Perché leggere questi articolo? I dati trimestrali di Disney hanno più luci che ombre. Botteghino e streaming vanno a gonfie vele, ma i parchi a tema segnano rosso.
Finalmente un trimestre con anche luci, e non solo ombre. I dati trimestrali di aprile-giugno di Disney superano le stime degli analisti. I parchi a tema del colosso dell’entertainment per bambini continuano a vivere un momento di crisi profonda. Ma Disney può consolarsi col momento magico dei suoi film al cinema e delle serie in streaming.
Qualche buona notizia in casa Disney
Disney ha registrato ricavi per 23,2 miliardi di dollari. Un dato che supera le proiezioni di 23,1 miliardi di dollari fatte dagli analisti. I profitti complessivi hanno raggiunto i 2,6 miliardi di dollari. “Questo è stato un trimestre forte per Disney, guidato da ottimi risultati sia nel segmento Entertainment sia al botteghino”, ha dichiarato l’amministratore delegato, Bob Iger, in una nota.
Il reddito operativo totale del segmento aziendale Disney è aumentato del 19%. Attestandosi su un valore di 4,225 miliardi di dollari, rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. A trainare i risultati positivi dell’azienda sono stati soprattutto due divisioni. Quella dello streaming e quella cinematografica.
Bene streaming e cinema
Nel settore streaming Disney può annoverare Disney+, Hulu ed ESPN+. Un trittico che ha garantito all’azienda per la prima volta un utile operativo. Ed anche piuttosto considerevole: oltre 47 milioni di dollari. Un risultato ben oltre le più rosee aspettative. Basti pensare che nello stesso trimestre dello scorso anno lo streaming aveva causato a Disney un rosso di 512 milioni di dollari.
A trainare i buoni risultati del colosso dell’entertainment è stato anche il cinema. Inside Out 2 è ancora nelle sale, ma è diventato il film d’animazione con il maggior incasso di tutti i tempi al botteghino. Il remake del film che insegna ai più piccoli le varie emozioni ha totalizzato 1,251 miliardi al botteghino, un record. Ha superato anche il primato precedente detenuto dall’altro film della Disney-Pixar, ‘Gli Incredibili 2’ con 1,243 miliardi.
Meno woke, più business
Con queste trimestrali più che positive, l’azienda sembra lasciarsi alle spalle un momento no. In un secolo e un anno di storia Disney è diventata il più grande colosso mondiale nella industria dei media. Una multinazionale che ha inglobato Pixar, GeorgeLucas e Marvel. Alla monopolizzazione del mercato, Disney ha provato a bilanciare con una linea di produzione impegnata. Quelli bravi direbbero che ha fatto brand activism. Quelli cattivi parlano di woke washing. La nuda realtà numerica dice che la svolta ideologica è costata a Disney oltre un miliardo di dollari.
Disney avrebbe perso un miliardo di dollari tra il 2022 e il 2023 a causa dei quattro film woke. “Strange World”, prima pellicola Disney a tema lgbt, ha incassato 72 milioni a fronte di un budget di 180. “Wish”, che è arrivato in Italia a Natale, negli Stati Uniti è stato un flop. Anche “Elemental” e “The Marvels” sono stati un flop. Quando la narrazione viene sacrificata per promuovere obiettivi sociali, il botteghino piange. La responsabile Latondra Newton ha lasciato l’azienda, ma ci sono stati licenziamenti di massa a tutti i livelli.
Se l’inclusività non fattura, anche in un colosso che domina il mercato americano, i posti di lavoro saltano. Così nel 2023 Disney ha dovuto tagliare 7mila lavoratori. La prima ondata di dipendenti licenziati è stata notificata la scorsa primavera. Un secondo e più ampio giro di tagli è poi scattato aprile con “diverse migliaia di ulteriori riduzioni del personale“. Infine un ultimo gruppo è stato licenziato dopo l’estate.
I parchi a tema Disney sono in crisi
E vissero tutti felici e contenti? Non proprio. Restano al palo i parchi a tema dell’azienda, con ricavi operativi inferiori alle previsioni a causa dei costi più elevati guidati dall’inflazione, dall’aumento della spesa tecnologica e dalle nuove offerte per gli ospiti. “Ci aspettiamo di vedere un fatturato piatto” nel quarto trimestre per i parchi a tema, ha detto il direttore finanziario della Disney Hugh Johnston in una conferenza stampa, sottolineando tuttavia che “il rallentamento è stato più che compensato dal settore dell’intrattenimento“.