Perché questo articolo potrebbe interessarti? Riad ha vinto la sfida per l’Expo del 2030, Roma nella votazione finale è stata scavalcata anche dalla città sudcoreana di Busan. Valeva la pena candidare la capitale ed esporla a una sconfitta ben pronosticabile? Secondo l’opinionista Alberto Forchielli, sentito da TrueNews, la candidatura è stata “poco lungimirante”.
Niente da fare per Roma: la corsa della capitale verso l’assegnazione dell’Expo 2030 ha impattato contro il muro di Riad. La più grande città saudita ha vinto a mani basse la gara per l’organizzazione del principale evento fieristico il quale, tra le altre cose, rappresenta una delle manifestazioni di maggior rilievo internazionale. Al pari, ad esempio, alle olimpiadi e ai mondiali di calcio.
A Roma non è andato nemmeno il premio di consolazione del secondo posto: la città sudcoreana di Busan è riuscita ad avere più voti della candidatura italiana, segno di come il progetto 2030 era ben lontano da ogni possibilità di successo. E che la capitale non era favorita lo si era capito da tempo. Del resto, con Milano l’Italia ha ospitato l’Expo nel 2015 ed era difficile pensare che nel giro di quindici anni la manifestazione potesse ritornare nella nostra penisola: “Inoltre – sottolinea l’opinionista Alberto Forchielli su TrueNews – la concorrenza araba era spietata, loro con i soldi riescono a vedersi assegnate le manifestazioni a cui più tengono”.
Una candidatura poco lungimirante
Ai nostri microfoni Forchielli, alla domanda sul perché si è voluto puntare sulla candidatura di Roma nonostante evidenti elementi sfavorevoli, non sembra avere molti dubbi: “Perché sono stati poco lungimiranti”. Poche parole per descrivere una situazione ben evidente: Roma 2030 ha forse costituito un sogno a cui in pochi nella città eterna hanno effettivamente creduto.
La relativa vicinanza con l’evento organizzato a Milano ha fatto partire in salita il percorso della capitale. E non poteva essere diversamente: sono rari i casi in cui un Paese ha ospitato due olimpiadi o due Expo a distanza di poco più di un decennio. Il vero scoglio però, secondo l’opinionista e imprenditore sentito da TrueNews, è stato rappresentato dalla concorrenza dell’Arabia Saudita.
“Con i soldi del petrolio e con un portafoglio piuttosto pieno – ha rimarcato Forchielli – Riad ha avuto gioco facile. Per l’Expo del 2030 è accaduto quello che abbiamo visto negli ultimi anni a proposito dei grandi eventi: gli arabi del Golfo riescono a influenzare le scelte dei vari comitati organizzatori”. In queste condizioni Roma non poteva avere alcuna reale possibilità: “Vede – ha proseguito Forchielli – magari il progetto era anche ottimo, ma finché il petrolio non passerà di moda saranno altri i Paesi a spuntarla”.
Il fatto che Roma non abbia ottenuto nella votazione decisiva nemmeno la piazza d’onore, è un altro elemento indicativo: “Anche i coreani comprano e hanno soldi da investire – ha dichiarato Forchielli con riferimento al secondo posto di Busan – ma nemmeno loro hanno potuto fare molto, figurarsi Roma”.
Da dove può ripartire Roma
Non è un mistero che per molti la candidatura di Roma all’Expo altro non ha rappresentato, a conti fatti, che l’estremo tentativo di avere un grande evento internazionale. Il tutto dopo il fallimento della candidatura alle olimpiadi del 2024, assegnate poi a Parigi. Una corsa quella interrotta sul più bello: in quel caso, con il Cio intenzionato a riportare in Europa i giochi dopo Rio e Tokyo, Roma sembrava avere tutte le carte in tavola per ottenere l’organizzazione.
Ma esattamente come accaduto per la gara per l’assegnazione delle Olimpiadi del 2020, l’occhio al budget ha bloccato ogni velleità capitolina. Per l’edizione dei cinque cerchi assegnata poi a Tokyo, era stato il governo Monti a ritirare la candidatura. Mentre per il 2024, a interrompere tutto è stata l’amministrazione comunale guidata da Virginia Raggi.
Molti romani hanno visto nella mancata corsa alle Olimpiadi un’occasione persa per superare gli atavici problemi infrastrutturali. Del resto, i giochi ospitati nel 1960 sono stati un esempio di rinascita della città e del Paese dopo i drammi della seconda guerra mondiale. Segno di come grazie a un grande evento si hanno le potenzialità per accelerare sui progetti e ridisegnare un territorio.
Perso il treno olimpico, era difficile aggrapparsi a quello dell’Expo: “Ma Roma in questo momento – ha aggiunto Alberto Forchielli – deve pensare a togliere di mezzo la spazzatura, a coprire le buche per strada”. La città cioè dovrebbe ripartire da quei servizi più basilari e al momento non garantiti: “Chiunque arriva a Roma nota subito la sporcizia – sottolinea Forchielli – si deve pensare a come rendere pulita la città piuttosto che ai grandi eventi”.
Gli eventi del futuro destinati a essere organizzati nel Golfo
Chissà quando passerà un nuovo treno per l’Italia. Al momento, i grandi eventi sembrano fuori portata anche per il resto d’Europa. A parte le prossime due olimpiadi, con Parigi pronta alla kermesse del prossimo anno e con Milano che scalda i motori per la rassegna invernale del 2026, gli altri appuntamenti internazionali sono lontani dal Vecchio Continente.
Le Olimpiadi del 2028 saranno a Los Angeles, quelle del 2032 nella città australiana di Brisbane, mentre per quanto riguarda i mondiali di calcio fra tre anni si andrà in nord America, nel 2034 in Arabia Saudita. In mezzo, ci sarà l’edizione del 2030 assegnata a Spagna e Portogallo, con la partecipazione del Marocco. Ma solo perché la Fifa ha considerato il principio di rotazione tra i continenti per l’organizzazione del torneo. Altrimenti, c’è da scommettere, la coppa del mondo sarebbe volata da altre parti. A questo si aggiunge quindi l’Expo del 2030 di Riad, manifestazione che arriverà dopo altre due edizioni ospitate in Asia. Nel 2020 la kermesse si è tenuta infatti a Dubai e nel 2025 sin terrà ad Osaka.
“Tutto questo testimonia come i grandi eventi saranno in futuro in gran parte organizzati dai Paesi arabi del Golfo – ha dichiarato Forchielli – loro hanno deciso di puntare forte su questi appuntamenti anche per diversificare le proprie economie dal petrolio e i soldi non gli mancano. Lo si vede anche nel calendario di Formula Uno, con tante gare nel Golfo e sempre di meno in Europa”. Roma, l’Italia e l’Europa rischiano di restare a guardare per diverso tempo.