Nell’analisi del mondo delle partecipate pubbliche italiane il ruolo strategico sul piano produttivo, industriale, tecnologico e geopolitico di Enel è spesso considerato in maniera ridimensionata rispetto alla sua reale portata. Il player dell’energia elettrica e delle rinnovabili è il vero “gigante discreto” dell’economia italiana, un’azienda leader nel settore della transizione energetica e un gruppo capace di gestire una proiezione globale di assoluto rispetto.
Numeri e obiettivi di Enel
Recentemente Enel ha annunciato di aver chiuso i i primi 9 mesi del 2021 con ricavi di 57,9 miliardi di euro, in aumento di circa 8,45 miliardi (+17,1%) rispetto all’analogo periodo del 2020; in questo contesto, la crescita sistemica del gruppo si è manifestata sotto forma di un aumento notevole degli investimenti: 7,9 miliardi, +20,4% sul 2020. Questi dati mostrano dunque una compagnia di dimensioni importanti per il panorama italiano, di una utility tra le più solide sul panorama internazionale e, soprattutto, un’azienda leader nell’innovazione di frontiera e nella corsa ai nuovi paradigmi energetici.
Nel suo piano industriale 2021-2023 il Gruppo Enel prevede di investire direttamente circa 40 miliardi di euro, mobilitando al contempo 8 miliardi di euro provenienti da terzi. Gli obiettivi? Il rafforzamento della connettività energetica in direzione di una transizione più equa, la ricerca di tecnologie di frontiera con la controllata Enel X, la spinta forte sulle rinnovabili con Enel Green Power.
Sul fronte italiano e mediterraneo, spicca la volontà di Enel di partecipare al grande gioco dell’interconnessione trans-continentale tra Europa e Africa con i nuovi cavi di ultima generazione. La volontà di ottenere l’inclusione della Sardegna all’interno dei progetti di connessione può allargare all’isola dei nuraghi la centralità strategica di cui oggi già gode la Sicilia, tanto che nel piano di Enel e di diverse strategie italiane per il Pnrr c’è la volontà di fare della Sardegna un hub “verde”. Ma la grande forza dell’Enel è in particolar modo una proiezione internazionale che non ha nulla da invidiare a quella di altri big come Eni e Leonardo. E che porta l’azienda nel cuore di diversi mercati-chiave.
La frontiera della sostenibilità in Africa
Il gruppo di Viale Regina Margherita è diventato tra i leader globali nel settore delle rinnovabili puntando su mercati di frontiera come quelli africani, nella consapevolezza che il continente non può aspirare a uscire dalla povertà se ogni voglia di crescere viene spenta dalla mancanza di corrente elettrica e che, nel frattempo, la tecnologia più innovativa pone le basi per una transizione accelerata a reti moderne e sviluppate.
Enel gestisce impianti in Paesi strategici come il Sudafrica e in tutto l’arco dell’Africa subsahariana, e sta ampliando il proprio business. Recentemente Enel Green Power e Qatar Investment Authority (QIA) hanno firmato un accordo di joint venture per la costruzione e la messa in esercizio di impianti rinnovabili in Africa subsahariana, partendo dall’acquisto da parte di QIA del 50% della partecipazione di EGP in circa 800 MW di progetti operativi e in costruzione in Sud Africa e Zambia. Parallelamente, il gruppo mira a sviluppare in loco capacità imprenditoriali e capitale umano: non a caso RES4Africa Foundation, Enel Green Power e la Banca Europea per gli Investimenti si sono alleate per sviluppare l’imprenditoria e la crescita delle capacità di innovazione dell’Africa sviluppando la Micro-Grid Academy Young Talent of the Year Award, che ogni anno valuta diversi progetti di innovazione energetiche, provenienti da tutta l’Africa, col potenziale di accelerare la transizione energetica e di incrementare le opportunità economiche in sinergia con i suoi patroni internazionali.
