Perché leggere questo articolo? La fame nel mondo non accenna a diminuire, anzi: nel 2023 ne hanno sofferto in 733 milioni. Il report dell’Onu.
Danza la fame nel mondo, un tragico rondò. Per Raf era un’immagine simbolo di quello che sarebbe restato degli anni Ottanta. A quarant’anni di distanza i morsi della fame nel mondo sono tutt’altro che diminuiti. In 733 milioni hanno sofferto la fame nel 2023, pari a una persona su undici nel mondo e una su cinque in Africa. Lo rivela l’ultimo rapporto sulla Sicurezza alimentare nel mondo, pubblicato oggi da cinque agenzie specializzate dell’Onu.
Il report sulla fame nel mondo
Sconfiggere la fame nel mondo è il secondo degli ambiziosi obiettivi che le Nazioni Unite si erano prefissate nel 2015 con l’Agenda 2030. Una sfida che all0 stato attuale delle cose pare impossibile. Le stesse Nazioni Unite – riunite ieri a Rio de Janeiro in un meeting con Fao e altre quattro agenzie – hanno presentato il report annuale della riunione ministeriale della task force dell’Alleanza globale contro la fame e la povertà. La fotografia è impietosa, anche se l’Onu ricorda che l’obiettivo Fame Zero per lo Sviluppo sostenibile rimane. Anche se è ancora lontano.
Sono almeno tre anni che la fame nel mondo non conosce diminuzione. Al contrario, la situazione sembra tornare indietro di 15 anni, precipitando a livelli di sottoalimentazione paragonabili a quelli del 2008-2009. “A soli sei anni dalla scadenza fissata per il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità, trasformare i sistemi agroalimentari è diventato più importante che mai – ha detto Qu Dongyu, direttore generale della Fao –. Abbiamo il dovere di innovare e collaborare per costruire sistemi agroalimentari più efficienti, inclusivi, resilienti e sostenibili, in grado di affrontare meglio le sfide future per un mondo migliore”.
Guerra, carestie e pandemie portano insicurezza alimentare
Come era facile prevedere, la pandemia di Covid-19 ha complicato la fame nel mondo. “L’insicurezza alimentare cronica è in aumento dal 2016-2017, ha dichiarato all’Afp David Laborde, economista della Fao e uno degli autori del rapporto, intitolato “The state of food insecurity and nutrition in the world”. La situazione è peggiorata drasticamente con la pandemia di covid-19, tra il 2020 e il 2021, e da allora è rimasta stabile. Quindi è stata la volta del riesplodere delle guerre, a cui si sono aggiunte inflazione ed effetti del cambiamento climatico.
Un combinato di sposto che, se non proprio alla fame, porta il mondo all’insicurezza alimentare. Il rapporto rivela che miliardi di persone non hanno accesso a un’alimentazione adeguata. Infatti, nel 2023, circa 2,33 miliardi di persone in tutto il mondo hanno dovuto fare i conti con un’insicurezza alimentare da moderata a grave, che può significare restare senza cibo per un’intera giornata. Anche il mancato accesso a una dieta sana per ragioni economiche continua a essere un grave problema, che investe oltre un terzo della popolazione globale. Il rapporto rivela che, nel 2022, oltre 2,8 miliardi di persone non hanno potuto permettersi un’alimentazione sana. Queste disuguaglianze sono particolarmente pronunciate nei paesi a basso reddito.
Dove la fame morde di più nel mondo
La percentuale della popolazione afflitta dalla fame continua ad aumentare in Africa (20,4 percento), si è stabilizzata in Asia (8,1 percento) – benché qui vive più della metà degli affamati del mondo – e mostra segni di miglioramento in America latina (6,2 percento). Dal 2022 al 2023, il fenomeno della fame si è aggravato nell’Asia occidentale, nei Caraibi e nella maggior parte delle sotto-regioni africane. Se queste tendenze continueranno, nel 2030, ci saranno circa 582 milioni di sottoalimentati cronici, la metà dei quali in Africa. Si tratta di una previsione molto simile ai livelli già registrati nel 2015, anno in cui sono stati adottati gli obiettivi di sviluppo sostenibile, e che denota un’allarmante stagnazione dei progressi.