Perché leggere questo articolo? Non ci sono fondi per finanziare la lotta al cambiamento climatico. La COP negli Emirati sicuramente non aiuta il clima, ma il grosso apporto mancante è quello di Paesi e aziende occidentali.
A parole, tutti per il clima. Quando però arriva il momento di mettere mano al portafogli, ecco che anche i più grossi sponsor della lotta al climate change si scoprono al verde. Al di là delle dichiarazioni fuori dal tempo del Presidente della COP, il denaro sta emergendo come un grosso punto critico al vertice sul clima di quest’anno. Parte del problema è che le promesse americane spesso non vengono mantenute. Biden è a corto di fondi, e le grosse compagnie petrolifere americane stanno venendo meno alle promesse. Poi, ovviamente, ci sono i petrol-Stati che ci mettono il carico da 90.
Il clima è l’unica crisi per cui non si trovano fondi
Quando c’è una crisi globale, i paesi ricchi tendono a trovare denaro. E’ successo con la recente pandemia da coronavirus. Nel solo 2020 anche il nostro Paese – storicamente tutt’altro che spendaccione quando si tratta di interventi emergenziali – spese oltre 180 miliardi. E’ il caso di qualsivoglia guerra. Dall’inizio del conflitto nel febbraio 2022 l’Ucraina ha ricevuto qualcosa come 350 miliardi di dollari di aiuti militari. Le emergenze causano piogge di denaro, tranne che per il clima.
L’accordo tra gli stati della Terra – ma soprattutto tra i potenti – a favore del clima dovrebbe essere uno dei principali obiettivi della COP. La ventottesima edizione del meeting, in corso in questi giorni negli Emirati Arabi, sta balzando sempre più agli onori della cronaca per le improvvide uscite dei suoi petrol-organizzatori. Oltre la coltre di sparate anti-scientifiche, si sta facendo largo una verità sotterranea. Ed è ben più allarmante delle incoerenze manifeste di emiri e sceicchi convertiti sulla via dell’ambientalismo. Il mondo non ha fondi per la lotta climatica.
Biden sta venendo meno alle promesse
Ad esempio, sabato la vicepresidente americana Kamala Harris ha promesso in pompa magna 3 miliardi di dollari per il Fondo verde sul clima per le nazioni più povere. Ma i funzionari dell’amministrazione Biden stanno già mettendo le mani avanti, affermando che sarà difficile convincere il Congresso a stanziare i denaro.
Niente di ciò che viene discusso e promesso durante l’incontro – che si tratti di triplicare le energie rinnovabili, di adattarsi ai rischi di un mondo più caldo o di risarcire i paesi per le perdite irreparabili del cambiamento climatico – può realizzarsi senza ingenti somme di denaro. Per non parlare della crescente frustrazione dei leader del Sud del mondo per le promesse di aiuti non mantenute. Il denaro è fondamentale per ripristinare la fiducia.
Una delle maggiori carenze riguarda i fondi che aiuterebbero i paesi in via di sviluppo a far fronte agli impatti climatici, come l’innalzamento del livello del mare e il caldo estremo. Un rapporto delle Nazioni Unite ha recentemente concluso che i paesi ricchi hanno ridotto i loro aiuti per gli sforzi di adattamento climatico tra il 2020 e il 2021, l’anno più recente per il quale sono disponibili dati completi.
Sul clima gli Stati delegano alle aziende, che si stanno tirando indietro
L’indomani John Kerry, inviato per il clima di Biden, ha annunciato una nuova iniziativa di credito di carbonio con una dozzina di grandi aziende. Walmart, Pepsi e McDonald’s aiuteranno i paesi in via di sviluppo a passare dai combustibili fossili alle energie rinnovabili. Un programma che mette nero su bianco il fatto che i governi semplicemente non stanno stanziando le migliaia di miliardi di dollari necessari per finanziare la transizione energetica. Delegano tutto alle aziende.
Grandi aziende che, finché si tratta di fare un po’ di greenwashing, è un conto. Quando poi si tratta di fare sul serio, ecco che vengono meno alla parola data. E tagliano i rubinetti. E’ notizia di questi giorni che sei grandi compagnie petrolifere hanno contribuito con decine di milioni di dollari al fondo di sovvenzione da 255 milioni di dollari, destinato ad aiutare gli stati poveri a ridurre il rilascio di emissioni di metano. All’alleanza sul clima mancano però due delle più grandi compagnie petrolifere: Chevron ed Exxon. Entrambe sono compagnie statunitensi.
Per il clima servono 4,5 trilioni (che non arriveranno certo dalla COP)
Un dato preoccupante, in un contesto drammatico. Secondo l’Agenzia Internazionale per l’Energia, lo sforzo di triplicare l’energia rinnovabile in tutto il mondo richiede di aumentare la spesa per l’energia pulita a 4,5 trilioni di dollari in investimenti annuali, dagli attuali 1,8 trilioni di dollari, entro il 2025, in particolare nelle economie emergenti e nei paesi poveri affamati di energia. Dove può reperli il pianeta Terra? Non certo da questa COP28. Dopo l’uscita del Presidente del meeting – l’emiratino Al Jaber – il ministro dell’Energia dell’Arabia Saudita non ha voluto essere da meno nel derby del Golfo su chi la spara di più. Il principe Abdulaziz bin Salman, ha affermato che il regno non accetterà un testo che richiede l’eliminazione graduale dei combustibili fossili al vertice COP28 di Dubai. Sipario sulla COP28, arrivederci alla COP29. Che si terrà a Odessa, Putin permettendo.