Perché questo articolo potrebbe interessarti? I mercati finanziari sembrano aver accolto con indifferenza l’esito delle elezioni italiane. L’economista Mario Seminerio paventa che si creino tensioni tra la linea cauta di Giorgia Meloni e quella orientata al deficit di Matteo Salvini. E la rinegoziazione del Pnrr potrebbe mettere a rischio i soldi del Recovery.
A dispetto della minaccia paventata da alcuni commentatori, i mercati finanziari sembrano aver accolto con indifferenza l’esito delle elezioni italiane che hanno sancito la vittoria del centrodestra e il trionfo di Giorgia Meloni. Mario Seminerio, economista e autore del blog Phastidio, la definisce a true-news.it “una non reazione”.
La risposta dei mercati
“Non so se c’è stata una risposta dei mercati – dichiara -. Di sicuro la fortissima risalita dei rendimenti dei Btp, con determinanti però esterne all’Italia. Il nostro Paese soffre perché è un grande debitore e quando salgono i tassi di interesse si trova a pagarne lo scotto”.
Uno scotto legato alla tempesta provocata dal nuovo governo britannico guidato da Liz Truss, che per arginare la caduta della valuta nazionale sui minimi dal 1985 nel cambio con il dollaro, la scorsa settimana ha presentato una manovra di bilancio molto espansiva con coperture poco chiare e per lo più affidate all’indebitamento.
Pare che l’esito delle urne italiane fosse già dato per assodato dai mercati che ‘votano con i piedi’, cioè con le scelte di portafoglio e ritengono che il programma del centrodestra abbia scarse possibilità di essere realizzato visti i tempi strettissimi per l’approvazione della legge di bilancio 2023.
Il ritorno dello spread
“Oggi lo spread è in lieve allargamento, ma senza un effetto di panico, anzi” prosegue l’analista finanziario. “Il mercato resta abbastanza composto perché Meloni ha cercato di mandare messaggi rassicuranti le scorse settimane. Sarà interessante vedere come Meloni resterà rassicurante, avendo in coalizione Matteo Salvini, uscito molto male dalle elezioni, sebbene si dica soddisfatto per il numero di parlamentari ottenuti”.
Secondo Seminerio il leader della Lega “per cercare di risalire la china e non farsi mettere sotto processo dal suo partito, sarà sempre più esigente: chiederà un ministero forte per sé e parlerà di scostamento di bilancio, entrando in collisone con Meloni premier, più orientata alla disciplina verso i conti pubblici”.
La linea di Salvini
L’economista è convinto che Salvini, proiettato alle elezioni regionali di marzo in Lombardia, diventerà sempre più aggressivo e rivendicativo. Nel contempo i mercati restano attendisti, nonostante gravi problemi come la risalita dei tassi d’interesse. “Il Btp decennale ha raggiunto livelli da far perdere il sonno a qualsiasi governo”.
Sul fronte dei programmi di politica economica del centrodestra Seminerio riscontra un primato, tutt’altro che favorevole.
E quella di Meloni
“Queste elezioni hanno segnato un record: i programmi dei partiti sono diventati carta straccia prima ancora che si aprissero le urne. All’inizio Fratelli d’Italia ha lanciato proposte molto costose, poi si è ridimensionata, invocando ipotetiche coperture che semplicemente non esistono”. Il riferimento è a 1.100 miliardi di tasse non riscosse a causa del rinvio delle cartelle esattoriali da parte dell’Agenzia delle Entrate.
Sulla prima manovra che verrà portata in Consiglio dei Ministri per l’analista non c’è dubbio. “Mi aspetto che all’avvio dell’attività governativa il centrodestra farà la cosa più semplice: la flat tax per i lavoratori autonomi fino a 100mila euro. Questa sarà la prima manovra che verrà portata in Cdm e se ciò non avvenisse, vorrebbe dire avere sin dall’inizio un problema politico e di bilancio”.
E le preoccupazioni non finiscono qui e sono dettate anche dalle misure recentemente approvate dal governo uscente.
Mercati, Draghi ed Europa
“Draghi ha fatto passare misure di sostegno per 60 miliardi che giungeranno a scadenza tra ottobre e dicembre e sembra impossibile che non vengano rinnovate. La recessione verso cui stiamo andando farà crollare il gettito fiscale per cui mancheranno 20 miliardi solo per il calo della crescita del Pil: siamo già a circa 80 miliardi. È uno scenario di cui essere preoccupati con il rischio di tensioni crescenti tra le posizioni più caute di Meloni e quelle orientate al deficit di Salvini. Per non parlare del fatto che ci saranno solo un paio di mesi per scrivere la legge di bilancio. Finita l’ubriacatura dell’esito del voto, tornerà a bussare la recessione”.
A bussare sarà anche l’Europa in attesa delle riforme per poter erogare i fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, che FdI vorrebbe rinegoziare.
“Il Pnrr, in una logica di ottusità tutta italiana, viene visto dal centrodestra come un risultato di parte e quindi, con l’insediamento di un nuovo esecutivo, necessariamente da cambiare”.
E poi il Pnrr
A proposito della rinegoziazione del Pnrr Seminerio afferma: “Non capisco su che base dovrebbe avvenire. In campagna elettorale non è stato precisato. Il governo vuole più soldi dall’Europa per far fronte all’inflazione? Meloni chiederà di prolungare l’orizzonte temporale per la realizzazione di riforme e progetti? L’Europa non accetterà mai. E dopo essersi sentito dire di no, l’esecutivo dovrà lavorare affinché le missioni richieste dal Pnrr vengano portate a termine, sbloccando così le tranche successive di risorse del Recovery”.
E qui non manca una stoccata anche a Mario Draghi. “Ero contrario alla scelta del premier uscente di usare tutti i soldi del Pnrr. Draghi ha creduto fosse possibile rilanciare l’Italia facendo debito ‘buono’ e condizionato a riforme dietro controllo europeo. Ma se quelle riforme venissero annacquate o depotenziate dopo aver incassato i fondi del Pnrr, o se gli investimenti effettuati si dimostrassero meno virtuosi del previsto, avremmo sommato debito a debito, e sarebbe una seria ipoteca sul nostro futuro”.