Sono 1.093 le operazioni di fusione e acquisizione chiuse nel 2021 in Italia per un controvalore che sfiora i 96 miliardi di euro, tanto da definirlo il miglior anno dalla crisi finanziaria del 2008. È quanto emerge dal rapporto curato dalla società di consulenza KPMG.
Di questi deal, il 18% ha riguardato i financial services e il comparto assicurativo, sebbene, secondo le dichiarazioni di Giuseppe Latorre, partner di Kpmg, il settore dei servizi finanziari si appresta nel 2022 a tornare “protagonista indiscusso del mercato”. In generale per l’anno appena iniziato, la pipeline di operazioni annunciate ma non finalizzate sfiora i 40 miliardi di controvalore.
M&A Italia: tra i servizi finanziari, il paytech la fa da padrone
Negli ultimi 12 mesi sono stati finalizzati 67 deal per 16,8 miliardi di euro. Il 16 dicembre è stato annunciato l’atto di fusione di Sia in Nexi, dopo l’acquisizione di Nets con la conseguente creazione di un player paytech destinato a giocarsi il ruolo di leader su scala europea con una capitalizzazione superiore ai 15 miliardi di euro. Questo a riprova del dinamismo nel settore dei pagamenti che vede in Nexi un consolidatore a livello domestico e internazionale.
Sono proseguiti anche gli investimenti dei principali istituti bancari nei capitali di società che gestiscono piattaforme fintech, a partire da Valsabbina che ha acquisito partecipazioni in Prestiamoci, Business Innovation Lab e CardoAI.
Non sono da meno le recenti offerte presentate da CR Bolzano su Civibank, l’offerta di Bper su Carige e le aspettative sulla nascita del cosiddetto terzo polo, sebbene l’AD di Banco BPM, Giuseppe Castagna in occasione della presentazione del piano industriale al 2024 a proposito del risiko bancario ha escluso una possibile fusione con Mps perché “troppo grande” e con Carige perché “troppo piccola”: )
Assicurazioni e M&A: le banche trainano
Tra le tendenze rilevate dal rapporto di KPMG si segnala quella al consolidamento in ambito assicurativo, fra i più redditizi in Europa. In particolare si fa menzione all’opa di Cattolica Assicurazione da parte di Assicurazioni Generali (che ha acquisito anche il business assicurativo di Axa Insurance in Grecia per 165 milioni di euro) e all’operazione che ha visto il gruppo Intesa Sanpaolo rilevare l’80% di AvivaVita da Aviva Plc per 453 milioni di euro e di Cargeas Assicurazioni da Bnp Paribas per 390 milioni di euro.
Si tratta di una tendenza tutta italiana, ovvero la capacità che ha l’assestamento bancario di spingere anche l’M&A in ambito insurance.
Come rilevato da Francesco Stella, socio corporate dello studio legale Hogan Lovells in Italia ci sono però diversi fattori che hanno spinto l’attività di fusioni e acquisizioni nel settore assicurativo e, dopo la prima fase di incertezza, la crisi pandemica ha finito per agire come acceleratore delle dinamiche di mercato.
Assicurazioni e M&A: tassi bassi e Brexit spingono il settore
Tra i key drivers che hanno premuto in questa direzione individuati da Stella figurano: i tassi di interesse estremamente bassi, che erodono i margini e costringono le compagnie vita a ristrutturare la loro offerta di prodotto; i requisiti patrimoniali post Solvency II, che spingono a utilizzare l’M&A come fattore di ottimizzazione del capitale; la Brexit, che impone agli assicuratori britannici di riconsiderare la loro strategia in Europa; la digitalizzazione, che richiede livelli di investimento così elevati da risultare sostenibili solo se combinati con dismissioni.
Questi trend hanno trovato terreno fertile in Italia. Basti pensare all’uscita di Aviva dal mercato nostrano con la parte danni acquisita da Allianz e la parte vita acquisita da Cnp. Mentre da un lato il contesto italiano è stato percepito da alcuni grandi player internazionali (come appunto Aviva) come non più strategico, dall’altro figurano compagnie, come Allianz e Cnp, pronte a investire su di un mercato che, rispetto ai principali Paesi europei, presenta mediamente un potenziale superiore da sfruttare in termini di copertura assicurativa (soprattutto nei rami danni).
Assicurazioni e M&A: il ramo vita tra i più ambiti
Altro deal riguarda la vendita di Amissima Assicurazioni da parte di Apollo a Hdi-Talanx, mentre su Amissima Vita ha messo gli occhi GamaLife, piattaforma di buy and build focalizzata sulle assicurazioni vita e controllata da Apax Partners, che ha ottenuto l’esclusiva a trattare. Con l’obiettivo di costituire un nuovo polo europeo nel settore assicurativo, GamaLife era tra i pretendenti anche di Eurovita, gruppo insurance specializzato nel ramo vita, ma poi bloccata da Cinven.
