Intesa San Paolo può essere definita, sinteticamente, come l’ultimo grande potentato privato di caratura internazionale rimasto nel contesto italiano. La graduale annessione di Cariplo nel perimetro di Intesa rafforza il gruppo anche come “mecenate” culturale e come protagonista sul triangolo Roma-Milano-Torino su cui si regge la finanza nazionale.
Banca e “polmone” economico, la banca di Ca’ dei Sass è oggigiorno proiettata verso dimensioni difficilmente raggiungibili da altre banche nazionali in breve periodo. Con oltre 4.200 filiali sparse in tutta l’Italia, 807 in Europa, 2 in America, 8 in Asia, 1 in Oceania e 176 in Africa Intesa è presente in ogni continente.
Intesa, una presenza internazionale strategica
Il network costruito da Intesa San Paolo negli ultimi anni è tanto radicato sul territorio italiano, quanto esteso in campo internazionale. L’istituto di credito torinese può infatti vantare una presenza internazionale strategica nelle aree in cui si registra il maggior dinamismo delle imprese made in Italy, come Stati Uniti, Brasile, Russia, India e Cina. Stiamo insomma parlando di un leader italiano dotato di una dimensione europea, protagonista attivo nel sostegno all’economia, nella promozione della sua immagine come perno di cultura d’impresa, nell’innovazione nonché nel fornire supporto agli attori finanziari nazionali.
Una storia di consolidamento
Intesa Sanpaolo nacque ufficialmente il primo gennaio 2007, in seguito alla fusione tra Sanpaolo IMI e Banca Intesa. Il primo dei due, Sanpaolo Imi, vede luce nel 1998 dall’unione dell’Istituto Bancario San Paolo di Torino – fondato nel 1563 dalla Compagnia di San Paolo – e dall’Istituto Mobiliare italiano; più complesso il percorso di Banca Intesa, nata nel 1998 dall’integrazione del Banco Ambroveneto e Cariplo.
Risultato: ha preso forma il maggiore gruppo bancario presente in Italia e un player stabilmente posizionato tra i primi venti dell’area euro. Al 30 novembre 2021, il Gruppo ha fatto registrare una capitalizzazione di mercato pari a 41,1 miliardi di euro e un totale attivo di 1.071.418 milioni di euro.
La composizione dell’azionariato di Intesa Sanpaolo
Essendo una società per azioni, l’azionariato di Intesa Sanpaolo risulta così composto, prendendo in esame soltanto i titolari di quote superiori al 3%: Compagnia di San Paolo (6,119%), BlackRock (5,005%) e Fondazione Cariplo (3,948%). Il gruppo, inoltre, controlla quote azionarie di molteplici soggetti, alcuni dei quali dotati di rilevanza strategica di primaria importanza. Citiamo Banca d’Italia (22,75%), Compagnia Aerea Italiana (27,49%), Autostrade Lombarde (55,78%), Autostrada Pedemontana Lombarda (17,37%) e Autostrade Bergamasche (30,01%).
Le sette business unit di Intesa Sanpaolo
Possiamo distinguere le attività del gruppo in sette business unit distinte.
La divisione Banca dei Territori è il cuore di Intesa Sanpaolo e rappresenta la rete commerciale dell’istituto sul territorio italiano. L’International Subsidiary Bank, che si trova in 12 Paesi, copre Europa centro-orientale, Nord Africa e Medio Oriente, mentre IMI-Corporate and Investment Banking è partner globale per istituzioni finanziarie e imprese, a livello nazionale e internazionale. Proseguiamo la lista con la divisione Fideuram – Intesa Sanpaolo Private Banking, che offre servizi di consulenza finanziaria, Asset Management – Eurizon Capital SGR, una società di risparmio gestito che investe in obbligazioni e società quotate, Insurance, che include varie compagnie di assicurazione del gruppo (tra cui Intesa Sanpaolo Assicura e Intesa Sanpaolo Vita); e Capital Light Bank – Intesa Sanpaolo RE.O.CO, incaricata di gestire sofferenze e attivi in vendita.
Prospettive sistemiche
Intesa San Paolo ha rafforzato la sua prospettiva sistemica dall’inizio della pandemia in avanti. Il gruppo guidato dall’ad Carlo Messina nel 2020 ha superato i 3,2 miliardi di euro di utile, sostenendo con forza i marosi della pandemia, e ha rafforzato il suo impegno il supporto all’economia reale, reso concreto da un “mini-Recovery” privato da 50 miliardi di euro erogati sotto forma di crediti per famiglie e imprese.
L’entusiasta endorsement a Draghi
Con Messina Intesa è diventata un attore presente con forza nelle dinamiche del potere: il manager classe 1962, entrato in Intesa nel 1998 come Dirigente Responsabile del Servizio Panificazione e Studi Bancari, è dal 2013 alla testa del consolidamento del gruppo. Messina a febbraio ha dato un anomalo endorsement entusiasta e convinto alla nomina di Mario Draghi alla presidenza del Consiglio, come a voler fare da portavoce alle aspettative del mondo produttivo del Nord con cui Intesa è strettamente legata ma anche della voce “americana” rappresentata dall’importante presidio di BlackRock nel capitale di Intesa.
