Perché questo articolo potrebbe interessarti? È diventato virale un video girato in Cina che mostra un campo pieno di veicoli elettrici. Da un lato c’è chi sostiene che siano veicoli invenduti, a conferma dello scoppio di una bolla nel settore degli EV (e di un chiaro segnale di avvertimento all’Europa). Secondo altri, la clip accenderebbe i riflettori su una flotta di auto in rideshare in pensione.
Lo hanno soprannominato il “cimitero delle auto elettriche”. Non poteva essere altrimenti visto il soggetto dell’ultimo video virale girato in Cina: un campo pieno di automobili abbandonate. All’apparenza veicoli elettrici (EV) in disuso, stipati nelle periferie cittadine a conferma di una supposta bolla esplosa nel settore cinese.
La clip è stata realizzata ad Hangzhou, megalopoli da 10 milioni di abitanti poco distante da Shanghai. Testimonianze di simili “cimiteri” sono emerse a intermittenza, almeno dal 2019 e in almeno una mezza dozzina di città cinesi.
Ma per quale motivo centinaia e centinaia di vetture elettriche sono finite in malora? La risposta offre diversi consigli a chi, come l’Europa, sta iniziando ad aprire adesso le porte del mercato agli EV.
Il mistero dei cimiteri di auto elettriche
Il boom cinese degli EV è stato alimentato dai sussidi statali. Il fenomeno ha contribuito a trasformare la Cina in un gigante delle auto elettriche, ma allo stesso tempo ha generato lotti di macchine abbandonate infestate dalle erbacce in tutta la nazione.
Le scene di questi cimiteri ricordano le conseguenze del crollo del bike sharing cinese del 2018. Quando, per la cronaca, decine di milioni di biciclette finirono in fiumi, fossati e parcheggi in disuso dopo l’ascesa e la caduta di startup sostenute da grandi aziende come Ofo e Mobike.
Questa volta la situazione è differente. Le auto elettriche “morte” sono state probabilmente abbandonate per due ragioni. O dopo che le società di ride-hailing che le possedevano sono fallite, oppure perché quei mezzi stavano per diventare obsoleti.
Già, perché le case automobilistiche del Dragone sono solite lanciare veicoli elettrici a raffica, con caratteristiche sempre migliori e autonomie più lunghe, rendendo i precedenti modelli sconvenienti.
Un messaggio per l’Europa
Oggi la Cina è il leader mondiale nel settore delle auto elettriche. Nel 2022 ha prodotto circa 6 milioni di veicoli elettrici e ibridi plug-in, quasi un’auto nuova su tre venduta a livello nazionale. Il Dragone rappresenta inoltre il 60% dell’attuale flotta elettrica mondiale, e dispone della più estesa infrastruttura di ricarica per veicoli elettrici del mondo.
L’intero miracolo, va da sé, è stato realizzato grazie al sostegno del governo. Solo che l’exploit ha lasciato sul terreno svariate vittime, in primis molte delle società di ride-hailing. Al momento, in Cina ci sono circa 100 produttori locali di auto elettriche (in calo rispetto ai circa 500 del 2019).
Il mercato degli Ev dell’Europa ha ben altre dimensioni rispetto a quello cinese. I vari governi dell’Ue non devono però incorrere negli stessi errori commessi da Pechino nella fase iniziale della sua ascesa. I cimiteri di auto elettriche del Dragone, infatti, sono una rappresentazione sorprendente degli eccessi e degli sprechi che possono verificarsi quando il capitale si riversa in un settore in espansione. La parola d’ordine è dunque una: cautela.
Cosa sta succedendo in Cina
È quindi esplosa una bolla delle auto elettriche in Cina? Risposta negativa. Circa un decennio fa, incoraggiate dai sussidi governativi, centinaia di case automobilistiche cinesi hanno iniziato a produrre auto elettriche. Risultato: è stato sfornato un numero enorme di EV. Peccato che si trattasse di auto spesso modeste, le cui batterie potevano funzionare per appena un centinaio di chilometri a carica.
Quei veicoli, ha quindi sottolineato Bloomberg, venivano per lo più acquistati da società di ride-hailing che li noleggiavano agli autisti. Col tempo, e con la rapidità del ricambio dei modelli, gli stessi autisti hanno trovato conveniente rivolgersi ad altre auto.
Attenzione però, perché osservando meglio video e immagini notiamo sì auto apparentemente invendute. Accanto a loro, però, spiccano veicoli (non solo elettrici) che contano dai cinque ai sei anni di vita e che vantano un utilizzo significativo.
Non sembrerebbe, insomma, esserci alcuna bolla all’orizzonte. I citati fallimenti delle aziende e il progresso dell’industria automobilistica cinese sono semplicemente i due fattori che hanno decretato la fine di vecchie e nuove automobili. Elettriche e non.