Fabio Panetta, governatore della Banca d’Italia dall’1 novembre 2023, è uno dei personaggi più importanti dell’apparato economico-finanziario italiano. Fedelissimo di Mario Draghi, ha a lungo ricoperto l’incarico di membro del Comitato Esecutivo della Banca centrale europea a cui è stato nominato nel gennaio 2020, in rappresentanza dall’Italia.
Un economista “romano” con radici in Ciociaria
Nato a Roma nel 1959, Fabio Panetta è figlio di Paolino, per decenni sindaco di Pescosolido, in provincia di Frosinone. Figura eminente della Dc nazionale e consigliere di ministri, negli anni Ottanta del secolo scorso. Il fratello Giovanni è a sua volta stato a lungo in politica; diventando parlamentare del Centro cristiano democratico dal 1996 fino alla sua morte nel 1999 a soli 43 anni. Sposato e con tre figli, tiene rigorosamente sotto privacy la sua vita personale.
Panetta si è formato al pari di Draghi nel campo delle scienze economiche collegate al mondo anglosassone. L’attuale presidente del Consiglio ha scelto la via americana, andando a studiare al Mit; Panetta invece il Regno Unito. Conseguita la laurea in Economia e Commercio all’Università Luiss di Roma nel 1982; ottiene un Master of Science in Economics presso la London School of Economics; e poi un Ph.D. in Economics and Finance alla London Business School.
Panetta, una vita in Banca d’Italia
Dal 1985 inizia una carriera lunga trentaquattro anni all’interno della Banca d’Italia. A soli 26 anni, vince il concorso per l’Ufficio Studi di Via Nazionale. Sono gli anni in cui la Banca d’Italia plasmata da figure come Guido Carli e Carlo Azeglio Ciampi si consolida. In vista della fine della Prima Repubblica, per diventare assieme al Tesoro la vera fucina della classe dirigente nazionale. Daniele Franco, futuro Ministro dell’Economia, fu collega di Panetta all’Ufficio Studi fino al 1994, anno in cui fu nominato consigliere economico presso la Direzione Generale degli Affari Economici e Finanziari della Commissione europea, ricoperta fino al 1997, anno in cui fu richiamato per assumere la Direzione Finanza Pubblica del Servizio Studi. Due anni dopo, lo stesso Panetta fu promosso a tale ruolo. Scalando posizioni presso la Direzione Monetaria e Finanziaria, ne ottenne la titolarità nel 1999; alla vigilia dell’ingresso dell’Italia nell’euro.
Le sue ricerche si basano sui lavori dell’Ufficio Studi e legate principalmente alla gestione economico-finanziaria del debito; del tessuto bancario negli Anni Novanta; e nell’era della transizione verso l’euro. Sono pubblicate in riviste scientifiche internazionali: tra cui l’American Economic Review; il Journal of Finance, il Journal of Money; Credit and Banking; la European Economic Review; il Journal of Banking and Finance, Economic Notes, Moneta e Credito; il Giornale degli Economisti. Sugli stessi temi ha pubblicato il volume “Il sistema bancario italiano negli anni novanta: gli effetti di una trasformazione” (Il Mulino, 2004); e curato il saggio “Il sistema finanziario e il Mezzogiorno. Squilibri reali e divari finanziari” (Cacucci, 2006).
Occhi e orecchie di Fazio e Draghi
Meticoloso ragioniere Franco, attento osservatore dei grandi scenari monetari e macroeconomici Panetta: le loro due figure assunsero rilievo per Via Nazionale in forma complementare, l’Ufficio Studi guidato dal 2000 da Salvatore Rossi, attuale presidente di Tim, divenne un faro per la consulenza politica di Via Nazionale grazie al lavoro delle loro due divisioni e il passaggio dalla guida dell’istituto da parte di Antonio Fazio a quella di Mario Draghi li vide in ogni caso sempre in prima linea.
Mentre Franco manteneva la sua carica fino al 2007, consigliando i report di Banca d’Italia sulla gestione politica dell’economia nei primi anni dell’euro, Panetta divenne l’uomo delle relazioni internazionali della Banca d’Italia in virtù del respiro europeo del nuovo corso valutario. Dal 2004 al 2012 ha partecipato alle riunioni del Consiglio Direttivo della Banca Centrale Europea (BCE) in qualità di Accompanying Person del Governatore Antonio Fazio e del Governatore Mario Draghi. Il suo ruolo era quello, in particolare, di lavorare come “sherpa” con le figure chiamate a fare da braccio destro degli altri governatori, e molti ricordano che lo standing di trasversale approvazione che ha avuto la figura di Draghi al momento della sua nomina a capo della Bce è legata anche all’ottimo lavoro diplomatico di Panetta.
Ai tavoli internazionali
Abile, sempre, a smussare toni e contrasti, a portare la posizione italiana sulla necessità di politiche meno drastiche di quelle proposte da Paesi come Germania e Olanda sui tassi dopo la Grande Recessione in maniera puntuale, ferma ma anche aperta a mediazioni. Analoghe capacità Panetta dimostrò in molti altri tavoli. Primo fra tutti quello del Fondo Monetario Internazionale, ove lavorava come “pontiere” tra Draghi e la sua nemesi ai tempi del governo Berlusconi IV, il Ministro dell’Economia e delle Finanze Giulio Tremonti, con il quale i rapporti sono sempre stati gelidi.
