Perché leggere questo articolo? La fame nel mondo aumenta. Quasi un essere umano su dieci non ha cibo a sufficienza. Guerre, clima, pandemia hanno ridotto il cibo. E le persone sono costrette a lasciare casa. Dove vanno? Quasi sempre in città. Il “divario” tra città e campagna non è più sufficiente a comprendere il fenomeno della fame nel mondo, secondo un report Onu.
Disperazione fa rima con urbanizzazione. La fame nel mondo sta aumentando, e cambiando il volto delle città. E’ quanto emerge da un report dell’Onu. “Lo stato della sicurezza alimentare e della nutrizione nel mondo 2023. Urbanizzazione, trasformazione dei sistemi agroalimentari e diete sane nel continuum rurale-urbano”. Nel documento si mostra come negli ultimi anni la fame ha colpito circa 735 milioni di persone su scala mondiale. A cominciare dalla pandemia da Covid-19, fino ad arrivare agli shock climatici e al conflitto in corso. La fame nel mondo è un quadro già drammatico, che continua a peggiorare.
La fame che aumenta nel mondo
Secondo il report dell’Onu, il 29,6% della popolazione mondiale – circa 2,4 miliardi di persone – non ha un accesso costante al cibo. Gli individui ad essere esposti a un’insicurezza alimentare grave sono circa 900 milioni. I dati peggiorano quando si parla di alimentazione sana, con l’impossibilità di accedervi per circa il 42% della popolazione globale. Inoltre, sono milioni i bambini di età inferiore ai cinque anni che continuano a soffrire di malnutrizione: nel 2022, il 22,3% di loro (148 milioni) presentavano ritardi nella crescita, il 6,8% (45 milioni) mostravano un’eccessiva magrezza e il 5,6% (37 milioni) risultano invece in sovrappeso.
Il report della Fao – Agenzia delle Nazioni unite incaricata di sovrintendere alle questioni alimentari – individua l’Africa come il continente maggiormente colpito dalla crisi, con una persona su cinque afflitta dalla fame. A causa della pandemia di Covid-19, del susseguirsi di shock climatici e di diversi conflitti, fra i quali la guerra in Ucraina, rispetto al 2019, stando ai dati, si registra un incremento di 122 milioni di persone in emergenza. Con un individuo su cinque afflitto dalla fame, ossia più del doppio della media globale e l’Africa rimane tristemente il continente maggiormente colpito dalla crisi alimentare.
Le città si ingrossano e trasformano
Sfogliando le pagine dello studio dell’Onu, si legge come la capacità di accedere a un’alimentazione sana è peggiorata a livello mondiale. Nel 2021, è mancata al 42% della popolazione del pianeta, ossia oltre 3,1 miliardi di persone. Rispetto al 2019 c’è stato un aumento complessivo di 134 milioni di individui. E sono milioni i bambini di età inferiore ai cinque anni che continuano a soffrire di malnutrizione. Sono stati fatti, invece, passi avanti nell’allattamento al seno esclusivo, tanto che il 48% dei bambini fino a 6 mesi di età beneficia di tale pratica, un dato che si avvicina all’obiettivo del 2025.
Dal rapporto emerge poi, che l’aumento dell’urbanizzazione sta stimolando e condizionando la trasformazione dei sistemi agroalimentari. La semplice nozione di “divario” tra città e campagna non è più sufficiente, secondo l’Onu, a comprendere il fenomeno ed è necessaria una prospettiva più complessa, estesa al continuum urbano-rurale, che consideri sia il grado di connettività tra le persone, sia i tipi di connessioni che uniscono le zone urbane a quelle rurali.
Il rapporto precisa anche che gli acquisti di prodotti alimentari sono significativi non soltanto tra i nuclei familiari cittadini, bensì anche tra coloro che vivono lontano dai centri urbani. Inoltre, il consumo di prodotti alimentari altamente trasformati in alcuni Paesi sta crescendo anche nelle zone periurbane e rurali. Permangono disuguaglianze a livello geografico: l’insicurezza alimentare colpisce di più le persone che vivono nelle zone rurali, quella moderata o grave interessa il 33% degli adulti residenti nelle zone rurali e il 26% di quelli stanziati nelle zone urbane.
La fame nel mondo, non distingue tra città e campagna
Anche la malnutrizione infantile mostra specificità urbane e rurali: i ritardi della crescita sono più prevalenti nelle zone rurali (35,8%) rispetto alle zone urbane (22,4%). Lo stesso si può dire del deperimento, che è maggiore nelle zone rurali (10,5%) rispetto alle zone urbane (7,7%), mentre il sovrappeso è leggermente più diffuso nelle zone urbane (5,4%) in confronto alle zone rurali (3,5%). Per promuovere in maniera efficace la sicurezza alimentare e la nutrizione, il rapporto raccomanda di improntare interventi politici, azioni e investimenti a una comprensione profonda della mutevole e complessa interazione in essere tra il continuum urbano-rurale e i sistemi agroalimentari.