Perché leggere questo articolo: Il Portogallo di Antonio Costa mostra che esiste una via oltre rigore e austerità. Premiata con forza anche dall’agenzia di rating Moody’s. Ora però il Paese aspetta la sfida delle urne
Il debito? Non necessariamente è una catena. Il “giudizio dei mercati”? Non si sposa necessariamente con il disastro sociale e l’austerità. Istanze di sviluppo radicali? Non sono per forza associate a spese pazze. Su questo giudizio ha costruito i suoi risultati il Portogallo del premier uscente Antonio Costa, protagonista nei mesi scorsi suo malgrado di una kafkiana vicenda giudiziaria che ha accelerato la fine della legislatura.
Le elezioni in arrivo in Portogallo
Non è detto, però, che l’eredità positiva degli esecutivi possa favorire il Partito Socialista di Costa nell’imminente appuntamento elettorale che il Portogallo vivrà domenica 10 febbraio. Nel quale i socialisti, guidati dall’ex ministro delle Infrastrutture Pedro Nuno Santos, sfidano la rimonta del centrodestra dell’Alleanza Democratica, guidata da Luis Montenegro. Il 51enne deputato di Porto mira al governo e a scalzare i socialisti dopo otto anni. Ma per farlo dovrà, con ogni probabilità, raccogliere i voti dell’ultradestra di Chega, alleata in Europa alla Lega di Matteo Salvini.
I sondaggi danno i socialisti destinati a perdere oltre un quarto dei propri voti: dal 41% del 2022 sono dati in discesa al 27-29%. Il Psd e il suo alleato minore, il Partito Popolare cristiano-democratico e liberale, sono dati sommati in salita dal 29,1% del 2022 al 32-33%. Mentre per Chega e il suo leader André Ventura si attende un boom: dal 7% la formazione euroscettica, nazionalista e antimigranti è data in ascesa al 16-17%.
Le sfide del Paese dopo Costa
Come ha ricordato Politico.eu, “gli elettori sembrano essere stanchi da otto anni di governo socialista e scettici sul fatto che Santos – che si è unito al partito all’età di 14 anni, ne ha guidato l’ala di sinistra radicale per anni e ha prestato servizio in tutti i gabinetti di Costa fino alle sue dimissioni l’anno scorso” possa guidare il Paese. Sull’ex ministro pesa, inoltre, la polemica “sull’indennità di fine rapporto di mezzo milione di euro che un segretario di stato ha ricevuto dalla compagnia aerea statale TAP, che il suo ministero supervisionava”. Insomma, per l’opinione pubblica Santos è ritenuto un leader controverso e non all’altezza dei risultati del suo predecessore.
Del resto, per il Portogallo le notizie più belle degli ultimi mesi sul mandato degli esecutivi di Costa sono arrivate da Moody’s. La prestigiosa agenzia di rating americana ha infatti alzato a novembre ad A3, di due livelli, il rating del Portogallo promuovendo l’agenda economica del premier socialista, da anni assieme allo spagnolo Pedro Sanchez il principale rivale dell’austerità in Europa.
Moody’s promuove il Portogallo. E apre una nuova fase politica
Moody’s ha premiato il fatto che il governo di Lisbona ha saputo coniugare bilanciamento della crescita, sostegno alle frange più fragili della popolazione e lotta al deficit. Anzi, dopo anni di rafforzamento del sistema-Paese senza fare austerità il governo ha addirittura ottenuto un bilancio in avanzo. La finanziaria portoghese del 2024 presenta previsioni in decrescita sull’espansione del Pil (dal +2,2% del 2023 al +1,5% del 2024), ma mette nero su bianco una doppietta di avanzi di bilancio (+0,8% nell’esercizio di bilancio passato e +0,2% nel 2024) che porteranno a far calare sotto la soglia critica del 100% il rapporto debito/Pil. Destinato a contrarsi dal 103 al 98,9% del 2024, avviando una sostanziale traiettoria di rientro verso i parametri europei.
Moody’s ha dichiarato: “La crescita robusta e i bilanci sostanzialmente in pareggio significano che l’onere del debito continuerà a scendere a uno dei ritmi più rapidi tra le economie avanzate”. Il Portogallo, lo ricordiamo, ha deciso di porre fine al “turismo” dei pensionati stranieri bloccando la possibilità di arrivare nel Paese dall’estero a partire dal 2024 con condizioni fiscali agevolate, con l’obiettivo di bloccare l’inflazione e la bolla immobiliare nelle aree più periferiche del Paese.
Questo ha rappresentato un suggello importante ai risultati di Costa. Ma aperto anche spazio per nuove domande politiche: dalla decrescita delle tasse invocata dal Psd all’emergere di tematiche securitarie come quella di Chega, il cambio di orientamento dell’elettorato è figlio di una società in cui non è solo la preoccupazione sul futuro economico del Paese a farla da padrona.