Durante il mandato di Draghi, Panetta è stato ricoperto di numeroso credito e promosso nel 2007 capo dello strategico servizio studi della Banca d’Italia e nel 2011 Direttore Centrale per il coordinamento della partecipazione della Banca d’Italia all’Eurosistema. Dal 2010 al 2012 è stato direttore responsabile del Rapporto sulla Stabilità Finanziaria della Banca d’Italia. Dopo l’elezione di Draghi alla guida della Bce e l’ascesa di Ignazio Visco alla guida di Via Nazionale è stato nominato, nell’ottobre 2012, vicedirettore generale della Banca d’Italia, terza carica per importanza nell’istituto.
Lo sbarco in Europa
Per sette anni, nel suo nuovo incarico, Panetta ha consolidato il ruolo di pontiere e diplomatico della Banca d’Italia, oltre che di portavoce della necessità di una svolta monetaria concretizzatasi poi nel 2015 con il quantitative easing della Bce.
Membro del Direttorio integrato dell’Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni (IVASS) dal 1° gennaio 2013 in virtù del suo nuovo incarico, Panetta tra il 2012 e il 2019 ha ricoperto incarichi presso organismi internazionali tra cui l’OCSE, il G-10, la Banca dei Regolamenti Internazionali, il Fondo Monetario Internazionale. Ha presieduto gruppi di lavoro internazionali nell’ambito del G-10, della BRI e di altre istituzioni internazionali.
Quando nel 2019 Salvatore Rossi, l’ex capo economista dei tempi dell’Ufficio Studi, lasciò l’incarico di Direttore Generale che ricopriva dal 2013 Panetta fu scelto da Visco per succedergli. Il direttore generale di Palazzo Koch è di fatto il numero due dell’istituto, sostituisce il governatore in caso di impossibilità a svolgere il proprio ruolo, assieme a questi ed ai suoi tre vice compone il Direttorio, organo collegiale competente per l’assunzione dei provvedimenti aventi rilevanza esterna relativi all’esercizio delle funzioni pubbliche attribuite dalla legge alla Banca d’Italia. Funge inoltre da figura di coordinamento tra la struttura apicale della Banca e i suoi organi burocratico-amministrativi interni, dagli uffici studi alle sezioni territoriali.
Direttore generale
Panetta fu scelto per questo ruolo in virtù della consolidata conoscenza dei ranghi di Via Nazionale, ma avrebbe ricoperto per soli sei mesi l’incarico che sarebbe risultato l’ultimo, ad ora, in Banca d’Italia. A fine 2019, infatti, Mario Draghi lasciò la Bce al termine del suo mandato e, nella nuova era di Christine Lagarde, spinse perché all’interno del futuro Comitato Esecutivo dell’Eurotower entrasse un italiano di assoluta competenza e sua assoluta fiducia.
La scelta ricadde su Panetta, nominato dal Consiglio Europeo assieme alla tedesca Isabel Schnabel. Il comitato esecutivo della Banca centrale è responsabile dell’attuazione delle politiche monetarie nell’Eurozona; così come stabilisce il consiglio direttivo della Bce formato dai governatori nazionali e dal presidente dell’Eruotower. Composto dal presidente, il suo vice e altri quattro membri; tutti nominati per un mandato di 8 anni non rinnovabile, è un organo di elevatissimo valore strategico.
La linea morbida di Panetta
Insediatosi nel gennaio 2020, nota Il Foglio, Panetta si è distinto in più dossier: “linea morbida sui tassi d’interesse, scudo anti spread, un fondo comune europeo per gli investimenti, fermezza nel “sostenere l’Ucraina e impegnarsi perché la guerra finisca in fretta” (dichiarazioni non usuali per un esponente della Bce)”, in particolar modo hanno fatto scalpore le sue dichiarazioni nette a favore di “un euro digitale per rafforzare la moneta unica e contrastare gli attacchi cibernetici”.
Sostituito alla Direzione Generale dall’amico di vecchia data Daniele Franco, nel febbraio 2021 ritroverà proprio lo storico collega e il comune nume tutelare Mario Draghi, nominato premier da Sergio Mattarella e che scelse Franco come titolare del Mef, come principali interlocutori italiani. La palestra di Via Nazionale era giunta alla sua massima influenza.
Il ritorno a Via Nazionale sul ponte di comando
Dopo che il governo Draghi è caduto, solo la stella di Panetta pareva essere in ascesa. Inizialmente si era parlato di Panetta possibile Ministro dell’Economia del governo di Giorgia Meloni. Panetta si è schernito a lungo sul tema mostrando invece di ambire, in caso di dimissioni o alla scadenza naturale del mandato, al ruolo di governatore al posto di Ignazio Visco. E costruire un ruolo da “riserva della Repubblica” partendo nuovamente dagli uffici di Palazzo Koch.
Il 27 giugno 2023 Meloni e Giancarlo Giorgetti, successore di Franco al Mef, lo nominano proprio a tale mansione. Panetta non ha mancato di prepararsi al nuovo ruolo studiando attivamente i dossier più caldi, a partire dall’inflazione: a luglio Panetta ha dichiarato al New York Times che ha suo avviso l’ondata inflattiva in corso in Europa avrebbe una base di riferimento nella fame di profitti dei colossi della borsa. Offrendo dunque una lettura controcorrente alla retorica sottostante la corsa dei tassi, che presupponeva un’inflazione prettamente monetaria, e invitando la Bce, di cui era membro del consiglio direttivo, a “non guidare come un pazzo a fari spenti”. Un dato politico importante che dà l’idea dei toni originali con cui Panetta vuole affrontare il suo mandato, in cui la Banca d’Italia sarà chiamata a essere sempre più attiva guida “morale” e politica delle azioni economiche italiane. E pungolo della Bce contro l’ipotesi disastrosa di un ritorno del rigore.