La riforma proposta dal governo Draghi può portare di fatto a “introdurre una caratterizzazione patrimoniale nel catasto italiano”. Parola di Giorgio Spaziani Testa, presidente di Confedilizia, che contattato da true-news, esprime la sua netta contrarietà alla riforma. Per Spaziani Testa, infatti, il catasto italiano è “tradizionalmente di natura reddituale e teso a considerare quale indice di capacità contributiva la capacità dell’immobile di produrre reddito e non il suo mero possesso”. Il governo Draghi ha spesso dichiarato di ritenere non fiscali gli effetti della riforma. Ma al tempo stesso ha sottolineato di ritenerla coerente “con la raccomandazione della Commissione europea con la quale si invita l’Italia a ridurre la pressione fiscale sul lavoro attraverso una riforma dei valori catastali”.
“Una norma che porterà più tasse nel settore immobiliare”
Dunque, nota l’avvocato che dirige l’associazione dei proprietari di casa, il contesto economico attuale può essere condizionato nel nostro Paese, negli anni a venire, in forma “notevolissima” dalla riforma. Che è stata presentata da Draghi in risposta a un’interrogazione parlamentare sottolineando che gli “estimi su cui sono basati i gettiti di oggi risalgono al periodo compreso tra il 1988 e il 1989”, sottolineando con particolare enfasi che “sono passati più di trentatrè anni”.
Così facendo, per Spaziani Testa, Draghi ha smentito “quanto raccontato fino a poco prima circa gli effetti non fiscali della norma”. Una norma che a suo avviso “porterà più tasse sul settore immobiliare, deprimendolo e determinando conseguenze negative sull’intera economia, tenuto conto dei mille comparti collegati con il mattone”. Bisogna considerare che “sui dati catastali si basano diversi tributi, il principale dei quali è l’IMU, che è già una patrimoniale” pagata annualmente sugli immobili. “Una patrimoniale pesantissima che andrebbe ridotta, altro che aggiornata”, chiosa l’avvocato che è presidente di Confedilizia dal 2015 dopo esserne stato Segretario Generale dal 2011.
L’Imu, che Spaziani Testa paragona a una vera e propria patrimoniale annuale sugli immobili, “ha un gettito di circa 22 miliardi di euro l’anno, frutto dell’aumento dei moltiplicatori catastali e delle aliquote determinato dalla manovra Monti”, mentre “l’Ici pesava per circa 9 miliardi l’anno”. Dall’Imu è attualmente esclusa l’abitazione principale (la cosiddetta “prima casa”), a meno che non si tratti di una unità immobiliare di categoria catastale A/1, A/8 e A/9. Tuttavia, “va sottolineato che la Commissione europea – oltre a suggerire all’Italia di aggiornare” il catasto al fine di compensare con maggiore tassazione sugli immobili una minore imposizione sul lavoro – ha suggerito anche di reintrodurre l’IMU sull’abitazione principale.
Il catasto non colpisce soltanto la casa
Ma non solo l’IMU colpisce la casa oggi, ci ricorda Spaziani Testa. “Gli altri tributi fondati sulle risultanze catastali sono l’imposta di registro che si paga in caso di acquisto di un immobile e l’Irpef dovuta per le abitazioni ulteriori a quella principale che si trovino nello stesso Comune di quella di residenza e che non siano locate”. Peraltro, “i dati catastali influenzano anche l’Indicatore della situazione economica equivalente (ISEE), attraverso il quale i cittadini accedono, a condizioni agevolate, alle prestazioni sociali o ai servizi di pubblica utilità” e sulla cui base viene calcolata anche la retta degli studenti universitari. Tra i “parametri con i quali viene determinata la situazione economica del nucleo familiare del richiedente la prestazione o il servizio” vi è, infatti, anche “il valore catastale degli immobili di proprietà, prima casa inclusa. Maggiore è il valore catastale di quest’ultima, dunque, minore possibilità vi è di ottenere la prestazione o il servizio.
Una riforma che rischia di essere controproducente
La somma di costi diretti e indiretti potenzialmente in grado di affliggere i proprietari di casa è tale da rendere poco conveniente pensare che la riforma del catasto destinata a entrare in vigore negli anni a venire possa produrre esiti positivi e equilibratori. Peraltro, insistere su una riforma di questo tipo rischia di essere doppiamente controproducente per un ulteriore motivo, ovvero il fatto che non rientra nelle riforme necessarie nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza concordato con Bruxelles: nel documento approvato a livello europeo sulle condizioni per il Pnrr non viene citata fra le condizioni la riforma fiscale, né tanto meno la riforma del catasto. È il Governo Draghi che nel suo documento interno ha, fra le altre cose collaterali, inserito anche la riforma fiscale e del catasto: un rischio probabilmente mal calcolato le cui conseguenze si riverbereranno su milioni di proprietari di casa. Gravandoli di un ulteriore balzello in un periodo complesso per l’economia.