I risultati del campo largo progressista
Quel che resta, dopo anni, è comunque un’eredità che sul fronte economico appare positiva per un Paese che un decennio fa era nel mirino della Troika per l’aggiustamento strutturale del suo debito. La crescita, ha sottolineato Moody’s, è il frutto di un decennio di politiche definite equilibrate. Il Partito Socialista di Costa ha governato dal 2022 in solitaria dopo sette anni di alleanze programmatiche con le forze radicali di stampo progressista: il Blocco di Sinistra e l’alleanza tra i Verdi e i Comunisti.
Il “campo largo progressista” in versione lusitana ha portato all’incasso in sette anni l’aumento del salario minimo mensile da 589 a 616 euro al mese, l’abbattimento da 40 a 35 ore dell’orario di lavoro, lo stimolo all’imprenditoria giovanile. A cui si sono aggiunti l’abbattimento dell’Iva sulle strutture turistiche e l’agevolazione fiscale a start-up e incubatori tecnologici.
La robusta crescita di Lisbona
Misure che hanno contribuito, prese nel loro complesso, ad alzare il tasso di occupazione da meno del 49 a oltre il 56% della forza lavoro e ad alzare il Pil da 199 a 253 miliardi, una crescita cumulata del 27%, dal 2015 a oggi. Contando, in questa fase, anche l’era pandemica e le conseguenti distorsioni recessive. Il rapporto debito/Pil ne ha beneficiato: il calo è stato da oltre il 127% di dieci anni fa al possibile scollinamento di “quota cento” a partire dal prossimo esercizio di bilancio.
Morale della favola? Come anche la limitrofa Spagna insegna, il segreto per abbattere il rapporto debito/Pil è un’incisiva azione a favore del denominatore. Passante per il rilancio dei consumi, degli investimenti, della lotta alle disuguaglianze. Un passaggio analogo a quello compiuto in Spagna, ove la crescita del mercato del lavoro ha trainato sicurezza economica, consumi, opportunità di lavoro e imprenditoria. Costa si avvia alle elezioni di marzo col suo partito “ripagato” da Moody’s per la crescente sicurezza economica del Paese.
Il Portogallo verso il voto e i piani in sospeso
La caduta del governo e lo scioglimento anticipato del Parlamento di Lisbona hanno comunque interrotto lo sdoganamento di alcune politiche che dovranno essere chiarificate per capire in che misura il governo potrà, in futuro, proseguire ulteriormente su questo sentiero.
Il Portogallo vuole incassare 1 miliardo di euro, una quota che da sola vale lo 0,4% del Pil, dalla vendita del 51% della compagnia aerea nazionale Tap. Quest’ultima ha toccato gli utili per la prima volta dopo anni nel 2022 e tramite la sua privatizzazione a favore del consorzio fondato da British Airways e Air France-Klm Costa mirava a sdoganare investimenti privati nel Paese che il governo non poteva permettersi per renderlo hub dei trasporti, del turismo, dei collegamenti transcontinentali. Ora il piano è, comprensibilmente, in stallo.
Le miniere nel futuro del Portogallo?
Al contempo sono in stallo i progetti per lo sviluppo da parte dell’impresa mineraria Savannah Resources, quotata a Londra, di una miniera di litio a Barroso, nel nord del Paese, con cui si punta a produrre metallo per fornire batterie a 500mila auto elettriche europee ogni anno in una località 145 km a nord di Porto, seconda città del Paese.
Assieme al progetto per la miniera di litio a Montalegre, al confine con la Galizia spagnola, dove la concessione è detenuta dalla portoghese Lusorecursos, questo progetto può contribuire all’industrializzazione del Portogallo in un settore critico. Tra pressioni ambientaliste nei territori, incertezze politiche e futuro istituzionale del Paese in bilico numerosi nodi restano da sciogliere.
Ma la lezione politica del Portogallo, in cui la competizione tra Psd e socialisti si è svolta in un clima di sostanziale fair play, è chiara: chi arriverà dopo Costa si troverà a dover costruire su un’eredità solida, non a lottare per smantellare l’esistente come accade in altri contesti. E, soprattutto, potrà agire con un respiro politico più ampio.
Questa, sostanzialmente, la lezione di un modello che mostra l’esistenza di un’altra via allo sviluppo in Europa oltre quella del rigore è da tenere a mente. Specie in una fase in cui in Unione Europea si discute del futuro del rigore e del Patto di Stabilità pronto a tornare, a Lisbona chi vincerà potrà guardare al futuro nell’ultimo test nazionale di un voto europeo prima delle Europee. E anche questa è una novità.