Perché leggere questo articolo? A fine settimana, l’Unione europea ha approvato l’ultimo pacchetto di fondi per l’Ucraina. In mezzo c’è l’ennesimo capitolo della storia di estorsioni di Orban all’Europa. Ecco cosa contiene e cosa c’è dietro l’invio di aiuti a Kiev.
Nel fine settimana l’Unione europea ha stanziato 50 miliardi di aiuti per l’Ucraina in guerra. Ci è voluta una lunghissima trattativa per convincere le resistenze di chi era contrato all’invio di fondi per Kiev. Una sola persona, la solita: Viktor Orban. Il leader ungherese ha alle spalle una lunga storia di estorsioni politiche all’Europa. Questo non è che l’ultimo capitolo del piano di quello che il Financial Times ha definito “il principale distruttore dell’Europa“. Nel fine settimana a Bruxelles è andata in scena una storia che si sviluppa in due filoni: quello dei fondi all’Ucraina, e cosa ci ha guadagnato Orban.
Dall’Ucraina passa il piano di Orban per “conquistare” l’Europa
“Il nostro piano non è lasciare l’UE. Il nostro piano è conquistarla”. Così parlò Viktor Orban, due anni fa alla televisione magiare. Un copione che sembra essersi riproposto nel gioco pericoloso che l’Ungheria ha portato avanti in questi giorni sulla pelle degli ucraini. I fondi in questione sono 50 miliardi, un’aggiunta al bilancio settennale dell’Ue. Ogni anno gli Stati membri versano all’Unione una parte del proprio bilancio – solitamente intorno all’1 per cento – così da dare luogo a una redistribuzione o al finanziamento di vari progetti.
Le varie emergenze che possono capitare, a volte, fanno sì che il bilancio debba essere rabboccato in maniera più cospicua. Una prassi a cui gli Stati membri si attengono, magari malvolentieri, senza rifiutarsi. Il bilancio attuale vale per il periodo 2021-2027, ma da qualche anno a metà mandato – e quindi proprio in questo 2024 – la Commissione propone una revisione delle spese. E qui rientra la creazione di un fondo per l’Ucraina, su cui gli Stati hanno a lungo discusso. O meglio, su cui 26 Stati erano d’accordo e uno solo ha a lungo minacciato di porre il veto. Indovinate quale?
Cosa abbiamo dato all’Ucraina di preciso
Dall’inizio della guerra, nel febbraio del 2022, gli Stati dell’Unione hanno reso disponibili circa 43,4 miliardi di euro per aiutare l’Ucraina. La stima è del New York Times, che ha analizzato le varie formi di assistenza di emergenza, aiuti umanitari e sostegno al bilancio nazionale ucraino. Prima dell’accordo di giovedì, il governo di Kiev stava valutando l’ipotesi di operare dei tagli al proprio bilancio, che avrebbe probabilmente generato ulteriore instabilità interna. Che si sarebbe probabilmente riversata nuovamente sull’Europa, con una nuova ondata di profughi dall’Ucraina.
Il governo di Volodymr Zelensky stava valutando, ad esempio, l’ipotesi di cancellare l’indicizzazione delle pensioni all’inflazione. Cosa che avrebbe spinto migliaia di anziani ucraini sotto la soglia di povertà. Senza questi aiuti, l’Ucraina sarebbe poi stata costretta a emettere titoli di Stato a interessi altissimi, innescando una spirale di indebitamento. Gli ulteriori 50 miliardi Ue, inoltre, ridurranno il rischio che l’Ucraina debba stampare moneta per rifinanziare il proprio bilancio, cosa che avrebbe aumentato ulteriormente l’inflazione.
Niente armi a Kiev
La prima tranche da 4,5 miliardi di aiuti all’Ucraina arriverà a marzo. Si tratta già di una cifra importante, se si tiene conto che tra aiuti militari e non, in due anni l’Unione ha garantito a Kiev circa 70 miliardi di fondi. Grossomodo lo stesso importo erogato dagli Stati Uniti. Questa prima rata del nuovo fondo sarà erogata in un momento di estremo bisogno per Kiev. A marzo il governo ucraino – sostiene il sito Euractiv – avrebbe letteralmente finito i soldi.
Il dettaglio non è di poco conto, e spiega come mai questi 50 miliardi arriveranno all’Ucraina sotto forma di 33 miliardi prestiti a tassi irrisori e 17 miliardi di sussidi a fondo perduto. Altro dettaglio rilevante è il fatto che i 50 miliardi di euro del nuovo fondo non potranno essere utilizzati dall’Ucraina per comprare armi. Lo prevede un vincolo europeo. I nuovi aiuti serviranno allo stato ucraino per pagare pensioni e stipendi, per forniture mediche e mantenere a galla la pubblica amministrazione nei prossimi quattro anni. Questa è la stima fatta da Bruxelles al momento di valutare l’importo per Kiev.
Cosa ha guadagnato Orban
Quella che si preannunciava come un’epica resa dei conti tra Orbán e gli altri 26 leader dell’UE, alla fine, non si è mai materializzata. I leader europei sono tornati a Bruxelles giovedì per convincere il dominus ungherese a fare marcia indietro. Così il veto ai fondi per l’Ucraina è stato ritirato. Ma a quale prezzo? Sicuramente, la politica del rischio calcolato di Orban ha portato al limite i leader europei, e in particolare la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, in prima fila nel sostegno all’Ucraina.
Orbán è ormai riconosciuto come il principale antagonista interno dell’UE. Non è semplice capire cosa abbia guadagnato l’Ungheria di preciso. Secondo alcuni dei principali siti europei, è probabile che Orban, in cambio del via libera agli aiuti all’Ucraina, abbia chiesto di sbloccare i fondi europei di Coesione per l’Ungheria. Parliamo di 20 miliardi che erano stati per via delle innumerevoli violazioni dello stato di diritto da parte di Budapest.
La vittoria di Pirro di Orban e dell’Ucraina
Secondo altre testate, invece, l’Ungheria ha ottenuto l’opportunità di ridiscutere di questi aiuti all’Ucraina una volta all’anno nel Consiglio europeo. Non si tratterebbe dunque di un’altisonante vittoria che Orban possa rivendicare in patria. Il sito di news Politico precisa come l’Ungheria in realtà non avrà alcun potere di veto sui fondi all’Ucraina. E’ prevista solo la possibilità di proporre una discussione in sede di consiglio. Tutte queste resistenze di Orban – dall’Ucraina, passando per l’adesione alla Nato della Svezia – stanno minando i rapporti con l’Ue. “I rapporti tra Orbán e la commissione si erano completamente interrotti. Tra lui e von der Leyen non c’era alcuna fiducia”, ha dichiarato a Politico una fonte di Bruxelles. Per alcuni analisti, Orban mirerebbe a mettersi a capo della fronda di estrema interna alle istituzioni europee dopo il voto di quest’estate. Un azzardo, che rischia di aggravare l’isolamento di Orban in Europa.