Perchè questo articolo potrebbe interessarti? Lo scoppio della guerra in Ucraina e l’aumento del prezzo delle risorse energetiche hanno posto il tema dell’autonomia energetica in cima alle agende di tutti i governi. L’Italia ha buone potenzialità ma, per raggiungere la completa autonomia in campo energetico, deve cambiare marcia. Ecco come il nostro Paese può trasformare la sua “politica energetica del possibile” in una strategia reale e concreta.
Dall’utopia alla realtà
Puntare sulle energie rinnovabili, rispolverare il tema del nucleare, ridurre gli sprechi e raggiungere così la tanto agognata autonomia energetica. L’Italia può davvero riuscire in questa impresa? E, soprattutto, nel caso in cui dovesse riuscirci, quanto tempo dovrà passare prima che il “miracolo” si trasformi in realtà? È possibile farsi un’idea analizzando i numeri e le statistiche. Certo è che, considerando che quello italiano risulta essere uno degli Stati con la più bassa autonomia energetica d’Europa, la strada è lunga e in salita.
Le potenzialità dell’Italia
Lo studio Verso l’autonomia energetica italiana: acqua, vento, sole, rifiuti le nostre materie prime, realizzato da The European House – Ambrosetti in collaborazione con A2A, ci fornisce un quadro esauriente. L’Italia produce sul proprio territorio appena il 22,5% dell’energia consumata. Molto poco, visto che la media europea si attesta intorno al 39,5%. Nella classifica generale dell’Ue, il nostro Paese è quintultimo, davanti soltanto a Malta (2,7%), Lussemburgo (5%), Cipro (7,2%) e Belgio (22,4%). Eppure c’è anche un aspetto positivo da sottolineare che, tuttavia, non è stato implementato a dovere. Nel periodo compreso tra il 2000 e il 2019, l’Italia risulta uno dei Paesi più virtuosi considerando il miglioramento dell’autonomia energetica, aumentato di ben nove punti percentuali. Giusto per farsi un’idea, l’aumento italiano equivale al più del doppio di quello francese (3,7 punti percentuali) e a più del quadruplo rispetto a quello spagnolo (1,8 punti percentuali).
Le ragioni di questa crescita risiedono nello sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili. Nell’Unione europea, l’Italia è al secondo posto per disponibilità di queste fonti, traducibili in fruibilità di vento, acqua e sole sul territorio. Sulla carta, dunque, Roma avrebbe tutte le potenzialità per fare il grande salto. In che modo? Valorizzando, appunto, le fonti energetiche sul territorio. Dal report sopra citato, emerge che valorizzare le opportunità di sviluppo legate ad acqua, vento, sole e rifiuti consentirebbe quasi di triplicare l’autonomia energetica italiana (fino al 58,4%). Si tratterebbe di totalizzare 35,9 punti percentuali in più rispetto ad oggi e quasi 4 volte l’incremento registrato negli ultimi 20 anni.
La politica energetica del possibile
Il conflitto in Ucraina ha posto al centro del dibattito la vulnerabilità del sistema energetico europeo e italiano, strettamente legata all’importazione da Paesi terzi. Basti pensare che il 77,5% di energia importata in Italia e il 60,5% media UE-27 proviene da fornitori esterni. Da questo punto di vista, aumentare la produzione domestica e l’efficienza energetica sono le due principali leve per proiettarsi verso l’autonomia energetica. Per quanto riguarda l’energia nucleare, secondo il Renwable Energy Report 2022 realizzato dal Politecnico di Milano, questa energia produrrebbe emissioni di Co2 eq inferiori a tutte le altre fonti considerate. Bisogna però considerare che causa un impatto superiore alle fonti rinnovabili in termini di ionising radiation, e che la sua diffusione è limitata da alcuni ostacoli, tra cui l’accettazione pubblica, gli alti costi iniziali e lo smaltimento delle scorie radioattive.
Concentrandoci sulle rinnovabili, in Italia, nel 2021, la nuova potenza ottenibile da queste fonti è stata di 1.351 MW, oltre il 70% della crescita rilevata nel 2020 (790 MW). Il fotovoltaico guida la classifica delle installazioni con 935 MW (+30% rispetto al 2020). L’opportunità di sviluppo insito nello sfruttamento dell’energia solare è pari a 105,1 GW addizionali, ovvero circa 5 volte la capacità installata odierna. Con 404 MW di nuove installazioni, l’eolico è tornato ai valori pre pandemia con una crescita 1,5 volte maggiore rispetto al valore del 2020. La sua valorizzazione abilita un incremento di potenza di 21,1 GW, quasi 2 volte la capacità attuale. Infine, si aggiungono 11 MW di idroelettrico. La valorizzazione di questa risorsa abilita un incremento della potenza di 3,3 GW (concentrata in Lombardia, Trentino A. A. e Piemonte), oltre il 20% della capacità idroelettrica oggi installata.