Lavorare da casa all’ombra del Monte Bianco, a Courmayeur, potrebbe sembrare un sogno. Ma anche un’opportunità di business per la località montana, che ha messo nero su bianco l’idea sul “Manifesto dello smart working etico”. Se i turisti sono assenti per ovvie ragioni pandemiche, la cittadina può quindi rifarsi ospitando smart worker alla ricerca di una nuova sede temporanea per il loro lavoro.
Ma non è solo questo, come spiega il sindaco Roberto Rota: “Non si tratta solo di tamponare il calo di turisti dovuto alla pandemia, quanto di agire in una prospettiva a lungo termine”. L’obiettivo è di “contribuire all’affermazione di un modello turistico differente, più in linea con i nostri valori”, che sia quindi “etico” e attento alla qualità della vita e dell’ambiente. “Per questo, come comunità, abbiamo preso posizione: lo smart working è la via maestra da percorrere per migliorare lo stile di vita, ritrovare equilibrio e armonia in una dimensione come la montagna”.
Le location
La proposta include tutti i servizi essenziali a questo tipo di professionisti, ma in versione montanara deluxe: c’è lo chalet alpito dell’hotel “Auberge de la Maison” per chi vuole privacy e silenzio; e come dir di no alla work station dell’hotel “Pavillon”, a 2200 metri d’altezza, raggiungibile via cabina panoramica; salendo ancora, arriviamo ai 3400 metri della stazione di Punta Helbronner, dove concedersi una pausa pranzo sulla terrazza circolare che si affaccia sui picchi più maestosi delle Alpi.
Non una proposta per tutti, certo, ma l’obiettivo è di attirare il tipo di lavoratore e professionista disposto a tutto pur di “staccare” e concedersi uno smart working atipico. Tra i firmatari del “Manifesto”, oltre al sindaco Rota, gli operatori turistici, i maestri di sci e le guide alpine. Tutte realtà gravemente colpite dalla pandemia, che quindi sono alla ricerca di nuovi approcci alla vita di montagna, al di là del turismo.