Perchè questo articolo potrebbe interessarti? Le cinque stelle hanno giocato un brutto scherzo a Giuseppe Conte. Perché nel caso specifico si trattava di un hotel, a Cortina d’Ampezzo, e non del suo Movimento.
Le immagini che hanno ritratto l’ex presidente del Consiglio Conte in una vacanza di fine anno deluxe, insieme alla compagna Olivia Paladino, hanno subito rinfocolato le polemiche. Da un lato continua a portare avanti battaglie per i più deboli, con tanto di passeggiate nei quartieri popolari a tutela del Reddito di cittadinanza, rivendicando peraltro il pauperismo della sua formazione politica, ma dall’altra si concede spese da nababbo per garantirsi qualche ora di svago.
Bersani e la borsa firmata
Insomma, una trappola di comunicazione che, al netto della condivisione del discorso, ha fatto molte vittime tra i leader di partiti progressisti. Alla fine c’è chi difende il diritto a godere dei soldi ottenuti con il lavoro, ma non manca chi inarca il sopracciglio e accusa di «predicare bene e razzolare male».
Dai social alla politica, passando per la carta stampata, la polemica è facile. Ne sa qualcosa l’ex segretario del Partito democratico, Pier Luigi Bersani, recentemente fotografato in un negozio di via Frattina, nel centro di Roma, mentre stava acquistando una borsa di Louis Vuitton, un marchio che è simbolo dell’alta moda e che richiede una cifra non da tutti per comprarla. Si trattava di un regalo di Natale alla moglie, ragion per cui il direttore di Libero, Alessandro Sallusti, si è anche pentito di aver pubblicato la foto e la notizia, rovinando di fatto la sorpresa che l’ex deputato aveva preparato.
Il cuore a sinistra, la borsa altrove
Il messaggio, tuttavia, era ormai passato: il “comunista” Bersani che acquista prodotti di lusso, in barba alle battaglie a sostegno dei più poveri. Nonostante le buone ragioni addotte, sarà difficile togliersi di dosso l’etichetta della borsa firmata.
Qualche settimana prima, peraltro con una vicenda dai contorni decisamente più delicata di una Louis Vuitton regalata a Natale, Aboubakar Soumahoro ha rivendicato il «diritto alla moda» e «all’eleganza» della moglie Liliane Murekatete, in merito alle fotografie pubblicate con abiti di un certo pregio. Per carità, nulla da ridire: non ha torto. Tuttavia le parole hanno cozzato con le foto del deputato, scattate appena qualche settimana prima. Cosa mostravano quelle immagini? Il sindacalista era entrato per la prima volta alla Camera con gli stivali da agricoltore e il pugno chiuso per portare le battaglie degli ultimi nelle istituzioni repubblicane.
Sinistra barca a vela e cachimere
Ben prima di Soumahoro, altri leader della sinistra sono stati incastrati dal tritacarne mediatico. Il pensiero corre, per esempio, a Massimo D’Alema che era finito al centro dell’attenzione per l’acquisto di una barca. Un fatto che non poteva passare inosservato, trattandosi del primo ex comunista arrivato a Palazzo Chigi, con la passione di un benefit da ricchi: il Lider Maximo della sinistra italiana ha sempre sostenuto di aver compiuto l’acquisto usando i soldi guadagnati per una vita. Solo che quella barca lo ha perseguitato.
Ma il capostipite del difensore dei poveri con addosso il simbolo del lusso è l’ex presidente della Camera e storico leader di Rifondazione comunista, Fausto Bertinotti. Il suo maglione di cachemire è stato il simbolo di un leader che si era allontanato dal popolo; anche dopo anni ha poi spiegato in un’intervista a Sette del Corriere della Sera. “Era stato preso dell’usato, però quando la leggenda prese corpo, me ne furono regalati”. E addirittura uno gli fu donato da «due operaie di una fabbrica di cashmere, me lo mandarono con una lunga lettera». Poco male. Ormai Bertinotti è l’antesignano, seppure metaforicamente, dei “comunisti col Rolex”, per citare un brano noto firmato da J-Ax e Fedez. Che peraltro di prodotti costosi e di alta moda se ne intende.