Perché questo articolo potrebbe interessarti? L’economia della Germania si è inceppata. Quella che fino a pochi mesi fa era considerata la locomotiva d’Europa deve fare i conti con un presente incerto e un futuro da riscrivere. La crisi energetica morde e Berlino è in sofferenza. L’inflazione ha raggiunto il massimo storico dalla riunificazione tedesca del 1990. Per il 2023 sono stati tagliati i principali tassi di crescita. Mentre la più grande economia europea potrebbe scivolare in una preoccupante recessione.
Al tramontare del sole sulla facciata del Duomo di Berlino scende la semioscurità. Il Lustgarten, il giardino che funge da ingresso meridionale all’Isola dei Musei, è avvolto dalle tenebre. In sottofondo la Torre della Televisione si limita a emettere luci rosse per segnalare la propria presenza. Nessun fascio di luce “estetico” illumina la capitale della Germania, in attuazione dell’ordinanza sul risparmio energetico entrata in vigore a settembre e valida per almeno sei mesi. In risposta all’aumento dei prezzi dell’energia e alla diminuzione delle importazioni di petrolio e gas naturale dalla Russia, il governo tedesco ha dovuto lanciare molteplici misure vincolanti volte a ridurre il consumo energetico a livello nazionale.
La crisi energetica travolge la Germania
E così le pubblicità luminose devono spegnersi entro le 22:00, con poche eccezioni. Mentre monumenti e altri edifici non possono più essere illuminati di notte, quantomeno non per motivi estetici (dovranno accontentarsi dell’illuminazione di emergenza). I lampioni invece restano accesi, come le vetrine dei negozi. Il risultato è un clima quasi surreale per il motore economico dell’Europa.
Inutile far finta di niente. Lo scorso primo settembre i prezzi della benzina e dei trasporti pubblici sono aumentati alla scadenza dei sussidi governativi. I prezzi del gas naturale – utilizzato dalla metà delle famiglie tedesche per il riscaldamento – e dell’elettricità sono saliti alle stelle. A completare il quadro, l’impennata dei prezzi dei generi alimentari che risentono gli effetti di un’inflazione galoppante. Inflazione che da queste parti nessuno era abituato a fronteggiare.
Un’inflazione mai vista
I dati diffusi dall’Ufficio federale di statistica della Germania, noto come Destatis, sono emblematici. A ottobre il tasso tedesco annuo di inflazione è salito al 10,4%, per il più grande aumento dal 1990 ad oggi. “Gli enormi aumenti dei prezzi dei prodotti energetici sono ancora la ragione principale dell’elevata inflazione”, ha spiegato Destatis. Nonostante le misure di sostegno del governo, i prezzi dei prodotti energetici sono aumentati del 43% rispetto all’anno precedente. L’aumento, ha sottolineato l’Ufficio tedesco, è stato particolarmente forte per l’energia domestica, pari al 55%. Il costo del gas naturale è più che raddoppiato.
In un simile scenario l’esecutivo guidato da Olaf Scholz sta cercando in tutti i modi di incoraggiare i consumatori e le imprese a risparmiare energia per evitare una carenza durante i prossimi mesi. Berlino ha annunciato tre pacchetti di aiuti per un valore di 95 miliardi di euro e approvato un “ombrello protettivo” fino a 200 miliardi di euro per limitare i prezzi di elettricità e gas. Il terzo pacchetto di agevolazioni prevede una riduzione delle tasse sul gas naturale, dal 19% al 7%. Ma gli effetti della tempesta perfetta continuano a farsi sentire.
Il futuro di Berlino
Destatis ha calcolato l’aumento dei prezzi dei beni e dei servizi più comunemente utilizzati. Quello della legna da ardere, dei pellet di legno o di altri combustibili solidi è aumentato del +108,1% dall’ottobre 2021. Il prezzo del gasolio ha fatto segnare un +83%. Gli oli commestibili, come il burro e l’olio da cucina, sono aumentati del +49,7%. La carne si è fermata al +19,3%. Le economie domestiche pagano ora, in media, il 20,3% in più per la spesa rispetto al 2021.
Inizia ad essere un aumento consistente anche per il popolo della ricca Germania. Il governo, intanto, ha tagliato le sue previsioni di crescita per il 2022 all’1,4% da una proiezione di aprile che era pari al 2,2%. In precedenza l’esecutivo tedesco aveva previsto una crescita del 2,5% per il 2023. Il Consiglio degli Esperti Economici della Germania (GCEE) stima un tasso di inflazione dell’8,0% per il 2022 e del 7,4% per il 2023. L’economia potrebbe tornare a crescere del 2,3% nel 2024. Ma ci sono troppe variabili da considerare, in primis il complicato mosaico geopolitico della Germania.
Nubi all’orizzonte
Berlino si affidava all’energia a buon mercato della Russia e, per quanto riguarda le grandi industrie, al binomio forza lavoro-mercato della Cina. Scholz è chiamato ad escogitare un piano b. E in fretta. La potenza manifatturiera europea supererà questo inverno, evitando l’ombra del blackout energetico, grazie alle riserve di gas accumulate negli ultimi otto mesi. Ma le nuvole all’orizzonte sono nerissime. Tra un anno, infatti, gli alti prezzi dell’energia e le minori riserve di gas potrebbero innescare un’ondata di chiusure tra le aziende di medie dimensioni incapaci di resistere alla tempesta perfetta.