di Francesco Floris
Blocco dei licenziamenti fino a marzo? Già. Ma in primavera non ci sarà più nessuno da licenziare (siamo ottimisti). È così che in alcuni patronati e centri di assistenza fiscale di Milano si assiste a un fenomeno strano: l’aumento delle dimissioni spontanee da parte di lavoratori che non potrebbero essere licenziati. Perché? Nessun complotto. È solo che la cassa integrazione – soprattutto quella in deroga – non arriva. Allora ci si licenzia e si chiede la disoccupazione all’Inps il cui meccanismo, più rodato e meglio finanziato, fa arrivare un po’ di soldi con regolarità già 30 giorni dopo aver presentato la domanda. Oppure il reddito di cittadinanza. Il cui importo medio nel nord ovest, secondo l’Osservatorio dell’Inps nel 2020, è di 515,25 euro (569 euro a livello nazionale). Pochi? Può essere. Ma meglio dello zero assoluto. “Attendo la cassa integrazione di maggio, il mio capo è incazzato nero con il commercialista” dice a True News Stefano, cameriere del centro. Maria, settore comunicazione e editoria, ha ricevuto a settembre la cig della scorsa primavera, ma al 40 per cento di quanto le spetterebbe. “Per me sarebbe un sollievo se si chiudesse il blocco e mi licenziasse – racconta a True – perché la Naspi sarebbe superiore a quello che percepisco da un anno e potrei occuparmi d’altro”.