Benetton? Chiuso. Stefanel? Serrande abbassate. Fossil? Vetrine buie. Questa è Milano, a trenta giorni dalle riaperture. Una delle città più famose al mondo per la moda, presenta uno scenario desolante, anche nelle zone che da sempre la contraddistinguono come conseguenza della crisi economica post Covid.
L’Italia sta provando a ripartire. Tra vaccini, zone gialle, riaperture e allentamento delle restrizioni, le grandi città si stanno rimettendo in moto, ma con evidenti strascichi di quello che è stato un duro colpo per l’economia e il commercio italiano. Milano ne è l’esempio. Il capoluogo lombardo, una delle città più importanti del Belpaese, a poche settimane dal “libera tutti” e nelle zone più famose per moda e shopping, presenta un quadro non molto promettente.
Crisi economica post Covid: per molti negozi la pandemia è stata fatale
La voglia di normalità è sicuramente tanta, specialmente con l’arrivo della bella stagione. Ma le persone che appena possono si riversano nelle strade “in” della capitale meneghina, si trovano a dover fare i conti con uno scenario insolito, scenario di una Milano diversa, meno viva e fatta di molte serrande abbassate e cartelli “in vendita/in affitto”.
Via Torino
Il nostro tour inizia in un pomeriggio feriale in Via Torino, una delle arterie dello shopping milanese, la quale sfocia in Piazza del Duomo. Si respira aria di normalità, o meglio, di voglia di normalità. La via non è poi così vuota, e tra molti giovani appena usciti da scuola, qualcuno che ha appena finito la giornata lavorativa in ufficio e -piacevole sorpresa- qualche turista, il tutto fa sperare. Purtroppo però qui, dove proliferano anche moltissimi negozi dello “shopping low cost”, si avvertono i postumi dei lunghi lockdown. Una decina di locali sono infatti chiusi. Colpiscono le quattro grandi vetrine che prima esibivano gli originali articoli per la casa di Tag store. Stessa sorte è toccata a Kiehl’s, nota boutique di cosmetici americana. Il negozio è buio e le insegne sono coperte da plastica nera. Guess, chiuso da tempo, ha rialzato le serrande quando in tanti lo davano per spacciato.
Piazza Duomo
Giunti alla fine della via ci si immerge nella bellezza di piazza del Duomo dove, svoltando a destra e percorrendo pochi metri, la storica azienda Benetton da anni sotto i portici, ha lasciato soltanto una lunga fila di vetrine anonime. Il famosissimo gruppo di abbigliamento veneto ha infatti chiuso il suo flagship store nel centro di Milano per aprire realtà più piccole, a causa della forte crisi dovuta alla pandemia che gli ha causato una perdita netta di 250 milioni di euro nel 2020.
Galleria Vittorio Emanuele
Superata l’immensa e storica piazza più famosa della capitale lombarda, si giunge alla Galleria Vittorio Emanuele, il salotto elegante della città dove, tra le vetrine lussuose delle grandi griffe italiane e internazionali, si alternano eleganti ristoranti, alcuni dei quali famosi in tutto il mondo. Ma è proprio qui, nel cuore pulsante del centro di Milano, che si percepisce più che mai il post Covid-19.
Entrando da Piazza Duomo, dopo pochi metri e sul lato sinistro, sei vetrine mostrano un paio di locali vuoti. Uno di questi era Stefanel, l’altro Massimo Dutti – marchio di abbigliamento facente parte del gruppo Inditex – il quale si è visto costretto a lasciare il cuore del capoluogo meneghino per via della crisi. Di fronte, la saracinesca abbassata del negozio di borse Oxus, dove un piccolo cartello attaccato con lo scotch sulla vetrina segnala: “Il negozio rimarrà chiuso”. Proseguendo verso Piazza della Scala, un’altra saracinesca. Lì c’era Armani che, si diceva, avrebbe dovuto traslocare nel maxi spazio – ancora vuoto e situato nel braccio della galleria che si affaccia su via Silvio Pellico – prima occupato da Tim.
Ma i negozi non sono gli unici a soffrire la crisi, perché nella passeggiata coperta più famosa della città, anche alcuni ristoranti hanno dovuto mollare la presa. Proprio come Il Salotto di Milano, di cui si possono tristemente osservare i locali vuoti.
Corso Buenos Aires
La situazione sembra leggermente diversa in corso Buenos Aires, l’importantissima strada commerciale milanese con oltre 350 punti vendita e un fatturato quotidiano complessivo tra i più alti al mondo. Circa centomila persone ogni giorno passeggiano per questa via. Pochi sono i locali serrati, ma si tratta di negozi noti e, solitamente, con un’affluenza di clientela non indifferente.
Iniziando da Porta Venezia, spiccano le tre grandi vetrine vuote del locale che prima ospitava Antony Morato, brand di abbigliamento maschile. Proseguendo, sullo stesso marciapiede, non si trova più Zuiki, negozio di abbigliamento famoso per la sua proposta variegata ma super conveniente. Fino a non molto tempo fa, questo vantava ben sette vetrine, le quali oggi annunciano la prossima apertura di Lama Optical, catena di ottica rivenditrice di famosi marchi di occhiali da sole e da vista. Di fronte, si scorge ancora l’insegna di Camaïeu, negozio di moda femminile, che sulle vetrate riporta dei cartelli blu con scritto in bianco “affittasi”, proprio come Blukids, marchio di abbigliamento per bambini. Lì vicino, i locali che ospitavano Fossil e Parfois – noto brand di accessori femminili-, sono serrati e con le vetrine oscurate.
Situazione analoga anche nelle piccole vie limitrofe, con negozi chiusi e locali bui, e questo è solo un piccolo spaccato di quella che è la situazione nelle vie centrali e storiche di Milano. Nonostante tutto però, la parvenza di normalità, data anche dalle recenti aperture di musei, cinema e teatri, ha portato una ventata di ottimismo. A questo punto quindi, non ci resta che aspettare … e sperare.