Pnrr, mobilitazione di fondi per 400 miliardi di euro
Ad aprile il presidente della banca di Ca dei Sass, Gian Maria Gros-Pietro, intervenendo all’evento Milano Capitali organizzato da Class ha parlato di una mobilitazione di fondi per progetti legati al Piano nazionale di ripresa e resilienza che nei prossimi anni coinvolgerà 400 miliardi di euro: 120 miliardi saranno per le imprese piccole, 140 miliardi per quelle grandi e 140 miliardi per le famiglie. Un impegno titanico che testimonia la volontà di Intesa di pensare a progetti sistemici capaci di unire al Pnrr la programmazione strategica nazionale. Gros-Pietro e Messina puntano a far sì che il Pnrr diventi il piano delle filiere e dei distretti industriali, in un contesto in cui le banche avranno un ruolo fondamentale nel coinvolgere nei rivoli del Pnrr le circa 300 mila imprese interessate, specie nei settori costruzioni, tecnologia dell’informazione, trasporti, manifattura elettronica, energia. E Intesa è l’unica banca assieme a Cassa Depositi e Prestiti in grado di avere tale prospettiva operativa.
Il sostegno alle start up ed alle imprese italiane
Non a caso Ca’ dei Sass e Via Goito collaborano attivamente. Come a rappresentare, rispettivamente, il pilastro privato e quello pubblico della finanza nazionale. A luglio è è stata sottoscritta da CDP un’obbligazione senior unsecured preferred, della durata di 7 anni emessa da Intesa Sanpaolo del valore nominale di 1 miliardo di euro, destinata al credito alle imprese italiane, e la banca pubblica guidata da Dario Scannapieco ha più di recente fornito 10 milioni di euro al fondo Neva First Italia, nato a inizio dicembre nel quadro di Neva Sgr, il venture capital del Gruppo Intesa Sanpaolo, per sostenere la crescita di start-up attive nell’innovazione di frontiera.
La sinergia tra Intesa e Cdp
In sinergia con Cdp, inoltre, Intesa ha mediato sul fronte italiano la trattativa che ha portato Borsa Italiana in mano Euronext. Intesa Sanpaolo ha acquisito l’1,3% del consorzio Euronext nel quadro della scalata francese a Piazza Affari con la stessa modalità con cui Cdp Equity si è aggiudicata il 7,3%, ovvero partecipando a un aumento di capitale riservato.
La collaborazione con Sace
Un altro “braccio” dello Stato con cui Intesa collabora più da agente di una strategia nazionale che nelle modalità proprie delle banche private è Sace, azienda con cui il gruppo bancario leader del mercato italiano ha lanciato iniziative per consentire alle imprese italiane di accedere ai finanziamenti green e sviluppare campi come il turismo sostenibile.
Un “motore” culturale?
Intesa mira dunque a essere protagonista del mondo finanziario italiano ed europeo, e a consolidarsi come protagonista della vita pubblica del Paese anche presentandosi come motore culturale sia nei campi facenti riferimento più propriamente a rami collaterali del business sia nel contesto più ampio della società civile. Non è da sottovalutare il fatto che dopo il 2019, anno della fine della presidenza di Fondazione Cariplo di Giuseppe Guzzetti, Intesa abbia pian piano accentrato su di sé molte delle iniziative in tal senso: le lezioni di storia del professor Alessandro Barbero tenute al Grattacielo Intesa a Torino, diventate nel volgere di qualche mese”cultura di massa”, si sono affiancate all’avvicinamento a Limes, il cui analista Dario Fabbri ha realizzato un podcast per Intesa, e a Formiche, in collaborazione con la quale Intesa ha prodotto una serie dedicata all’intelligence e ai servizi. Promuovendo, in questi ultimi due casi, due centrali di informazione e analisi saldamente schierate nel campo dell’ortodossia atlantica (Formiche) o intente a costruire un nuovo consensus pubblico in ambito geopolitico proprio sulla scia della chiave interpretativa del filo-americanismo (Limes, e Fabbri in particolare).
Quali prospettive nell’ambito artistico-culturale?
Questo è da leggere in parallelo alla vicinanza di Intesa alle centrali di potere draghiane, saldamente legate agli Stati Uniti, e a gruppi come Cdp e Sace che in questa strategia sono centrali. Ma Messina può permettersi il rischio di subentrare a Cariplo anche laddove la fondazione un tempo “regina” della cultura a Milano si era dimostrata centrale e capace di muoversi, ovvero nell’ambito artistico-culturale? La domanda, apparentemente marginale, insegna molto sui destini del principale potentato bancario italiano. Divenuto esso stesso sistema di riferimento, il gruppo Intesa rischia di scambiare il contingente con il duraturo e , così facendo, impegnarsi non per consolidarsi come struttura in grado di macinare risultati ma piuttosto essere portavoce di un dato assetto di potere attuale.