Perché leggere questo articolo? Il patron di Luxottica rileva Acqua Fiuggi. Scoppia la guerra in un settore ricco ma poco eco-friendly. Il report Onu.
C’è un padrone dell’acqua in Italia. Leonardo Maria Del Vecchio, figlio del fondatore di Luxottica scomparso nel 2022, ha rilevato il 72% di Fiuggi. La sua family office Lmdv Capital rileva i tre quarti di Acqua e Terme Fiuggi Spa con l’obiettivo di “preservare e promuovere l’eredità di un marchio con otto secoli di storia”. Arriva un nuovo player – con una potenza di fuoco economica enorme – in un settore ad alta concorrenza (a volte anche sleale). E tutt’altro che ecologico.
Del Vecchio si beve Acqua Fiuggi
Del Vecchio, classe 1995 e con un patrimonio di famiglia stimato intorno ai 27 miliardi da Forbes, è tra i finanziatori della bibita per giovani Boem – la bibita ideata dai cantanti Fedez e Lazza. Adesso LMDV mette a segno un grosso colpo nel settore beverage. “Un investimento strategico – si legge nel comunicato stampa –non solo un prodotto di alta qualità, ma anche un patrimonio culturale e storico del Made in Italy: un pilastro imprescindibile su cui si fonda la strategia di Lmdv Capital e che supportiamo in tutte le sue forme”.
Il rampollo di casa Luxottica lancia il guanto di sfida a un settore ricco di player. Su tutti Sanpellegrino. L’azienda leader del settore ha chiuso il 2023 con un bilancio record da quasi un miliardo di euro. Un fatturato di 973 milioni di euro nel 2022, con quasi 3,6 miliardi di bottiglie prodotte e un incremento del giro d’affari del 10,8% rispetto al 2021.
Un settore da 3 miliardi, solo in Italia
Del Vecchio si lancia dunque su un investimento in un settore strategico, soprattutto in Italia, Paese da sempre affezionato all’acqua in bottiglia. Secondo una stima di Fortune, ogni anno in Italia si confezionano 17 miliardi di litri di acqua, di cui 15 per il mercato interno. Per un giro d’affari complessivo che supera i 3 miliardi di euro e cresce in doppia cifra, mentre il mercato globale dell’acqua da bere è destinato ai 400 miliardi di dollari nel 2026. L’Italia è il secondo maggiore esportatore globale di acque destinate al consumo con vendite all’estero aumentate di più del 100% dal 2010.
La guerra dell’acqua si fa sempre più calda
Un settore, quello dell’acqua in bottiglia, ricco ma bellicoso. La guerra dell’acqua ha conosciuto un’escalation lo scorso anno, con una causa legale tra Acqua Eva di Paesana (azienda del Cuneese, da 235 milioni di bottiglia all’anno per 36 milioni di fatturato) e Sant’Anna di Vinadio, gigante europeo (sempre in provincia di Cuneo) del mercato delle minerali con oltre 1,5 miliardi di pezzi e un volume d’affari di 320 milioni. Nei guai è finito quest’ultimo.
Come racconta la Stampa, imputati in un procedimento penale in Tribunale a Cuneo, con le accuse di “turbata libertà dell’industria o del commercio” e diffamazione. L’accusa mossa dalla Procura della Repubblica di Cuneo è che Sant’Anna avrebbe utilizzato “mezzi fraudolenti per impedire o turbare l’esercizio del commercio in danno della Fonti Alta Valle Po”, pubblicando sul web un articolo dal contenuto diffamatorio.
L’acqua in bottiglia non è amica dell’ambiente
Sempre lo scorso anno è uscito un report dell’Onu che mette in luce un grosso punto oscura della filiera dell’acqua in bottiglia. Secondo un report dell’Onu, l’industria dell’acqua in bottiglia, che ha registrato una vertiginosa crescita negli ultimi decenni, può minare gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Un documento realizzato dall’Institute for Water, Environment and Health denuncia l’enorme impatto inquinante dell’industria. L’inquinamento da plastica dell’acqua è stato stimato in 600 miliardi di bottiglie e contenitori di plastica nel 2021. Una massa di plastica pari al peso di 625.000 autocarri da 40 tonnellate. Senza contare l’enorme impatto del trasporto delle bottiglie e il costo in termini di consumo di acqua potabile che viene estratta dalle falde acquifere.