Sarà embargo contro la Russia. Intorno alla mezzanotte di lunedì 30 maggio, il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, ha annunciato che durante il vertice Ue straordinario di Bruxelles è stato raggiunto l’accordo per vietare l’esportazione di petrolio russo nell’Unione Europea. Le spedizioni marittime saranno bloccate entro la fine dell’anno, mentre gli oleodotti continueranno a trasportare greggio, pur con l’impegno dei Paesi beneficiari, come Germania e Polonia, ad arrivare nel tempo a una chiusura “de facto”. Ma gli embargo funzionano? Ecco cosa dice la storia.
L’Onu lo prevede
L’embargo è un’extrema ratio che fa discutere, ma è previsto dalla Carta delle Nazioni Unite. Il Consiglio di Sicurezza può decidere quali misure, non implicanti l’impiego della forza armata, debbano essere adottate per dare effetto alle sue decisioni, e può invitare i membri delle Nazioni Unite ad applicare tali misure.
Queste possono comprendere un’interruzione totale o parziale delle relazioni economiche e delle comunicazioni ferroviarie, marittime, aeree, postali, telegrafiche, radio ed altre. Insieme con la rottura delle relazioni diplomatiche.
L’origine dell’embargo
Tuttavia occorre distinguere che quando la misura non è adottata dal Consiglio di Sicurezza ONU occorre parlare di misure economiche coercitive. Esse sono adottate come contromisura per rispondere ad un illecito internazionale commesso da uno stato.
Una breve analisi storica può mettere in luce la scarsa efficacia questi provvedimenti che per comodità chiamiamo embargo. Le origini dell’embargo – termine spagnolo, coniato ai tempi della guerra corsara all’origine del Nuovo Mondo tra il XVI e il XVII secolo, che significa “intralcio”, “ostruzione” – risalgono a tempi antichissimi. In particolare, è nell’età contemporanea che, anche grazie ai dati, è possibile comprendere l’invalidità dello strumento.
Embargo e rivoluzioni
Thomas Jefferson presidente degli Stati Uniti emanò uno dei primi tentativi di embargo come arma diplomatica all’inizio del XIX secolo. Dichiarò un embargo sul commercio con la Gran Bretagna. Tale misura veniva opposta alle interferenze della Royal Navy interferiva sui traffici di paesi neutrali o, come la Francia, alleati degli americani in guerra con la Gran Bretagna.
Un altro esempio di embargo, dello stesso periodo, è senza dubbio il blocco continentale imposto da Napoleone Bonaparte alle Repubbliche sorelle, i paesi nell’orbita della Francia rivoluzionaria a inizio Ottocento. Questa misura aveva come scopo fermare i commerci britannici con l’Europa.
Il contrabbando vince
Ma sia l’embargo statunitense sia il blocco continentale fallirono a causa del dilagante contrabbando. A questo si aggiunse la percezione che merci britanniche fossero considerate migliori e più economiche dei loro equivalenti francesi o europei.
Nel 1862, ad inizio della Guerra di secessione americana, il blocco navale dell’Unione non fiaccò lo spirito confederato. Anche se il blocco ridusse drasticamente le importazioni nel Sud ribelle, causando una forte inflazione, i confederati riuscirono a ricevere dall’Europa numerose quantità di materiale bellico, così da continuare per altri tre anni la guerra.
L’embargo in Europa e in Italia
Anche l’Italia fu colpita dalle sanzioni , durante la Guerra in Etiopia del 1935-36. Le misure adottate dalla Società delle Nazioni non influirono più di tanto sull’economia del nostro paese. Nonostante le sanzioni, l’Italia mantenne legami economici con Francia e gran Bretagna, mentre beni colpiti raggiunsero l’Italia attraverso la Germania.
Durante la Seconda guerra mondiale questa misura colpì la Germania, ma una grande fetta di rifornimenti riuscì a raggiungere Berlino. Anzi, prima dell’operazione Barbarossa, gran parte del grano e del petrolio arrivava dall’Unione Sovietica. Mentre, dopo il 22 giugno 1941, i flussi di rifornimento continuarono a transitare attraverso Paesi Neutrali. L’embargo alla Germania fallì perché i tecnici di Berlino riuscirono a trovare dei sostituti alle materie prime necessarie alla macchina bellica tedesca.
Gli embargo americani e Onu
Nel dopoguerra gli USA utilizzarono moltissimo la misura dell’embargo. Questa misura si rivolse all’Unione Sovietica, dapprima con una limitazione di interscambio di grano che andò a favorire Canada e Australia. Successivamente, l’embargo si rivolge anche a beni tecnologici, che però riuscirono comunque a raggiungere il territorio russo. Tuttavia questa misura presentava costi più elevati, anche se l’Unione Sovietica cercò di mantenere un controllo centralizzato dello sviluppo tecnologico che sarebbe potuto migliorare velocemente con un libero accesso alle conoscenze occidentali.
Tra i più famosi embarghi statunitensi figurano quelli nei confronti di Cuba, Iran e Korea del Nord. La resistenza, l’adattamento e le relazioni internazionali non sembrano aver minimamente fiaccato queste nazioni.
Le Nazioni Unite imposero un embargo su molti beni economici per la Rhodesia, dopo che il governo della minoranza bianca dichiarò unilateralmente la sua indipendenza dalla Gran Bretagna nel 1965. Questo embargo non ottenne risultati sperati, anzi le merci raggiunsero la Rhodesia attraverso le vicine colonie portoghesi e il Sudafrica, dove ancora vigeva l’apartheid.
Una storia di insuccessi
Questa breve carrellata di esempi storici mette in risalto come l’embargo non abbia mai ottenuto il risultato sperato al momento della decisione politica. Inoltre, nella maggior parte dei casi, è stata una misura presa da Stati con una forte proiezione di mercato di stampo anglo-sassone. Nella storia, gli stati colpiti soffrono le immediate conseguenze, ma continuano a resistere. Per questi motivi, gli esempi storici, suggeriscono che gli embarghi possono includere azioni e reazioni di diverso tenore, ma assolutamente non sostituti affidabili della guerra.