Perché questo articolo potrebbe interessarti? In questi giorni la tensione tra Italia e Francia è alle stelle a causa del tema dei migranti. C’è però un’altra vicenda che dovrebbe essere monitorata con attenzione. Ci riferiamo alle massicce acquisizioni (e fusioni) avallate da Parigi nel Belpaese. Che, in molti casi, hanno coinvolto veri e propri gioielli del Made in Italy.
Nel 2021 la Francia ha effettuato in Italia 62 operazioni di Merger & Acquistion (M&A), termine indicato per parlare di fusioni e acquisizioni societarie, per un totale di 2,9 miliardi di euro investiti. Parigi ha raddoppiato il volume rispetto al 2020, quando si era fermata a 34 operazioni, risultando il secondo Paese investitore sul territorio italiano dietro soltanto agli Stati Uniti, al comando con 95.
La situazione inizia a farsi preoccupante se guardiamo cosa è accaduto dal 1993 ad oggi sul lato M&A. Negli ultimi 30 anni, infatti, i francesi hanno fatto incetta di acquisti italiani e fusioni, sborsando quasi 120,000 milioni di dollari. Giusto per avere un metro di paragone, gli Stati Uniti, il Regno Unito e la Germania seguono la Francia, rispettivamente a quota poco più di 80,000 milioni, 65,000 milioni e circa 40,000 milioni. La Cina, attiva relativamente da poco, è ferma a 20,000 milioni.
Il recente tema dei migranti, dunque, rappresenta soltanto la punta dell’iceberg nella riaccesa rivalità italo-francese. Il vero braccio di ferro, a giudicare dai numeri, dovrebbe riguardare l’economia. Visto che quella italiana rischia di trasformarsi in uno shopping center ad uso e consumo del governo transalpino.
Le mani della Francia sull’Italia
Tralasciando i giudizi sulle M&A francesi in Italia (rappresentano investimenti utili alla causa italiana o sono vere e proprie razzie dei “gioielli di famiglia”?), vale la pena concentrarsi sui numeri. Se non altro per capire la grandezza di un fenomeno troppo spesso offuscato dalla sola Cina.
Prendendo in esame il 2021, la più massiccia acquisizione della Francia ha coinvolto il settore farmaceutico-medicinale italiano. In particolare, Cerba HealthCare e Lifebrain, con la prima che ha inglobato la seconda a fronte di 1,2 miliardi di euro.
Nello stesso campo, ma un anno più tardi, c’è stato spazio per un’altra grande acquisizione parigina. Il fondo Adrian ha messo sul tavolo 1,1 miliardi di euro per acquisire la maggioranza di Biofarma.
È impossibile citare ogni singolo investimento transalpino sul territorio del Belpaese. Limitandosi ai casi più eclatanti, sempre nel 2021, citiamo Credito Agricole, che per 840 milioni di euro ha preso il controllo di Creval. Lo stesso soggetto, come ha fatto notare Truenumbers, nel 2007 aveva prelevato Cariparma e, in precedenza, Cassa di Risparmio della Spezia, quella di Rimini, di San Miniato e di Cesena.
La Bnl, la Banca Nazionale del Lavoro, dal 2006 passa sotto il controllo di Bnp-Parisbas, che ne acquista il 48% da Unipol.
Nel 2020 sono state registrate 32 M&A francesi in Italia (1,7 miliardi di euro). Nei tre anni precedenti, ossia prima dell’avvento della pandemia di Covid, il numero degli investimenti di Parigi ammontava a 60 (nel 2019), 41 (2018) e 44 (2017, per un valore di quasi 5 miliardi di euro).
Le acquisizioni più rilevanti
Lo shopping francese in Italia ha toccato molteplici settori. Amundi ha acquisito Pioneer Investment per oltre 3,5 milioni di euro. Vivendi, tra il 2015 e il 2016, aveva accumulato il 21,4% delle quote di Telecom Italia (3,3 miliardi) e il 28,8% di Mediaset (quasi 1,2 milioni).
Il capitolo energetico si apre con l’acquisto di Edison da parte di Edf, nel 2012, mentre quello agro-alimentare con il passaggio di Parmalat a Lactalis, nel 2011. Nel 2010 i supermercati Gs “diventano” Carrefour. Nel 2016 Epi mette le mani sulla tenuta Greppo, produttrice del Brunello di Montalcino. Anche le saline marine di Margherita di Savoia in Puglia diventano francesi, di proprietà Salins.
Sul fronte fusioni, invece, segnaliamo quella che ha coinvolto Essilor e Luxottica (25,6 miliardi di euro), nel 2018, e quella tra Fca Auto e PSA ( 19,8 miliardi), nel 2021.
Nel periodo compreso tra il 1996 e il 2019 gli acquisti della Francia in Italia hanno toccato quota 100 miliardi di euro. Nella moda e nel lusso, Kering di Francois Pinault ha rilevato Gucci, Pomellato, Bottega Veneta e Brioni. LVMH di Bernard Arnault ha invece inglobato Emilio Pucci, Fendi (acquistato con una joint venture con il gruppo Prada), Bulgari, Loro Piana e il marchio di gioielleria Repossi. E la lista potrebbe proseguire ancora.