L’India: un’occasione da non sprecare
Non poteva mancare l’Asia nella strategia aziendale di Enel. La multinazionale italiana dell’energia, nonché uno dei principali operatori integrati globali nei settori dell’energia elettrica e gas, può vantare progetti interessanti e altamente strategici per la geopolitica dell’Italia oltre confine. Partiamo con l’India, novella potenza asiatica ancora in attesa di sbocciare. Enel Green Power (EGP) conta cinque impianti eolici. Due di questi sono in costruzione (a Coral, capacità di 285.6 MW e Thar, 420 MW), mentre tre sono operativi. Si tratta nello specifico delle strutture situate a Gujarat (150.0 MW ), Maharashtra, dove sorge un cluster composto di due impianti eolici da 22 MW complessivi. Enel è entrata nel mercato indiano nel 2015, approfittando del contesto indiano. Già, perché Nuova Delhi non ha più alcuna intenzione di voler dipendere dalla Cina, a maggior ragione per quanto riguarda il comparto energetico, sia a livello di forniture che di know how. L’obiettivo dell’India è ambizioso, e coincide con lo sviluppo di un parco di energie rinnovabili da implementare anno dopo anno di almeno 45Gw. Ricordiamo che la nazione indiana è la terza produttrice mondiale di elettricità. E che, stando alle previsioni dell’International Energy Agency, potrebbe vedere la sua domanda triplicare nel giro dei prossimi 20 anni. È inoltre interessante menzionare un recente colpaccio messo a segno dalla stessa EGP attraverso la sua controllata indiana. Il tema è sempre quello delle energie rinnovabili, solo che questa volta parliamo di un progetto solare. Ebbene, nel giugno 2020 EGP India ha firmato un contratto di fornitura energetica della durata di 25 anni per il suddetto progetto solare da ben 420 MW. Questo sorgerà nello Stato del Rajasthan, sarà il primissimo impianto solare nel Paese e comporterà un investimento pari a circa 180 milioni di dollari. Insomma, l’impegno di Enel in India dimostra come la multinazionale italiana sia in prima fila per fornire energia pulita e sostenibile, proseguendo il percorso del Gruppo Enel verso la decarbonizzazione e aiutando Paesi stranieri a centrare l’analogo traguardo.
Con la Cina verso il futuro
Quando parliamo di Asia è impossibile escludere la Cina dai luoghi strategici del continente. Il motivo è semplice: la Cina è diventata la più importante potenza continentale e, a livello globale, sta per superare gli Stati Uniti. Una delle carte vincenti giocate da Pechino per rinnovarsi e innovarsi è stata quella di puntare a uno sviluppo sempre più sostenibile e high-tech. Enel X, controllata del gruppo Enel che si occupa dei servizi energetici avanzati, ha pensato bene di aprire un ufficio dedicato alla e-Mobility proprio oltre la Muraglia. La società ha scelto come sede Shanghai. Il suo compito? Soddisfare le esigenze del Dragone nel ramo del trasporto sostenibile. In particolare nella distribuzione di infrastrutture di ricarica, sistemi e piattaforme per veicoli elettrici e ibridi. È importante ricordare che Enel X China ha stretto rapporto con un discreto numero di produttori di automobili cinesi ma anche operatori che gestiscono immobili commerciali per introdurre soluzioni di ricarica. Del resto la Cina, con i suoi 1,4 miliardi di abitanti e un’economia sostanzialmente in ascesa, fa gola a chiunque. Pechino rappresenta il più grande e ampio mercato per i veicoli elettrici, senza dimenticare la road map scandita dal Partito Comunista Cinese, intenzionato a togliere di mezzo le auto tradizionali nel medio-lungo periodo in nome della lotta contro le emissioni di carbonio. In definitiva, Enel X offrirà servizi di e-Mobility ai clienti per favorire il processo di transizione all’elettrico. Un traguardo, questo, prefissato da tempo dal presidente cinese Xi Jinping.
articolo a cura di Andrea Muratore e Federico Giuliani