Perché questo articolo potrebbe interessarti? Il momento clou è arrivato: Giorgia Meloni deve decidere cosa fare con la Cina. Il dossier più scottante coincide con la Nuova Via della Seta. Washington auspica che Roma non confermi l’intesa. Ospite di Joe Biden alla Casa Bianca, il premier italiano cercherà di capire come accontentare (e cosa chiedere) agli Usa senza però far irritare Pechino.
L’atlantismo di Giorgia Meloni è atteso alla prova del nove. L’incontro tra il premier italiano e Joe Biden sarà un vero e proprio spartiacque per la politica estera di Roma, in primis per la possibile ridefinizione delle relazioni con la Cina. Tra i tanti dossier aperti sul tavolo della Casa Bianca ci sarà infatti spazio anche per la questione cinese.
Il macrotema si diramerà poi in due differenti aree tematiche: il futuro del Memorandum of Understanding (MoU) che lega l’Italia alla Via della Seta cinese e i nuovi contorni dei rapporti diplomatici sino-italiani. In realtà i due punti sono interconnessi, visto che la quasi certa retromarcia meloniana sulla Belt and Road potrebbe generare reazioni avverse da parte di Pechino.
In ogni caso, la situazione è chiara. Washington ha più volte fatto capire al governo italiano di rivedere i termini dell’intesa siglata, nello specifico evitando di rinnovare il patto. Meloni, dal canto suo, ha più volte criticato la scelta avallata dall’allora governo Conte nel 2019, lasciando intendere di concordare con gli Usa. Il terzo incomodo, la Cina, è però un’incognita da interpretare.
Un “ombrello” per Meloni
Il rebus che dovrà risolvere Meloni è delicatissimo. Già, perché all’Italia, pur avendo già inviato molteplici segnali di lealtà alla Nato e agli Usa, sostenendo l’Ucraina e condannando la Russia, sembrerebbe esser richiesto l’ultimo sforzo: allinearsi in maniera chiara anche sulla Cina.
Il punto è che, così facendo, Roma dovrebbe uscire intanto dalla Via della Seta, sferrando un destro in pieno volto all’immagine di Pechino. A quel punto, a seconda di come si svilupperà l’uscita italiana dal MoU, prenderanno forma eventuali ritorsioni cinesi, soprattutto in ambito economico-commerciale. Proprio per evitare la grandinata cinese, Meloni chiederà un ombrello a Biden e all’Europa. In altre parole, chiederà garanzie concrete.
Le garanzie dell’Ue
Per quanto riguarda l’Europa, la garanzia principale coinciderebbe con il recente accordo raggiunto dall’Ue sull’Anti-Coercion Instrument (Aci). Si tratta, in sostanza, di uno strumento volto a rigettare ogni forma di coercizione economica da parte di Paesi terzi all’indirizzo di un membro dell’Unione europea. Per Bruxelles, l’Aci è insomma una sorta di deterrente capace, all’occorrenza, di scatenare gravi contromisure, comprese tariffe e restrizioni al commercio o all’accesso di investimenti.
In sostanza, in un worst case scenario nel quale la Cina volesse “punire” l’Italia per l’uscita dalla Via della Seta, allora l’Ue difenderebbe Roma nei termini sopra descritti. Last but not least, se Pechino dovesse cacciare le aziende italiane dalla Cina, ci sarebbe la garanzia secondo cui gli alleati europei eviteranno di rimpiazzarle con le proprie.
L’offerta di Biden (e l’avvertimento cinese)
Molto più opaca la contropartita di Biden. Cosa possono offrire gli Usa in cambio dell’addio alla Bri? Difficile da dire. Meloni auspica garanzie simili a quelle concesse dall’Europa, forse qualche tipo di sostegno economico. Di certo Washington illustrerà al premier italiano come continuare ad intrattenere rapporti commerciali con la Cina senza rinnovare l’accordo sulla Via della Seta.
La sensazione è che il premier italiano utilizzerà la trasferta statunitense per raccogliere certezze. Per poi annunciare il cambio di passo sulla Belt and Road a Pechino in un secondo momento, magari in occasione di una visita oltre la Muraglia di qualche alto funzionario (o di lei stessa).
Certo è che Pechino ha lanciato un primo avvertimento. “Seppure non sia chiaro se l’Italia sarà in grado di resistere alle pressioni o all’influenza degli Usa, ci auguriamo che (Meloni, ndr) abbia un atteggiamento sobrio e non si lasci trasportare dalla geopolitica”, si legge in un editoriale del quotidiano cinese Global Times.
“Se l’Italia – prosegue l’articolo – si muove per inseguire le strategie degli Stati Uniti, danneggerà i propri interessi e metterà a rischio la propria autonomia nelle relazioni internazionali”. Infine, da Pechino hanno evidenziato l’“affronto” istituzionale: quello rappresentato da due leader di Paesi terzi che parleranno di Cina.