Sony e i danni alla fedifraga nel video di Gigi D’Alessio
Questa volta gli amici della Sony l’hanno fatta grossa. E’ così che si sono visti costretti a pagare i danni alla signora ripresa in un video di Gigi d’Alessio, mentre sta mano nella mano, in una romantica serata napoletana, con un signore diverso da suo marito. Non è dato sapere cos’è successo la sera, a casa della sventurata, davanti al televisore. Sta di fatto che una relazione extraconiugale è diventata di dominio pubblico, in una zona nella quale il Dvd del cantante va a ruba. Le note della canzone “Oi nenna nè”, alla quale era collegato il videoclip, hanno messo in piazza una relazione sentimentale segreta. Per la Sony i danni non erano dovuti, perché si doveva presumere un consenso tacito. come avviene in caso di registrazioni di eventi che si svolgono in pubblico. I giudici la pensano diversamente. Quindi la Sony paga. E per quanto riguarda il danno patrimoniale, essendo la donna non nota, la cifra sarà quella che si presume avrebbe potuto chiedere per cedere l’immagine.
Termina la settimana del Black Friday, se Dio vuole
Se Dio vuole è finita la settimana degli acquisti selvaggi che hanno attraversato il Black Friday e il Cyber Monday. La corsa agli acquisti si è manifestata più ricca rispetto allo scorso anno, grazie anche alla semi libertà da Green Pass. Secondo l’Osservatorio eCommerce B2c di Netcomm e Politecnico di Milano, tra Black Friday (venerdì 26 novembre) e Cyber Monday (lunedì 29), gli italiani quest’anno hanno speso circa 1,8 miliardi di euro, ovvero il 21% in più rispetto al 2020. Per l’Osservatorio Confcommercio il 53,1% degli abitanti del Belpaese (uno su due), ha approfittato degli sconti del “Black Friday” e del “Cyber Monday” per acquistare i regali di Natale. E naturalmente ad aver approfittato delle offerte pre-natalizie sono state soprattutto le donne, tra i 18 e i 34 anni, abitanti al Centro e al Nord Est. Il web ha fatto il pieno (il 71,7% del totale), mentre i centri commerciali si sono accontentati (del 40,6%).
Auto elettriche: si diversifica l’offerta dei punti ricarica
Fino a qualche anno fa c’era solo la birra alla spina. Ora – e va per la maggiore – c’è pure l’auto alla spina: quella elettrica. Aspetto fondamentale di questa esperienza – scrive Il Sole 24 Ore – è il prezzo della ricarica e, se è vero che, secondo le statistiche, l’80% dei possessori di auto alla spina fa tutto in casa, è altrettanto vero che l’aumento delle vendite di auto ricaricabili (+528% le elettriche e +1.102% le ibride plug-in nei primi 10 mesi del 2021 rispetto allo stesso periodo del 2019) e del circolante (oltre 130mila) sta spingendo gli operatori a premere sull’acceleratore per allargare l’offerta di punti di ricarica sul territorio (ora pari a oltre 23mila colonnine pubbliche) e studiare nuove tariffe accompagnate da forme di pagamento sempre più chiare e semplici. Ecco perché, dopo la tariffazione al kWh, stanno tornando in auge l’abbonamento (anche ricaricabile) e la flat. Per l’operatore è uno strumento per conquistare e fidelizzare una clientela in continuo aumento e dunque sempre più segmentata, per l’utilizzatore è un modo per tenere sotto controllo i costi. In Italia, il più grande operatore rimane di gran lunga Enel X con oltre 13mila colonnine e un sistema di tariffazione che è diventato più articolato rispetto ad un paio di anni fa: 0,40 euro al kWh fino a 22 kW di potenza, 0,50 euro per quelle fino a 50 kW e 0,79 euro per le stazioni ultrafast fino a 350 kW. A2A operatore molto forte in Lombardia, con oltre 1.000 punti di ricarica fino a 50 kW. ha per i privati e i liberi professionisti sia la tariffa a consumo sia la flat. Con la prima si paga 0,37 euro/kWh per le colonnine da 22 kW e 0,47 euro/kWh per quelle da 50 kW a corrente continua, ma all’interno del territorio del Comune di Milano vi sono aree in cui si paga a tempo: presso le Isole Digitali la ricarica è gratis fino a 3 ore e costa 0,166 euro/min dalla 4^ ora in poi mentre nelle altre aree la tariffa è di 0,033 euro/min (0,050 euro/min dalla 3^ ora) per le colonnine Quick e mentre per quelle Fast si paga 0,166 euro/min (0,250 euro/min dalla 3^ ora). Chi non sa far di conto può sempre prendere un taxi.
Il Frecciarossa 1000 farà il botto con l’export?
Non farà la gioia dei pendolari ma il Frecciarossa 1000 rischia di fare il botto con l’export. Francia, Spagna, Grecia, Gran Bretagna. Il Frecciarossa 1000, il treno di punta della flotta di Trenitalia (la compagnia per il trasporto passeggeri del Gruppo Fs), è pronto a varcare i confini nazionali e a lanciarsi nella competizione europea dell’alta velocità ferroviaria. Una sfida senza precedenti per le ferrovie italiane. Il modello italiano dell’alta velocità ferroviaria è un caso unico nel mondo: affinatosi negli anni grazie alla concorrenza tra Trenitalia e Italo, è ammirato ovunque all’estero e temuto dalle imprese ferroviarie locali che presto dovranno misurarsi con un’offerta totalmente differente e complementare rispetto a quella finora disponibile. A scandire le tappe dello sbarco all’estero del Frecciarossa 1000 è l’amministratore delegato di Ferrovie dello Stato Italiane, Luigi Ferraris: “A proposito di alta velocità, l’Italia è tra i primi cinque Paesi (Giappone, Francia, Italia, Germania, Spagna) ad averla introdotta, fino ad arrivare all’attuale copertura di rete, grazie al lavoro sinergico di più attori, di concerto con tutti gli stakeholder di riferimento, che hanno contribuito a creare un sistema di eccellenza, cambiando il Paese. Il gruppo Fs è orgoglioso di esportare le proprie competenze e contribuire con il proprio know how, creando valore anche nei territori in cui opera. Molti Paesi, infatti, come ad esempio India e Stati Uniti, puntano a sviluppare il proprio sistema ad alta velocità e ciò può rappresentare un’opportunità in ottica di Sistema Paese. Per questo la nostra partecipazione a Expo 2020 Dubai è ancora più importante. Vogliamo fare conoscere al mondo le nostre eccellenze e i nostri successi”.
Ma quanto ci è costata Alitalia? La cifra-monstre
La domanda – almeno una volta nella vita – se la sono posta tutti gli italiani: ma quanto ci è costata Alitalia, la compagnia di bandiera nazionale, dopo 74 anni di vita, fra aiuti, cassa integrazione e “rotte” sbagliate. Secondo un report di Mediobanca, è costata ai contribuenti italiani circa 13 miliardi di euro. In 74 anni di vita ha chiuso i bilanci in attivo solo tre volte di cui l’ultima vent’anni fa per via della penale pagata da Klm per rompere il fidanzamento. Ora, archiviata con dolore Alitalia, ha preso il volo Ita. Si salvi chi può.