Nel mercato italiano, poi, continua a esistere un cospicuo numero di piccole compagnie fortemente specializzate e senza un azionariato particolarmente solido. Per loro, la spinta a vendere può essere forte.
Per alcune c’è la possibilità di approdare alla quotazione attraverso una business combination con una Spac dedicata al settore, come era successo nel 2018 a Net Insurance attraverso Archimede, primo esempio di un nuovo modello di Spac voluta da Andrea Battista (ex Ceo di Eurovita ceduta a Cinven, prima operazione di private equity nel comparto assicurativo in Italia).
Per altre, può manifestarsi l’interesse di qualche player insurance intenzionato a completare la propria offerta di prodotto o di qualche operatore finanziario che voglia creare valore operando sui costi e razionalizzando l’organizzazione.
Insurtech a quota 280 milioni, ma non basta
Anche dall’Insurtech è lecito attendersi di più nel futuro prossimo. L’anno appena concluso ha segnato un record per il segmento con 280 milioni di euro di investimenti in Italia, ovvero +460% rispetto al 2020. I dati sono quelli prodotti dall’Investment Index che Italian Insurtech Association ha realizzato in collaborazione con l’Osservatorio Fintech e Insurtech del Politecnico di Milano. Anche i numeri del quarto trimestre, con 140 milioni di euro di investimenti, confermano la tendenza di crescita.
A trainare il settore sono stati gli investimenti in startup, sviluppo di progetti Insurtech da parte di compagnie, intermediari tech e digital player, progetti di collaborazione su crossover digitali. Tuttavia, il volume degli investimenti in Italia risulta ancora insufficiente rispetto ai vicini europei. Infatti, la stima degli investimenti in Insurtech da parte della Francia per il 2021 è di 1,3 miliardi di euro, mentre Gran Bretagna e Germania arriveranno a superare 1,5 miliardi di euro.
Insurtech, obiettivo 1 miliardo al 2023
Secondo lo studio, la pandemia ha trasformato il settore assicurativo, secondo tre direttrici: ha aumentato tra i consumatori la consapevolezza sull’importanza di proteggersi (salute, reddito) e la percezione di utilità della industry assicurativa, accelerandone la domanda; ha fatto crescere l’interesse sull’offerta, specialmente quella digitale e il digitale non è più considerato solo un canale distributivo, ma è diventato un abilitatore di nuovi servizi e prodotti assicurativi.
Forti di questa considerazione, l’auspicio di IIA è di aumentare gli investimenti in insurtech dai 50 milioni del 2020 a 1 miliardo di euro nel 2023 attraverso la creazione e acquisizione di competenze digitali da parte di tutti gli operatori della filiera, maggiori sperimentazioni e collaborazioni, creazione di poli insurtech e sviluppo di un modello open.
Insurtech e nuovi trend
Tra i principali trend che potranno spingere il settore secondo l’Italian Insuterch Association e il suo Presidente, Simone Ranucci Brandimarte, figurano: mobilità, nuovi ecosistemi, embedded insurance, digital bancassurance e utilizzo dei dati.
Lo sviluppo di prodotti assicurativi dovrà stare al passo con il mondo degli spostamenti alternativi come la micro-mobilità urbana e la sharing economy. A questo proposito, EY e IIA avevano realizzato un rapporto “Move to the future: la mobilità del 2031” proprio per approfondire come la mobilità e l’industria assicurativa evolveranno nei prossimi dieci anni.
È previsto sempre per il 2030 che l’assicurazione del futuro varrà dieci milioni di euro di premi solo in Italia e attraverso nuovi ecosistemi, nuove offerte oggi non presenti relative a bisogni assicurativi che emergeranno con l’evolversi di settori come la space economy, gli eSports, le criptovalute o le nuove piattaforme di socializzazione come il Metaverso promesso da Facebook.
Aumenteranno anche i player e l’implementazione di servizi assicurativi integrati nei flussi di vendita e di presentazioni di beni e servizi terzi, la cosiddetta embedded insurance. Secondo i dati dell’Italian Insurtech Association, a giugno 2021 si contavano già 130 player (rispetto ai 60 di soli 12 mesi prima). Un numero che è destinato a crescere anche nel 2022, quando ad incrementare sarà anche la presenza di prodotti assicurativi integrati nell’offerta online delle banche, dove non sono ancora disponibili le polizze. In Italia, nel 2021, si contavano circa 10 banche con polizze assicurative digitali, ma per il dicembre 2022 IIA si aspetta che la quota arrivi a 50.
Infine attraverso l’utilizzo dei dati e di modelli predittivi generati in questi anni, si potranno creare prodotti sempre più personalizzati in base alle esigenze del cliente. Ad esempio, si potranno fornire polizze sportive o salute in linea con le condizioni dell’utente attraverso la tecnologia, la connessione, l’integrazione con l’IoT e l’elaborazione di tutti i dati di cui si dispone.