenzione sanitaria privata.
Nel 2015, CIC fornisce capitale fresco in un accordo tra la anglo-statunitense Carnival Corporation – il più grande operatore al mondo nel settore delle crociere – e il conglomerato navale statale cinese China State Shipbuilding Corporation; in virtù di questo, prende forma anche la CSSC Carnival Cruise Shipping, una joint venture tra CIC, China State Shipbuilding Corporation e Carnival.
Nel 2017 è la volta di Logicor, società europea di magazzini prelevata da Blackstone Group LP per circa 13,5 miliardi di dollari. Vale la pena aprire una piccola parentesi inerente al settore immobiliare. Nel 2016 China Investment Corporation ha annunciato l’acquisto parziale del McGraw-Hill Building al 1221 di Sixth Avenue, Manhattan, dal Canada Pension Plan Investment Board (CPPIB), ma anche la torre nel National Historic Landmark. Nel gennaio 2017 il fondo di Pechino ingloba il 45% del grattacielo 1211 Avenue of the Americas, nel cuore dell iconico Rockefeller Center di New York, per circa 1,3 miliardi di dollari, che si aggiunge al precedente 49% del 1 New York Plaza per poco meno di 700 milioni di euro. In Europa CIC controlla un portafoglio di una decina di centri commerciali tra Francia e Belgio dal valore di 1,35 miliardi di dollari, mentre in Australia ha acquisito gli uffici di Investa Property Group, controllata da Morgan Stanley.
Leggendo l’ultimo report annuale del fondo, relativo al 2020, notiamo come il portafoglio estero di CIC abbia registrato un rendimento annuo netto del 14,07%. Il rendimento netto a 10 anni si è attestato al 6,82% e il suo rendimento netto cumulato annualizzato è stato pari al 6,71%.
La presenza di CIC in Italia
Capitolo Italia: nell’ottobre 2020 CIC, Investindustrial e UniCredit hanno annunciato il lancio del Fondo di cooperazione industriale Cina-Italia (CIICF). Questo veicolo, si legge nel comunicato pubblicato all’epoca, “cercherà di investire in società italiane e dell’Europa meridionale che aspirano ad aprire nuovi percorsi di crescita in Cina, principalmente in settori interessanti tra cui manifatturiero avanzato, servizi alle imprese, beni e servizi di consumo, sanità”.
L’influenza del Governo cinese su CIC
Abbiamo detto che la CIC appartiene alla categoria dei fondi sovrani. Ma chi sono i soggetti preposti alla gestione del suo portafoglio? Partiamo col dire che la China Investment Corporation è molto radicata dell’establishment politico cinese. A giudicare dalla composizione dei vari consigli di amministrazione susseguitesi nel corso degli anni, è lecito ipotizzare che sul fondo vi sia una discreta influenza da parte del Ministero delle finanze cinese. La dipendenza della CIC dalle istituzioni politiche cinesi è ancor più evidente se consideriamo che il fondo risponde al Consiglio di Stato.
E poco importa se il comitato di gestione è formato prevalentemente da tecnocrati con spiccate esperienze accumulate nel mondo degli investimenti pubblici e privati. Al momento, presidente e CEO di CIC è Peng Chun, già Presidente del Consiglio di Amministrazione e Direttore Esecutivo di Bank of Communications, mentre Ju Weimin ha assunto la carica di vicepresidente. Sono loro i soggetti incaricati di concretizzare la strategia economica cinese in acquisizioni e investimenti mirati.