Perché leggere questo articolo: Gli Emirati sul petrolio partecipano al gioco delle tre carte dell’Opec+. Ma non è detto che il taglio alla produzione di greggio spinga subito in alto i prezzi
Mentre gli Emirati Arabi Uniti ospitano la conferenza mondiale sul clima Cop28, l’Opec+, il cartello mondiale del greggio di cui Abu Dhabi fa parte, decide di posticipare al 2024 nuovi tagli alla produzione di petrolio ma non fa marcia indietro su quelli già conseguiti. Il timore dei produttori, nel grande cartello che unisce Paesi che vanno dalle monarchie del Golfo alla Russia e al Venezuela, è chiaro: evitare un eccessivo calo del petrolio nei mesi a venire.
L’Opec+, che estrae oltre il 40% del greggio prodotto a livello mondiale, ha visto un calo dei prezzi di circa il 18,5% sul listino Brent. Dai 98 dollari di settembre si è scesi agli 80 circa di questi giorni. E nonostante tagli di circa 5 milioni di barili al giorno decisi a settembre per sostenere la produzione, oggi sommata a 43 milioni di barili al giorno nell’Opec+, la dinamica dei prezz non è stata invertita. Preme l’Opec+ la concorrenza di attori esterni come gli Stati Uniti, che tramite il greggio da scisti bituminosi hanno raggiunto l’indipendenza energetica. Per questo motivo, dal 2024 l’Opec+ ha annunciato tagli ulteriori alla produzione che ammontano a 2,2 milioni di barili al giorno. Russi e sauditi metteranno in campo tagli per 1,5 milioni di barili, compresi 200mila barili di riduzione delle esportazioni di Mosca.
Gli Emirati e il gioco delle tre carte
Ma curioso e sintomatico è il fatto che anche gli Emirati, nei giorni della massima auto-promozione per l’avvio del Cop28, decidano per una mossa in controtendenza con le politiche climatiche annunciate. Abu Dhabi, infatti, taglierà dal 2024 la produzione di 163mila barili-extra al giorno, mirando a far rimbalzare verso l’alto i prezzi.
In sostanza è come se fosse in corso un grande gioco delle tre carte. Un Paese tra i grandi produttori di petrolio, gli Emirati, ospita la conferenza globale sul clima. Nel frattempo, spinge sul fronte dell’aumento dei prezzi, contro le indicazioni di mercato degli ultimi mesi, “dopandolo” artificialmente. E segue una strategia dettata dall’Arabia Saudita, Paese che dichiara di aver bisogno di prezzi vicino ai 100 dollari per finanziare il piano Saudi Vision 2030 fondato anche sulla svolta green, e dalla Russia, che ha di fatto disertato la Cop28. Una mossa che rappresenta un cortocircuito d’immagine e che non è detto possa funzionare.
True-News ha raccolto in tal senso il commento di Gabriel Debach, market analyst di eToro, per il quale il posticipo dei tagli al 2024 nel breve periodo difficilmente farà scatenare un rimbalzo dei prezzi. “L‘OPEC“, ci dice Debach, “ha deluso ieri le aspettative del mercato petrolifero annunciando la decisione di mantenere invariati gli attuali livelli di produzione” nel brevissimo periodo “e di posticipare eventuali aggiustamenti al prossimo anno.
Debach: “Energia unico settore in territorio negativo” in Borsa
Di conseguenza, il mercato petrolifero rimane strettamente legato alle dinamiche della crescita globale e alle fluttuazioni del dollaro”. Mentre la stabilizzazione dei mercati sul fronte dell’inflazione fa sentire meno fortemente la morsa del prezzo del petrolio sulle economie. L’inflazione cala in Europa e negli Usa e, nota Debach, nei mercati Usa, benchmark globale di riferimento, “durante novembre, i settori che hanno registrato i maggiori guadagni sono stati quelli della tecnologia, dell’immobiliare e dei beni di consumo discrezionali, tutti con un incremento superiore al 10%”, nota Debach. Il secondo e il terzo settore, in particolare, sono molto esposti alle dinamiche inflattive che le condizioni di base della produzione petrolifera.
In contrasto, “l’energia è risultata essere l’unico settore in territorio negativo” dopo un biennio di boom. In sostanza, l’Opec+ mira a rinfocolare utili e profitti del settore anche a costo di andare allo scontro coi mercati. Nel 2024 la corda sarà tirata da un lato dalle condizioni economiche dei sistemi avanzati e dall’altro dalle dinamiche di prezzo dell’energia. A cui i grandi consumatori sono oggi meno dipendenti rispetto che nel 2021-2022. Ma che in caso di crisi di industria e produzione potrebbero tornare a mordere. Con grande soddisfazione dell’Opec+, che non a caso aspetta l’anno prossimo per concretizzare i nuovi tagli.