Perché leggere questo articolo? La tassazione degli extraprofitti è un provvedimento bandiera del governo Meloni, che però la maggioranza delle banche non pagherà. Ecco qual è l’escamotage che spiega il perché.
Fatta la legge, trovato l’escamotage per non pagare. Vale per numerosissimi provvedimenti, compresa la tassazione degli extraprofitti. La maggior parte delle banche italiane non pagherà la nuova tassa e sceglierà invece di aumentare i propri cushion capital. Questo perché la legge, approvata settimana scorsa dal Parlamento, è strutturata in modo da consentire alla maggior parte delle banche di non pagare il prelievo se invece aggiungono “cuscinetti di denaro” alle loro riserve.
Sarà dura ottenere tre miliardi dagli extraprofitti
L’aumento del capitale “è di gran lunga l’opzione migliore” per le banche italiane, ha affermato Rossella Locatelli, professoressa di banca e finanza all’Università dell’Insubria, intervistata da Bloomberg. Ciò è particolarmente vero perché la maggior parte può farlo “senza danneggiare la politica dei dividendi”.
Il disegno di legge sugli extraprofitti approvato dal Cdm in agosto è stato attenuato dopo aver innescato un forte calo dei titoli bancari e aver spinto la Banca Centrale Europea a emettere un avvertimento. Non è chiaro quanti soldi potrà ricavare il governo. Al momento dell’annuncio, l’esecutivo che ha dichiarato di aspettarsi di ricavare quasi 3 miliardi. Cosa che difficilmente potrebbe avverarsi, viste le repliche dei diretti interessati al provvedimento.
Il controcanto della banche al governo
La motivazione della tassa sugli extraprofitti si deve ai rapidi aumenti dei tassi di interesse da parte della BCE, che hanno consentito enormi guadagni inattesi per gli istituti bancari. Che, a detta del governo, andrebbero ripartiti con i consumatori alle prese con l’inflazione. Ma difficilmente troverà attuazione. Luigi Lovaglio, amministratore delegato di Monte dei Paschi di Siena, e Nicola Calabrò, amministratore delegato della Cassa di Risparmio di Bolzano, hanno confermato la scelta di destinare a riserva non distribuibile 2,5 volte l’importo dell’imposta. “Mi sembra un’ottima occasione per rafforzare la posizione di capitale delle banche. Ricordo che abbiamo annunciato nei mesi scorsi che puntiamo a tornare a un dividendo con l’utile del 2024, in anticipo rispetto al piano” ha affermato di recente a MF Lovaglio.
La nuova tassa dovrebbe limitare quanto le banche hanno beneficiato dagli aumenti dei tassi della BCE. Si basa su un confronto tra il reddito da interessi netti di quest’anno con il livello di due anni fa. Così applica un tasso del 40% sulla maggior parte della differenza, che costituirebbe l’extraprofitto. Ma i finanziatori non devono pagare l’imposta se aggiungono invece 2,5 volte l’importo dovuto ai loro cuscinetti di capitale.
Ecco cosa faranno le banche per non pagare gli extraprofitti
Pagare l’imposta potrebbe anche esporre i dirigenti al controllo degli investitori poiché sarebbe difficile giustificare la donazione di denaro, secondo Francesco Galietti, fondatore della società di consulenza sul rischio politico Policy Sonar con sede a Roma. “La maggior parte, se non tutte, le banche probabilmente opteranno per un rafforzamento del capitale, anche solo per evitare azioni legali da parte degli azionisti che non amano l’idea di pagare le tasse”, ha affermato Galietti.